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lunedì 31 ottobre 2011

Teresa e il quotidiano sdegno.

-Ah ecco, l’hai preso tu il giornale?
Ma scusa non potevi lasciar stare?
Oggi è lunedì e già sarà dura, e tu pretendi che mi metta a spulciare notizie alla ricerca di buone primizie.
Tanto si sa che oggi si parlerà dell’orsacchiotto Renzi, che proprio non so come riesca a tirar fuori argomenti tutto il giorno, che ancora non è parlamentare e già vorrei levarmelo di torno.
Ieri sera lo guardavo gesticolare in tivvù e senza volume, sarà ma a me pare anche lui dell’ottimo pattume.
Ricordo un suo sincero abbraccio con Marchionne –padrone vecchio stile- e alla Binetti cattolica dalla cintura di spine.
Intanto in giro già si dice che l’italiano medio lo vuole Presidente, cioè che io compresa, lo vorrei a Palazzo Grazioli, come non fossero abbastanza i miei malumori.


Una cosa, invece, mi fa scandalizzare e giacché ho la luna in vergine, vorrei puntualizzare: perché la povera Belèn l’hanno lasciata sola?
Non penso che questa del video sia una trovata pubblicitaria e nessuno –a parte quel gran figo di Travaglio- ha pensato di dire qualcosa su questo brutto imbroglio, sul fatto che il diritto alla privacy non è uguale per tutti, e che se sei bella e sensuale puoi anche essere guardata mentre fai l’amore, ripresa in un momento d’intimità e insozzata da tanta brutta umanità.
Nessuna femminista ha gridato alla scandalo, nessuno si è sforzato di eccepire, come se essere belle fosse un peccato da espiare.
Capisco perché le cose non vanno, ognuno difende la propria razza e non il sacrosanto principio di giustizia, come sempre si usano due pesi e due misure, come sempre c’è chi decide chi salvare e chi lasciar morire.

Mi pare che ci sia ben poco da dire.
La sensazione è che nonostante i sondaggi e il fare appello alla libera opinione, restiamo inchiodati qui a guardare chi è più in alto e si dà da fare.
Direi che sarà per me più proficuo cucinare anzi, fa la cosa giusta e passami il grembiule!
In questo schifo di paese, imprenditori giovani restano in mutande e per denunciare lo stato delle imprese, comprano pagine di quotidiani a proprie spese.
Vediamo banche che chiudono le casse a chi rimane qui a produrre e i soliti ricchi che non pagano le tasse. Imprese che hanno preso milioni dal governo e che vanno via di qui senza che nessuno, lassù, alzi un coro di sdegno.
La nostra voce si è fatta sottile, ci sono tanti media eppure nessuno ci può sentire.
Se si va in piazza e se succedono casini, rientriamo nelle nostre case con la coda tra le gambe urlando la nostra estraneità alle violenze.
Per tutto l’anno clikkiamo dei “mi piace” pieni di sdegno, scriviamo quanto ci fa schifo questo governo e poi ce la facciamo sotto se si presenta l’occasione di far sentire più forte il dissenso generale.
Questi continuano a usare auto blu con le sirene e termineranno la legislatura per beccarsi la pensione.
Okkei, perfetto! Allora sai che voglio fare?
Rimango qui nel letto a mangiar dolci e a parlare d’amore.

domenica 30 ottobre 2011

Teresa e i consigli della nonna

-Uno... due... tre... zac!, centrato!
Guardami ti prego, che ora provo col secondo, questo qui che ha un bel culo grosso e tondo... uno, due e... tre!
Guarda!, nemmeno uno sbaglio, come se avessi fatto scuola di tiro al bersaglio, un bel Master in tiro al coniglio!


-Buona domenica Teresa, andiamo a spasso stamattina?
-Ho già gli anfibi ai piedi e il cappello in testa, ma prima devo capire cosa rispondere a un tizio, uno che appena alcuni mesi fa voleva farmi la festa-.

-Ah... e poi come’è andata a finire?-
-Dimmelo tu che mi hai creata, se secondo te alla fine gliel’ho data-
-Ingenua come sei e piena di pensieri positivi... sicuramente siete andati altre gli aperitivi, sicuramente oltre il ristorante, sicuramente sei salita a casa e ... –
-Ecco sì, evita la rima che poi mi sento più stupida di prima!

Mi domando come mai finiamo a parlare sempre di certe questioni, dei soliti argomenti, di questi tizi che fanno i femministi e i post moderni, ma poi si comportano come gli zotici che mi lavoravano in campagna: se non lo fai ti piantano la lagna, se sei troppo generosa non diventi la loro sposa.
Mi sa che il femminismo è stato una svista, è stata solo una bugia, un punto di vista urlato in piazza, non una vera presa di posizione: questi ancora parlan di possesso e diventano dei matti se non è solo con loro che vuoi fare sesso-.

-Sì Terry, tu hai ragione, però mi domando che bisogno ci sia di far di ogni faccenda intima una questione comune.
Mi pare che feisbùc sia diventato per le donne un po’ come il Grande Fratello e che tutte mettono in piazza che lo fanno con questo e con quello...-.
-Il fatto è che qui ormai si dà di matto a star nell’anonimato, si batte la testa contro il muro all’idea di non essere arrivato.
E come per esser creativi non c’è più bisogno di aver studiato, basta millantarlo sul profilo e fare quattro foto, così a esser donne ciniche e perverse pare che ci si senta diverse.
Non si vuol proprio capire che oggi è una condotta diversa a far la differenza, è una certa discrezione a formare di noi una positiva opinione e che di donne che la danno in giro ormai i maschi ne hanno abbastanza: l’uomo conosce sin troppo bene quella pietanza e vorrebbe magari qualcosa di prezioso a far la differenza.

- Vero Teresa, manca poco che descrivano le posizioni dell’amplesso, che facciano confronti di dimensioni e potenza dell’altro sesso-.

-Ma è solo esibizionismo, pubblicità che non serve a niente, sembra che ancora non abbiamo imparato che solo i trucchi della nonna fin qui hanno funzionato.
Non sanno poi, che far carriera è una cosa seria e che la pacchia sta per finire, perché questa barbarie non è destinata a durare.


-Allora cosa rispondi al tizio che ti ha scritto?-
-Lascia perdere, meglio uscire, in fondo è solo un coniglietto che si è divertito a portarmi a letto...-.

sabato 29 ottobre 2011

Teresa e il sesso estremo DUE.

