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martedì 18 ottobre 2011

Teresa e la morte dei Guru

Ora ne ha abbastanza perché di roba in casa ne ha proprio in abbondanza.
Teresa è assai arrabbiata perché una certa notizia è passata del tutto inosservata.
Talvolta il destino è assai strano ed è da certi avvenimenti che dovremmo comprendere in quali mani siamo.
Il diavolo è nei particolari ed è solo lui di questi tempi a incassare buoni affari.
L’apparenza è superficiale mentre l’essere è assai più complicato da coltivare.

Se muore lo stimatissimo creatore della Apple il mondo applica icone a lutto e piange; chiunque ha nelle tasche o in borsa un suo telefonino, l’aggeggio per ascoltare musica o il computerino. Ma se muore il creatore di un sistema operativo, il padre di molti linguaggi, di quelli più importanti che noi usiamo oggi, uno che ha reso questo sistema alla portata di tutti senza mangiarsi da solo i suoi frutti, allora non è morto un Guru ma un qualsiasi sfigato che dal marketing della mela sarà oscurato e da pochi ricordato.



Per non parlare di “sinistra ecologia e libertà” che in tempi di crisi e austerità attacca ai muri della capitale manifesti inneggianti il mito americano, manco fosse scomparso un Lama Tibetano, dimenticando che i componenti di questi oggetti, sono fatti in Cina da moderni schiavi provetti.
Certo, a certe cose siamo abituati, ci diciamo progressisti ma passiamo sopra ai nostri simili schiavizzati.

Siamo in un’onda che non si può più fermare, in corsa pazza verso la prestazione migliore senza considerare che di certe capacità non sappiamo nemmeno che fare.
Ma è l’oggetto in sé che ha valore non l’uso che ne faremo, quello passa in secondo piano rispetto alla gratificazione di cui non possiamo fare a meno.


Muoiono due Guru e santifichiamo chi ha più soldi in mano, chi ha alle spalle la lobby più potente, chi brilla già come la stella più importante - Ah... e per chi ne fosse all'oscuro, Dennis Ritchie, è il nome dell'altro Guru-.
Ma si sa che così deve andare, siamo anche noi programmati per rimuovere e giustificare.
Chissà se i cinesi che lavorano per lui, vedranno infine, unendo i punti, il grande disegno della propria vita, chissà se sapranno mai per cosa e per chi si sono consumati le dita.
Questo il capitalismo, questa la globalizzazione, poi ci lamentiamo che non abbiamo di che campare.

Anche Teresa cade di continuo in questo tipo d’imbrogli e mette rapida la mano al portafogli, anche lei non si domanda certo dove il suo telefono andrà a finire quando non potrà più servire, e non perché non funziona bene ma solo perché in vetrina c’è già quello nuovo, quello di cui proprio non vuole fare a meno.

2 commenti:

  1. Gli oggetti in se'..... non portano messaggi ne' valori........ e la nostra vità è piena di oggetti inutili che abbiamo ritenuto indispensabili...........
    ma se..... un giorno ...... chissà quando....... il capitalismo passerà.... con tutte le sue miserie......
    pensaci: l'inventore di un sistema operativo, di un nuovo telefonino, di una nuova pianta, di una cura per il cancro.... saranno i nostri eroi, senza che questo diventi una valanga di denaro che li sommerge.......
    Gli oggetti diverrano tutti utili e tutti indispensabili..... e non avranno messaggi modaioli fouri a nascondere il loro vero utilizzo: saranno plastica, ferro, legno, aspirina plus .....

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  2. Basterebbe un pò più di rispetto della libertà altrui...per il lavoro...per tutto. Rispetto, parola andata nel dimenticatoi di chissà quale armadio.

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