Ho preso sempre io l’iniziativa. In tutte le occasioni. Per
un gioco di squadra, una gara, la scaletta dei brani da suonare a una festa;
poi quando si stava in comitiva, durante il tempo doloroso e lento
dell’adolescenza, quando proprio non si sapeva che fare e ci si guardava l’un
l’altra con l’aria di chi sa già che sarà tutto inutile, che per lenire la
sofferenza cosmica che quell’età ci procurava non sarebbe bastata nemmeno
l’incarnazione fichissima di Miguel Bosè.
Però io resistevo, combattevo. Le guidavo fiera ai grandi
magazzini dove mettevamo a segno piccoli furti, salivamo da me per fare telefonate
anonime e oscene a sconosciuti. Insozzavo i bagni della scuola di balletto
soltanto per odio.
Preferisco muovermi, accantonare speranze e cercare strade
alternative piuttosto che accanirmi nel rincorrere un risultato vano.
Anche con gli uomini è andata così.
Io decido, scelgo e prendo.
Non vedo perché debba aspettare, né cosa. In un rapporto
alla pari non c’è nessuno che favorisce l’altro, ci sono convenzioni, ci sono
tradizioni, ci sono ruoli, e basta.
Siamo in due e ci scegliamo, e ci guardiamo bene dal fare
errori.
Tu maschio impaurito da un mio possibile rifiuto, io femmina
dal tuo eterno temporeggiare.
Di una cosa però sono fiera.
L’ho capito tardi ma ho smesso di provare a persuadere un
uomo che scoparmi sarebbe conveniente per entrambi, sicuramente comodo e
confortevole. Inciampo più in narcisisti che maschi generosi, maschi in cerca
di ammirazione per prestazione dimensione, lunghezza o andamento della cena. E
se voi che mi leggete siete di avviso contrario, vi giuro che per me non è
importante. Conta la mia esperienza, le vostre rassicurazioni in merito sono
uno spreco di tempo. È che la vostra esperienza non è la mia, e il fatto voi
non riusciate a capirlo protestando animatamente è il sintomo evidente di una
patologia moderna: essere inclusi nei giudizi degli altri quando agli altri, di
voi, non fotte proprio niente.
È terribile lo so.
Sapere che a qualcuno non frega nulla di come la pensiate
voi è qualcosa cui i social network disabituano. Ma è così mettetevi l’anima in
pace.
Così com’è un fatto che ogni volta che incappo in questo
argomento, e in un narcisista, mi viene in mente la Teoria del gommista di Tor
Marancia.
Perché una donna con le carte in regola dovrebbe rinunciare
a un meno che trentenne, generoso, un po’ ignorante ma talentuoso di lingua e
con un corpo mozzafiato per un intellettuale non bello, nemmeno troppo attivo e
sessualmente inibito?
E perché una donna creativa che ha giù un bel pieno di
giudizi positivi dovrebbe dolersi della disattenzione del narcisista, critico,
scrittore, maschietto, imputandola a una propria mancanza e non al maschile non
sentirsi intellettualmente all’altezza?
E così, di seduzione in sedazione ragiono sul perché dovrei
piangere ancora.