-Senti un po’.... ma tu che ne sai qualcosa... ma secondo te perché tanta gente digita su google “quella cosa”?-
-Terry guarda, non me ne parlare, questa è una roba che mi fa preoccupare!-
-Scusa ma cos’è che vanno cercando? Pensano davvero che il web sia il luogo giusto? O non dovrebbe essere la realtà a far loro capire il mondo?-
-Il web, i locali con quattro sgallettate che per fare le submissive vengono pagate. Ma dai te l’ho detto che tempo fa feci un esperimento, e me ne trovai attorno almeno cento!-

-Cento cosa? dimmi, ti prego, son curiosa! Raccontami questa storia!, accendi la tua memoria!
Arrivano sul nostro Blog digitando “sesso estremo” e altre cose strane di cui ho sentito poco parlare...-
-Teresa cara, tu vieni dalla campagna, tu sei ingenua, sei la mia creatura pulita che non conosce i fatti della vita... non voglio che tu sappia certe cose, che tu capisca per davvero, come gira il mondo intero...-
-Non puoi tenermi qui rinchiusa a parlare di fatti quotidiani e non spiegarmi perché in tanti vadano in cerca di certe emozioni. Sono stanca e sono stufa e tu lo sai che non mi puoi trattenere!-
-Sì, certo, tu pensi che da qui un giorno te ne potrai anche andare?-

-Certo, va bene, non dirmi la solita cosa... la conosco a memoria questa storia,
me l’hai ripetuto sino alla noia che sono la tua creatura inventata e che rappresento ciò che tu non sei mai stata.
Ma almeno racconta dei mali del mondo, così che ne possa parlare a fondo-.

- Ecco Teresa è da qui che si dovrebbe partire: certe pratiche sono una scelta e mai una costrizione, e il sesso estremo, a mio modo di pensare, non esiste senza amore. È una "via” di assoluta condivisione, di totale adesione intellettuale, di sintesi estrema dell’unione... per condividere un dolore così profondo devi avere con il partner una fiducia senza fondo.


-Sono per te originali e mai banali?-
-Sono senza ipocrisie, privi di finzioni e mascheramenti, condizioni essenziali che portano le coppie a perpetrare tradimenti.
Chi decide per un rapporto di un certo tipo, decide per l’esclusiva e per il legame più forte, quello che non ci lascia più sino alla morte. Ma certo è anche una questione caratteriale non tutti hanno la capacità di poterlo fare.
Questa è una pratica che oggi va di moda ma è così antica e amata, che dall’alba dei tempi l’umanità intera non l’ha mai dimenticata-.

-Uh come sono curiosa di sapere fin dove si può arrivare!-
- È un modo di essere, cara Terry, e non di apparire, una situazione in cui la punizione più severa non è che privazione, in cui è vedere il tuo carnefice che ti dà piacere. Ma non è un sentimento che si può creare, non è per “Vanilla”, è istintivo e naturale, non è mai costruito e non si può imparare, è solo un modo diverso per declinare l’amore, non è fatto di orpelli e non si trova nelle parole-.


-Allora io non lo potrò mai provare?-
-Tu sei diversa, sei solare, non ami legacci e ti ribelli a ogni punizione, non sei contorta né cerebrale, sei tutta panna e miele, non hai niente da farti perdonare: non puoi restare in ginocchio a pregare, non puoi supplicare piangendo, non puoi provare piacere trattenendo. Ti ho fatta diversa, ti ho fatta naturale perché questo amore, comunque, fa soffrire-.

venerdì 28 ottobre 2011

Teresa e la massa

Stamattina è così presa dal mettere in ordine la spesa, dolci, farine e cereali, frutta secca e frutta disidratata, che nemmeno si accorge che sono entrata.
Canta sempre quando sta da sola e oggi ha deciso di distruggerne una cantata dalla grande Mina.
-Ma quanta roba ha comprato?
Ma dimmi Terry c’è stato un terremoto?
Perché hai saccheggiato il supermercato?-

-Scusami ma tu dove vivi nel mondo delle fate?
Non le hai viste le masse affamate?
Ma non li hai visti ieri i barbari presi per la gola, le masse che parevano Zombie di romeriana memoria?
Molti hanno dormito in strada altri si sono fatti fuori l’intera mattinata.
Tutta Roma a far la fila in auto per la grande promozione, per delle ore alla ricerca di un biglietto, gli occhi sgranati per non far passare avanti il solito furbetto, dalla sera prima uno sull’altro in piedi a far la fila.


Allora mi son detta: se questo della massa è il modo di fare, è meglio che faccia una scorta alimentare, non si sa mai quello che può accadere in caso ci sia un disastro naturale.
E certo che se questa è la voracità consumistica della popolazione, credo proprio che stiamo correndo verso la distruzione, le nostre discariche sono già piene e nessuno si rende conto di quanto sia la tecnologia a insozzare.

Il direttore marketing di quel supermercato è un genio patentato: aspetta il giorno di stipendio, il ventisette del mese, per diffondere la voce di svendite clamorose.
Immagino che in tanti avessero bisogno di un nuovo cellulare, in tanti di un terzo televisore, magari da mettere nel bagno perché può essere vitale guardare un tiggì nel momento del bisogno.

Più osservo questa nazione meno capisco chi è che muore di fame.
E se in tanti stavano lì a far la fila, vorrei anche sapere chi è che in questo paese lavora, chi è che langue dicendo che non ha soldi ma non esita un attimo a tirar fuori il portafogli.


Mi ha fatto impressione tutta quella confusione, hanno trovato anche una vetrina da sfondare pur di trovare qualcosa da accaparrare: non era nemmeno più importante capire cosa, fondamentale era portare via qualcosa, non tornare a casa a mani vuote, non rendere vano l’assurdo sacrificio di aver preso una giornata di ferie dall’ufficio.

Penso che certa roba serva sempre e solo a placare la frustrazione di essere un numero di previdenza sociale, la vocale e la consonante di un codice fiscale.
Ormai non siamo più pensiero, etica e ideale ma ci sentiamo vivi solo ad avere qualcosa da toccare, qualcosa da avere tra le mani e che sia reale.

Il pensiero ormai è fuori moda, l’anima una parola lisa, per non parlare dello spirito che non s’immagina nemmeno più cosa sia, così presi come siamo nel desiderio di ritrovarci tra la folla tutta uguale, così lontani da un pensiero originale, omologati da un unico ideale e un solo fine: quello di non pensare.

mercoledì 26 ottobre 2011

Teresa e i noiosi fatti del giorno

Sai cosa ti dico cara mia? Era meglio quando ci occupavamo solo d’amore, di uomini inutili e d’inutile dolore: a star dietro a Mr. B. e alle sue malefatte, alle sue leggi ad personam e alle stupide barzellette, mi pare di ripetere sempre le stesse cose tanto sono ridicole e noiose.
E c’è pure chi se la prende a male per l’opinione che all'estero hanno di questa specie di governo, come se non fosse vero che siamo un paese allo sbaraglio.
Pare si siano dimenticati tutti, e in fretta, delle parolacce e delle escort, delle volgarità e delle figure di merda, delle battute sul Presidente Obama abbronzato e sulla Merkel, come se il nostro Premier, da poco rifatto e restaurato, fosse un pupo dal passato nitido e illibato.


Cara la mia Elenina, io mi son proprio rotta di star qui a commentare questo stato di cose e questo schifo di governo, mi prende lo sconforto se penso che passerò così tutto l’inverno!
Se questo non si dimette, staremo per sempre a scrivere di processi e tette rifatte.
Certo non è che gli uomini mi diano poi ragioni per dire qualcosa di meglio, anche con loro è tutto uno sbadiglio: chiamano e scappano, scrivono e scompaiono, lanciano sassi e nascondono la mano... ma almeno cambiamo soggetto per non parlare sempre e solo del ridicolo nanetto.

Che ne dici? Ripartiamo dalle dissertazioni sull’amore?
Scriviamo solo e soltanto di sentimenti, di quelli delicati, di quelli che non finiscono sempre e solo in tradimenti?
Magari ce n’è più d’uno in giro, forse riusciamo a raccogliere due o tre storie eccezionali di quelle soltanto rose e fiori!

-Sì Teresa cara, io lo farei pure, ma viviamo in Italia ed è nostro dovere parlare della nostra storia e non di una Repubblica immaginaria. E poi oggi cosa ci sarebbe da dire di bello? Che un tizio si è dato fuoco perché scartato al Grande Fratello?
Cosa c’è di tanto edificante in giro? Quale bella storia da scrivere assieme? Quella di una mezza battona che prende uno stipendio da favola in Regione e che questo Governo nemmeno s’impegna a sollevare giusto per dare un segno positivo alla popolazione?


Lo so, è vero, hai proprio ragione.
Mi sa che ci tocca metter su un blog di ricette vegetariane, o magari potresti parlare solo della tua esperienza spirituale, della preghiera e della fede che nulla ha a che vedere con certe beghe di palazzo che credo abbiano rotto il ca...
-Terry lo sai, non voglio che tu dica parolacce, non è così che ti ho creata e non farmi arrivare alle minacce!-.

A proposito di fatti del giorno, ma non ti pare che le donne di molti profili feisbuk sembrano attrici porno? Di tanto in tanto mi arrivano suggerimenti di tizie solo ieri adolescenti e che sembrano in tutto zoccolette accondiscendenti.
- Sì, sì... e pare che i cretini, la solita bella manciata di maschi italiani, siano anche lieti di ricevere i loro aggiornamenti.
Il pesce puzza dalla testa e dagli anni settanta non è cambiato un bel niente, solo che la nostra esuberanza pare abbia tolto loro potenza e forza sessuale, unica dote per la quale li si poteva ancora amare!

lunedì 24 ottobre 2011

Teresa e il sesso estremo.

Così come un uomo conserva il ricordo di una delusione per preferire il calcio alle storie d’amore, così per una donna è vitale avere sempre qualcuno da amare.
Per questo Teresa tiene da sempre quel maschio sul cuore pur dedicando anche agli altri tempo e ardore, e quando lo incontrò, per caso, quel mattino, di nuovo lo volle sentire più vicino.
Lui non le parve per nulla spaventato tanto che la invitò subito a prendere un gelato.
«Lo sai che abito qui in centro? Se ti va, siamo a casa in un momento» disse con voce morbida e stringendole appena di più il fianco.
«Huuummm che buono questo gelato... se non ci vuole molto, andiamoci di filato!»
E in men che non si dica eccoli in via dell’Oca.
«Sai che qui ci abitava la Morante?»
«E chi era, una cantante?»
Resta sempre un uomo ignorante!, pensa Teresa atterrita, e che di aver accettato l’invito è già pentita.

E cos’altro si poteva aspettare da un tizio così incompetente se non una casa dall’arredamento ridondante?
Divani zebrati e televisori giganti, sedie stilizzate e tavoli sbilenchi e tutte le ultime tendenze della moda del momento e così tante e di gusto poco raffinato, che per poco Teresa non sviene e sente andar su e giù il gelato.
Nessun momento è più perfetto per portare la vittima in camera da letto, si disse il maschio predatore, in attesa di nient’altro se non di quel piccolo malore.

Quando la mia sfortunata amica riaprì gli occhi dolenti stava per lanciare un urlo lancinante ma attese e strinse i denti: quella non era certo una camera da letto.
È forse lo studio di un dentista? Cos’è una camera di tortura? È forse il tunnel dell’orrore? È l’aula dove s’impara il mestiere di ferrista?
Sgrana gli occhi e cerca di voltarsi ma lui l’ha legata stretta e standole alle spalle le dice calmo di non preoccuparsi, che era tempo che cercava una donna così in carne, e che solo lui sa bene cosa farne.


Cosa vuoi fare di me e della mia persona?
«Voglio solo farti provare una cosa nuova!
Sai questa è la moda del momento, è cult è smart e chic, è la nuova frontiera dell’hard core, dove io ti lego stretta e tu provi piacere...».
«Ma io non voglio provare dolore, slegami subito che così mi sento un salame, e quello a casa mia è buono solo da mangiare!».

«Okkei ho capito, sei una che non sa vivere, sei una fuori moda, out e reazionaria!» le dice lui con tono di scherno.
Teresa va via delusa e impaurita. Certi uomini s’inventano di tutto per provare forti sensazioni perché forse non bastano più carezze e baci per far impazzire i loro ormoni.
Ma lei non vuol fidarsi del primo che la lega. Preferisce il corteggiamento lento e la vecchia posizione del missionario! Non ha bisogno di grandi scosse per scrivere qualcosa sul diario.
Ma guarda un po’ che mi doveva capitare: un maschio predatore e la sua sala di torture!

sabato 22 ottobre 2011

Teresa e la misoginia

-Uffa! Basta! Sono stanca!
Datemi del bianco d’uovo per la panna.
E presto, della farina, che sennò divento una iena!-
Questo urla Teresa mentre lancia cucchiai e mestoli dalla cucina.
-Terry ma guarda che sole! Dai andiamo a passeggiare!-
-Lasciami da sola!, oggi voglio solo bestemmiare!
Devo punirmi duramente per essere caduta nel solito errore!
Basta che mi distragga un attimo ed ecco il solito male, quello d’amore, lo stesso che fa rima con cuore e dolore-.
-Ma cos’è? Chi è stato stavolta Teresa?-
-Il solito intellettuale stronzo e presuntuoso, scomparso immediatamente dopo un messaggio sibillino e untuoso-.
- O mio Dio! Ma perché tu gli hai risposto?-
-Ma certo, e che dovevo fare, la bestia erano tre mesi che non si faceva sentire...-
-Certo, certo, e tu come una cretina hai pensato di vederci un’occasione-.
-Ovvio, certo, mi sembra naturale. Cosa pensi di uno che per mesi scompare e improvvisamente si mette a messaggiare?-.
-Vuoi sapere proprio cosa penso? Vuoi saperlo veramente? Senza che poi cerchi d’infilarmi la testa nell’acqua bollente? ... –

Teresa con lo sguardo che sembra di brace mi guarda e tace.
Aspetta una risposta chiara e onesta, aspetta che le dica in via definitiva quanto, nonostante l’età, rimanga una cretina.
- Senti Teresa, penso che l’uomo che ti vuole, farebbe per te anche un doppio salto mortale, quello che fa il vago e temporeggia, ti tiene di riserva per quando il materiale scarseggia-.
Terry mi guarda con gli occhi spalancati, è evidente che i maschi non li ha ancora capiti!
- Te lo spiego meglio: è come avere della buona carne in freezer da scongelare all’ultimo momento, niente a che vedere con l’incanto o con l’innamoramento.
L’uomo lo fai troppo sentimentale, ma purtroppo si tratta di un infimo animale, senziente sì ma egoista e vile, uno che omaggia la donna intelligente e magari la vorrebbe veder scomparire.
L’uomo di una certa levatura poi, mal sopporta la donna che gli risponde. Detesta quella che gli tiene testa.
Lui, l’intellettuale, odia l’intelligenza delle gente figurarsi quella di una donna che ritiene interessante.
Non ci pensa razionalmente ma gode come un riccio a farle andare in fumo la mente-.

Lascialo stare Teresa e non rispondere più ai suoi messaggi sibillini e untuosi, lascia che la riserva di carne la compri al supermercato, almeno per qualcosa avrà pagato!

venerdì 21 ottobre 2011

Teresa e la compassione

Lei certe cose non le può proprio guardare, è come una bambina cui solo una stilla di sangue fa impallidire.
Anche la maionese ha fatto impazzire, e quelle foto sui giornali, e sulla rete, ritiene siano troppo violente, considerando che non solo occhi maturi potranno vederle.
Certo che non è solo il sangue che crea orrore: è un uomo che domanda urlando una pietà che gli sarà negata, che le fa sanguinare il cuore!



-Ha compiuto crimini di guerra lo so, è un farabutto, ma qualcuno guardandolo urlare, ha deciso comunque di sparare.
Mi auguro soltanto che la mano armata non sia quella del ragazzino ritratto sui nostri quotidiani, anche se non cambia molto, anche se comprendo che a essere oppressi, si diventa tutti animali.
All’orrore della dittatura si unisce quello della vendetta, che non è giustizia divina, non è giustizia perfetta.
Oggi esistono organismi super partes preposti a giudicare, non è più tempo d’impiccagioni in piazza, di lapidazioni, oggi esistono tribunali internazionali a infligger loro le giuste punizioni!

Questo non è un telefilm, non è un morto ammazzato per finta, è un essere vivente che riceve un colpo di pistola alla tempia.
Ha compiuto crimini di ogni sorta, lo sappiamo tutti, ma gli effetti di una scena così, nell’animo dei più puri son proprio brutti.
Non si può gioire mai della morte di qualcuno, soprattutto oggi che ci diciamo così civili, oggi che facciamo di tutto per tutelare i nostri bambini.


Lasciamo perdere le considerazioni sui capi di stato, il nostro soprattutto che è un campione indiscusso nel cambiar “partito”.
Ieri lo accoglie con le guardie a cavallo per la festa a Piazza di Siena, oggi si volta dall’altra parte per non commentare la scena.
A me interessa la gente comune, quella che deve guardar scorrere sul monitor, immagini di una morte, comunque sia troppo crudele.
Sono i messaggi degli imbecilli che gioiscono per la sua violenta sconfitta che mi procurano al petto una preoccupante fitta.

Ma siamo diventati così freddi e attenti solo alla la nostra sorte, che purché non sia quella che ci riguarda, va bene qualsiasi altra morte.
Ci passiamo sopra indifferenti perché così occupati a badare agli affari nostri che non c’importa più nulla delle altre sorti.
La compassione è l’ultimo dei nostri problemi, la compassione produce solo danni, è quell’atto d’amore per chi non conosciamo e che da troppo tempo ormai non pratichiamo.

giovedì 20 ottobre 2011

Teresa e la curiosità intellettuale.

Toc toc toc... c’è nessuno? Dovrei fare così quando invio il curriculum a qualcuno.
Che poi è strano come i più cafoni, siano proprio gli stessi che gettano sul mondo, e dai giornali, invettive e opinioni sui nostri problemi quotidiani.
Quelli che si affrettano a parlar male dei padroni, sono i primi a comportarsi da coglioni!
Non rispondono, e non c’è niente da fare: inviare a certa gentaglia la propria offerta di collaborazione è come lanciare un SOS in bottiglia e in mezzo al mare, equivale a morire.
Perché in Italia si sa che son tutti pecoroni.
Perché finché non sei un VIP, finché non sei “qualcuno”, finché uno dei nostri santi Guru dell’editoria non ha poggiato la sua mano benedetta sul tuo capo, puoi anche dire cose giuste e divertenti, ma per loro non sei nulla, per loro sei uno dei tanti.
Se invece scrivi male e hai poche idee, come spesso capita a chi si dice scrittore, ma ha soltanto le mani ben in pasta nel settore, allora ti fanno fare ogni ben di Dio di cose, anche scrivere roba sui lavori all’uncinetto, tanto a loro basta scrivere in fondo, o sopra, il nome dell’eletto.
Tanto si sa che l’italiano neanche legge, forse solo i titoli in grassetto, forse questo a loro basta a capir di che si tratta.

Qui hanno tutti la lettura trasversale e si senton titolati, qui sono tutti critici provetti appena laureati ma se wikipedia chiude i battenti, restano fermi lì a battere i denti.
Per non parlare poi di quelli sono “arrivati”, che stanno sì da qualche parte, ma continuano a sentirsi dei poveri frustrati.
Perché si sa che ormai, qui, niente è duraturo, che qui si segue l’onda del momento, e che si è tutti destinati ad un futuro oscuro.
Non è come un tempo che si aveva l’opportunità di crescere e migliorare, oggi un artista non è che un buon affare.
Per pubblicare o solo campare devi darti da fare a scegliere la maschera migliore, quella più giusta secondo la moda del momento, quella che colpisca l’inconscio collettivo e garantisca l’incanto di un istante.


Non ci vuole tanto a scrivere: grazie, ma di lei al momento, non abbiamo alcun bisogno. Si tratta di rispetto UMANO e non di un puerile sogno.
Si tratta di comportarsi solo come Dio comanda e di pensare che quello sfigato che non trova lavoro, è magari un pluri laureato che non ha nessun parente famoso e ricco in dono.
Ma credo sia inutile sprecare parole, chi mi legge non è certo lo stronzo che non mi vuole, quello le mail le cestina direttamente, così certo di conoscere a fondo i gusti della gente.

martedì 18 ottobre 2011

Teresa e la morte dei Guru

Ora ne ha abbastanza perché di roba in casa ne ha proprio in abbondanza.
Teresa è assai arrabbiata perché una certa notizia è passata del tutto inosservata.
Talvolta il destino è assai strano ed è da certi avvenimenti che dovremmo comprendere in quali mani siamo.
Il diavolo è nei particolari ed è solo lui di questi tempi a incassare buoni affari.
L’apparenza è superficiale mentre l’essere è assai più complicato da coltivare.

Se muore lo stimatissimo creatore della Apple il mondo applica icone a lutto e piange; chiunque ha nelle tasche o in borsa un suo telefonino, l’aggeggio per ascoltare musica o il computerino. Ma se muore il creatore di un sistema operativo, il padre di molti linguaggi, di quelli più importanti che noi usiamo oggi, uno che ha reso questo sistema alla portata di tutti senza mangiarsi da solo i suoi frutti, allora non è morto un Guru ma un qualsiasi sfigato che dal marketing della mela sarà oscurato e da pochi ricordato.



Per non parlare di “sinistra ecologia e libertà” che in tempi di crisi e austerità attacca ai muri della capitale manifesti inneggianti il mito americano, manco fosse scomparso un Lama Tibetano, dimenticando che i componenti di questi oggetti, sono fatti in Cina da moderni schiavi provetti.
Certo, a certe cose siamo abituati, ci diciamo progressisti ma passiamo sopra ai nostri simili schiavizzati.

Siamo in un’onda che non si può più fermare, in corsa pazza verso la prestazione migliore senza considerare che di certe capacità non sappiamo nemmeno che fare.
Ma è l’oggetto in sé che ha valore non l’uso che ne faremo, quello passa in secondo piano rispetto alla gratificazione di cui non possiamo fare a meno.


Muoiono due Guru e santifichiamo chi ha più soldi in mano, chi ha alle spalle la lobby più potente, chi brilla già come la stella più importante - Ah... e per chi ne fosse all'oscuro, Dennis Ritchie, è il nome dell'altro Guru-.
Ma si sa che così deve andare, siamo anche noi programmati per rimuovere e giustificare.
Chissà se i cinesi che lavorano per lui, vedranno infine, unendo i punti, il grande disegno della propria vita, chissà se sapranno mai per cosa e per chi si sono consumati le dita.
Questo il capitalismo, questa la globalizzazione, poi ci lamentiamo che non abbiamo di che campare.

Anche Teresa cade di continuo in questo tipo d’imbrogli e mette rapida la mano al portafogli, anche lei non si domanda certo dove il suo telefono andrà a finire quando non potrà più servire, e non perché non funziona bene ma solo perché in vetrina c’è già quello nuovo, quello di cui proprio non vuole fare a meno.

domenica 16 ottobre 2011

Teresa e i disordini di Piazza (Roma 15 Ottobre 2011)

Tanto si sapeva di questa robaccia.
Sapevamo che qualcuno avrebbe armato della gentaccia per infilarla, a bella posta, in un ottobrino corteo pacifista.
Qualcuno ci tiene a far confusione quando si tratta del bene della nazione.

L’anno passato Terry era in centro per commissioni, quando nel bel mezzo di un corteo studentesco volarono lacrimogeni, pugni e ceffoni.
Teresa li vide bene, erano solo una decina e assai esperti, i tizi che impartivano ordini e creavano disordini, non ragazzini sbarbati della Roma bene, non quelli dei centri sociali –che poi sono uguali- a parte l’aria alternativa e la birra tra le mani.
Quelli in mezzo alla guerriglia erano gentaglia, erano neri e, dipinta in faccia, avevano un’aria da canaglia.
In quel momento si lottava contro la Gelmini, che poi, solo dopo aver tagliato, dice di avere esagerato, perché qualcosa di positivo deve pur fare, viste le cazzate che si lascia sfuggire.

E così l’Italia onesta e precaria, quella che vuole solo una vita serena e tranquilla, si trova immischiata a chi sobilla, confusa con chi vuole trasformare la medicina in veleno, con chi vuol tenerci separati perché così contiamo meno.
Potrebbe scapparci il morto e quello già c’è stato, anzi ce ne sono stati anche troppi di fatti secretati, di stragi impunite e di ideali massacrati.
Ma forse ne abbiamo abbastanza di esser strumentalizzati.
Qui si domanda solo di finirla, di dettare nuove regole e di non scatenarci contro la guerriglia.




Ma anche se si fosse noi i facinorosi, noi i violenti, e noi i rivoluzionari che cosa ci sarebbe di male? Cosa da rimproverare? Il Governo solo ieri l’altro ha messo sulla poltrona quattro nuovi sottosegretari che credo proprio non fossero così necessari.
Abbiamo detto chiaramente, che dovete piantarla di pagare coi soldi nostri la vostra gente!

Se ai vertici siete incapaci di farvi venire un’idea, e non capite che a essere sbagliata è questa economia, che siamo nelle mani delle mafie è palese, e a questo punto siamo tutti a farne le spese.
Il petrolio devasta la natura che è di tutti, tra poco non ci saranno che pesci cadavere tra i flutti, e continuate a osteggiare le energie alternative, a far finta di volerle per poi fare di tutto per non attuarle.
Ci rendete la vita così amara, che faremmo qualunque sacrificio per comprare quella cosa così cara, quell’oggetto del desiderio profumato, di nuova generazione, e sempre più sofisticato.

Teresa è stanca di lavorare per comprare ciò che sostituisce l’amore, che lenisce la maledetta frustrazione di non sapere se avrà o no, la sua maledetta pensione.
Forse un modo c’è per fare una vera rivoluzione, urla Terry saltando per la stanza, per una settimana sola fermare l’economia globale, e l’idea di Teresa non mi pare troppo male: rifuggire globalmente ogni acquisto, farebbe tremare i polsi a qualunque Primo Ministro.


venerdì 14 ottobre 2011

Teresa senza bandiera

Ma certo che Teresa ci va a manifestare!
Ci mancherebbe altro, ci mancherebbe solo che qualcuno glielo mandasse a dire!
Teresa sa anche come si deve vestire.
Aspetta da sempre il giorno del dissenso globale ma vorrebbe anche fosse l’ultimo, quello finale.
Terry prega che non sia il solito falso allarme ma quello che sancisce l’inizio di tutte le riforme, anziché lasciare che approvi il suo processo breve.
Oggi ci sarà un altro voto di fiducia, e lo raggiungerà anche stavolta: a palazzo Grazioli hanno messo su la tavola rotonda e si son scambiati le promesse, quelle solite che tengono conto soltanto del proprio interesse.

Teresa sbuffa, non vuole più questo governo truffa, e non vuole nemmeno l’altro, quello dell’opposizione, quello che fino a oggi non ha prodotto nessuna interessante azione, e che fin qui non ha fatto che ripetere che “quello lì” se ne dovrebbe andare, come se per dire una cosa così banale, ci volesse quel lauto stipendio e quella pensione.
Terry vuole sapere nei dettagli cosa farebbe questa esile opposizione per sollevare dalla crisi la nazione, e come intendono agire col poco denaro che rimane.
Lei ha una gran paura che una volta eletti, anche questi arrivino a guardare i conti per dirci che quelli di prima ci hanno derubato, e che adesso sarà assai più complicato far quadrare i bilanci dello stato.
Se lo sente dire da quanto è piccolina, tanto che sa a memoria la tiritera e me la canta anche in rima.
Terry, vorrebbe che per primi loro facessero i dovuti sacrifici, come tagliare un po’ di teste degli amici, quelle che siedono in Parlamento o nei comuni, i soliti raccomandati dei grandi elettori.
Comunque Teresa ci sarà a manifestare, ha già passato il lucido sugli anfibi e sul fedele chiodo.
Naturalmente vestirà di rosso ma non avrà bandiera, non c’è nessun partito accanto al quale vorrebbe marciare, a loro preferisce di gran lunga, un qualsiasi e chiassoso centro sociale.
A marciare con i giovani eviterà certe facce stanche, guardare le loro espressioni gravi non è per niente divertente, a star poi dietro una bandiera che non ha più nessun significato, preferisce andare a farsi un bel gelato.


Questa manifestazione dovrebbe fare un bel po’ di casino, convincere quel qualcuno che sta al potere che farebbe meglio a rinunciare, a darsi per vinto e andare in pensione, o meglio ancora a rassegnarsi e visitare, da uomo comune e cittadino, quel luogo con sbarre di ferro verticali, dove stanno tutti quelli che sono ascesi al potere badando a certi oscuri affari.
In questo caso, e qui in Italia, usiamo solo il condizionale, perché da noi le galere sono piene, solo di quelli che non possono pagarsi chi li faccia uscire.
Gli altri pazienza, gli altri fanno parte della massa indistinta e più comune, per loro nessun processo breve, si arriverà anche per Stefano Cucchi alla prescrizione!
Così è ridotta la nostra bella Italia, pensa Teresa mentre pulisce casa e va a fare la spesa: lei non fa spallucce e non si rassegna è una vera donna lei, nata per dar battaglia e per arrivare a soluzioni: che non siano il solito taglio delle pensioni.

martedì 11 ottobre 2011

Teresa e il Jazz


Stasera dice cose tristi la mia tonda Teresa, si è cambiata d’abito otto volte ed è tesa, malinconica direi, cosa che non è da lei.
«Terry ma che hai? Non sei contenta che siamo al cambio di stagione, che l’autunno avanza e che stasera hai un’inaugurazione? I locali stanno riaprendo e così la grande caccia, stai serena che sennò non acchiappi nessuno con sta faccia!»
Ma non c’è niente da fare, scalcia per la stanza borsette e scarpe, accende dell’incenso e dice cose senza senso, si butta sul letto a braccia aperte e a ruota libera mi dice della maturità che avanza, delle rughe che le stanno facendo la corte ormai da tempo, e che di certi orrendi occhiali per vedere da vicino, non può più fare senza.
Le propongo un salto giù in pasticceria, una cioccolata calda o una corsa in profumeria ma Teresa non si muove presa da un’ostinata e immobile afasia.
Metto su il suo pezzo preferito, ma ascoltare Sinatra nemmeno l’aiuta, anzi si alza infastidita, fa tutto il corridoio a passo lento, si gira e mi saluta.
«Ma dove vai Teresa? Aspettami che vengo anch’io».
«Non sto uscendo, faccio una prova, solo il giro del palazzo in cerca dell’approvazione generale, oggi sta storia mi prende proprio male.
So già chi rivedrò stasera, li conosco uno per uno e da una vita e anche loro sanno bene la mia storia.
La verità è che detesto questa grande città che resta paese, che un anno ancora è passato e che in questa nazione nulla è cambiato.
Cerca di capirmi, oggi sono proprio pessimista e intollerante, non credo sia positivo per me star tra la gente!
In quel locale ci andai la prima volta che avevo tredici anni, portavo lunghe trecce e minigonna e camminavo senza fretta quando alla fine di corso Vittorio e sulla sinistra, sentii venire su quell’armonia perfetta.
Il buio m’ingoiò in un solo istante e mi strinse forte, così come l’odore di muffa e della gente.
Un tizio magro che sembrava fatto suonava per dei tizi grandi e per la bionda Picchi, che gentile e sorridendo mi offrì da bere e mi domandò cosa stessi cercando, ora lei non c’è più e il trombettista Chet neppure.
Secondo te come mi dovrei sentire?
Ecco perché non voglio uscire, andare lì è come vedere un cielo all’imbrunire, ascoltare una canzone della mia infanzia, andarci stasera è come programmare una crisi d’ansia!
Dove sono finiti i soldi alla cultura?
Dove stanno più l’aggregazione e le passioni vere?
Dove sarà finita l’antica e sana capacità di vivere per l’arte e con fatica?
L’abnegazione non si compra, per fortuna, il cosiddetto fuoco sacro non ha bisogno solo di denari, è un dono degli avi, sta nel dna familiare e se non si può fabbricare!»
Io non oso parlare perché Teresa ha proprio ragione, ma non ha messo in conto la cosa più importante, che il vero talento non appartiene mai al regime ma alla gente.
La mia constatazione non la lascia indifferente, decide per un bianco e nero molto jazzy, trasparente da renderla tanto breezy da prevedere una serata niente affatto bluesy.

mercoledì 5 ottobre 2011

Opportunismo.

Lui mi prende alle spalle, sì.
No, non è possibile che mi risponda, mai fatto, e meno che mai che mi passerà a prendere, e nemmeno è ipotizzabile che io me lo veda arrivare così, di faccia, lì davanti a tutti.
Allora gli scrivo così: volevo solo dirti che venerdì c’è l’inaugurazione bla bla bla... sarei felice di rivederti eccetera...
O la va o la spacca.
D’altra parte se non viene, significa una cosa sola... ma non ci voglio pensare.

Quindi lo invito e non aspetto risposta.
È deciso, vado lì da sola e se mi deprimo chiamo qualcuno, sì, perfetto, se vedo che per le undici non arriva, telefono a un amico che abita lì vicino. Ma sì, d’altra parte è venerdì e di depressi ne troverò un mucchio a casa davanti alla tivvù a mangiarsi le unghie.
Non sarà un problema.
Magari a un certo punto esco a fumare, mi porto fuori anche una birretta... sono lì che prendo appunti, che scrivo qualcosa, lì nell’ombra, vicino a un’auto, anzi appoggiata a un’auto, e vedo qualcuno che arriva, aspetto perché tanto non ci si vede niente... ah, ma se non lo vedo io, nemmeno lui può vedermi...
Allora ecco, esco dal locale, con la birra, prendo il quaderno... anzi no, mi metto a sfogliare qualcosa, Marias è perfetto, lo adora, e allora io sono lì seduta su un gradino –tanto credo che metterò i jeans e non un vestito- e sono lì che leggo, e la birra mi frizza sulla lingua quando lo vedo arrivare, lui si avvicina e mi sorride no, sicuramente no –non lo fa mai, non posso proprio immaginarmelo- lui si avvicina e allora... e allora mammamia.

In realtà sono mesi che non lo chiamo, non gli scrivo, non lo taggo, non lo linko... e certo dovrei resistere ancora, non dovrei andare ogni dieci minuti sulla sua pagina, no, non dovrei neanche leggere i profili di tutte maledette trenta, quaranta, cinquantenni, single che ha tra le amiche, no, e poi anche quelle sposate purché appetibili...
Non ne posso fare a meno, no, non è nemmeno pensabile.
Dio!, come mi fa sangue quell’uomo, è così... così... mah... così, e basta.
Sì, in effetti se dovessi descriverlo non saprei proprio da dove iniziare: appena lo vedo il cervello mi va in pappa, e quando ci penso anche, anzi, mi fa impazzire ancora di più, maledizione!

E comunque è così che dovrebbe andare... io esco con la birra, la sigaretta, mi siedo sui gradini, quelli davanti al locale... ah... e se qualche imbecille ci ha parcheggiato la macchina davanti?
Beh, speriamo di no!
Quindi, se il tizio o chi per lui non parcheggia proprio lì io posso sedermi sul gradino, sono lì che leggo e con la coda dell’occhio lo vedo arrivare, anzi no, vedo un’ombra che si avvicina e vedo subito le sue mani, no, una mano, solo la destra, è più bella, e poi non c’è la fede...
La fede...
Sì lo so, lo so, lo so, è questo il problema.
Ma no, no, no che non è questo il problema, non è mai un problema per lui.


Metto il vestito nero, no, i jeans... va beh deciderò dopo, secondo il taglio che mi faccio.
Ma sì, ho voglia di cambiare look così cambio mood...
Che stress.
Sono tre anni che gli corro dietro, lo so, lo so, lo so... è questo il problema!
Ve beh!
Ma se non lo invito come saprà dell’inaugurazione?
Certo potrei fargli arrivare l’invito tra i tanti, un evento, non c’è niente di male... mi è sfuggito, nemmeno ci ho fatto caso, magari lo vede e gli viene voglia di venire.

E quindi sono sul benedetto gradino con la birra in mano e i jeans... beh certo che l’abitino fa molto più... poi lo so che impazzisce per le caviglie, ama i tacchi alti.
Lo vedo il feticista in bacheca come gli dà di bianco e nero super bondage... ecco, ecco, ho trovato! Certo, ma come non mi è venuto in mente prima: trucco pesante, labbra rosso intenso, aderentissima –non c’è nessun problema- e così colpisco duro!


«Ah... tesoro... è finito il film? Domani porti tu i bambini in palestra? Devo andare dal parrucchiere... venerdì lo sai... ma dai ma rimanda questo viaggio!, almeno mi accompagni all’inaugurazione del locale... no eh?, peccato... va beh... dai dammi un bacio amore mio, buona notte».

Dunque, dov’ero rimasta, ah ecco sì, l’invito.
No, così non si può.
Devo almeno avere la certezza che l'abbia ricevuto, e che sappia che io sono lì, così se non viene, mi metto in testa una volta per tutte che non è lui ma che sono io il problema.
Certo, questo è il solo modo per decidere, o almeno cominciare a capire, a dirmi, a convincermi –lo spero- che con lui non c’è nessuna speranza, che non è roba per me, che me lo devo levare dalla testa.
Nessuna certezza.
Huuummm...

(Foto Nicholas and Sheila Pie- http://weimarart.blogspot.com/)

domenica 2 ottobre 2011

Teresa e le notizie del giorno.

«Cosa ci serve il giornale stamattina?» domando a Teresa che non ha una bella cera.
«Dopo le dichiarazioni di CONFINDUSTRIA e le lettere di Della Valle, ci si aspetterebbe qualcosa di più che storie di mignottelle».
«Lo so Teresa ma è normale, domani inizierà il processo per la storia di Ruby minorenne, e visti i tempi brevi e le testimonianze, il Premier dovrà giustificare le orge nelle sue stanze».
«Sono anni che si parla di scandali e minorenni e poi lo sai l’udienza potrebbe essere bloccata e qui si parlerebbe ancora di “patata”. Oggi comunque, e dappertutto, si parla solo di Katarina e degli anelli».
«Di che anelli parli?»
«Di quello che lui le avrebbe regalato in quanto fidanzato. Dice che la storia è ormai ufficiale e che sarà lei la nuova first lady nazionale».
«Non pensavo si arrivasse così in basso, che per mandarlo via facesse tanto chiasso. Adesso arrivano anche dal Montenegro e in tre sorelle per fargliene vedere delle belle».
«Il drago non è mai sazio, diceva la sua ex moglie, stanca di sorvolare sulle sue voglie. Però ci sono anche le modelle che saltan fuori dalle torte ma che poi, capita quale sia la vera via, si mettono in preghiera e così sia».
«Pubblicità anche quella, ormai per farsi un nome, ci si rivolge pure al signore!».
«Io penso che LUI non cadrà mai, ogni volta si contano le ore ma non ci finisce mai in prigione. Un testimone all’ultimo momento, il legittimo impedimento, un cambio di procure e tante di quelle lordure che alla fine lui è sempre lì, e il nostro buon nome va sempre più giù».
«Ma tu Teresa ci pensi mai al dopo? Pensi mai che riponiamo tanta speranza in un cambiamento ma che caduto questo governo, non avremo certo di meglio?».


«Se li metto tutti insieme non ne faccio uno solo che andrei volentieri a votare.
Del piddì ne ho le scatole piene, entrano in aula solo quando gli conviene, il giustizialismo di Tonino non è che un mucchio di parole, visto che a palazzo si porta pure la prole, Casini mai contemplato che sia ultra cattolico è acclarato, i radicali poi non li capisco... forse rimane sinistra e libertà ma sempre consorziati a qualcuno se dovrà sta. Vedo un futuro ancora molto duro, gli aghi della bilancia e i piccoli ricatti, le solite beghe di palazzo di cui a noi non fotte un... »
«... fermati Teresa non andare oltre, non vedo un bel futuro neanche io, non so perché ma non riusciamo a ribellarci, restiamo a guardare e continuiamo a scandalizzarci, qui sarebbe da andare oltre i partiti, scendere giù in Piazza e lottare tutti uniti».
«Credo che tu sia proprio una che sogna. Lo sai che l’abitudine a fare il proprio bene a discapito degli altri si elimina con la cultura e con un’etica profonda e non è roba che si compra né che s’insegna. Io non ci credo più alla rivoluzione, c’è chi si venderebbe madre e figli, per un facile successo e una vita d’imbrogli».
«È vero Teresa ma ci rimane questa bella giornata».
«Una bella passeggiata proletaria?».
«Sì, andiamo a prendere un po’ d’aria, domani sarà dura, si parlerà solo di lui e della sua lordura».

sabato 1 ottobre 2011

Teresa e il cyber sesso

La passione con gli uomini che stanno on line, dura neanche il tempo di dirsi come stai.
Teresa si domanda se non sia il suo parlare chiaro a far sì, che in breve, essi passino di mano.
Ma forse son tutti così gli uomini d’oggi, ti chiedon l’amicizia, ti fanno complimenti, scrivono e mail infinite e duemila commenti, lo fanno per un massimo di tre settimane, poi capiscono di che musica si tratta e lasciano stare.
Ma per forza che è così se non sentono il mio odore, se non sanno com’è il mio sguardo e non conoscono il mio ardore e poi sì, non sono una che va per il sottile, quando si tratta di un bluff, non c’è mai troppo da capire e poi on line, si sa, si prendono un mucchio di grosse fregature.

Me lo ricordo il tizio che sembrava amarmi alla follia, e poi diede forfait al primo invito in pizzeria.
Il cretino mi chiamò poco prima che uscissi da casa, e con un fare da grand’uomo inventò una scusa, «sai com’è non prendertela a male, uno come me ha sempre un gran da fare».
«Ma io non me la prendo, sei tu che mi hai cercata, certo che a saperlo un’ora prima mi sarei riorganizzata».
Una volta ho letto su un giornale che il problema del maschio d’oggi sarebbe proprio che non ha più da cacciare, che come un bimbo davanti a una vetrina di offerte, si sente in imbarazzo e preferisce evitare.

Terry ne ha una bella collezione, intellettuali cinquantenni e giovanotti, politici e giornalisti, impiegati o qualunquisti, uomini che sembrano affidabili ma che di persona, si presentan tristi e fragili e non dicon più parola.
Per Terry è diventata proprio una mania, metter le loro icone tutte in fila sulla scrivania.
Si diverte a farne il tiro al bersaglio: prendere la loro faccia e centrarla di freccette, è il solo modo di vendicarsi che la diverte.

Non puoi chiamare all’ultimo momento, lasciar che passi sola il fine settimana e solo perché il tuo Edipo non risolto, trema davanti a una sottana.
Certo fin che sono lì rinchiusa nel tuo computer, hai un bel da fare a scioglierti in complimenti e a inviare canzoni dai titoli significanti, poi, alla resa dei conti ti prende la paura, e ti domandi con terrore se sarà storia che dura.

Sai che palle vedersi tutti i giorni, sai che ansia dover ricominciare?
Meglio una storia on line che non sai mai come va a finire, meglio star lì ogni giorno a rimandare. A fare cyber sesso ci si può solo guadagnare, niente sforzi inutili e ansia da prestazione, che poi gira che ti rigira, non c’è tanto da sapere: il piatto è sempre quello e il contorno pure. Ed è inutile girarci attorno, ciò che conta è solo l’immaginazione, è giusto il pensiero che ci fa tremare: chattiamo di grandi cose fino all’alba, e poi si va a dormire.