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martedì 5 luglio 2011

L'isola d'Ischia: Teresa alle terme-ultima parte


Ma non posso crederci quando mi racconta tutto “dalla A alla Zeta” tanto per dirmi che devo stare buona, non prendere altri impegni e starla ad ascoltare zitta zitta, che la storia è lunga e non vuole interruzioni, che non ha bisogno di consigli ma di parole buone, di una pacca sulla spalla e del solito gelato con tanta panna per consolazione.
«Perfetto» le dico «non vedo l’ora di sapere com’è iniziata visto che i tuoi occhi mi dicono com’è finita».
Questo “guappo” d’altri tempi, dal coraggio in disuso e gli occhi penetranti, l’ha colpita già dal primo sguardo.
Il viaggio è stato avventuroso e il motore ha anche fuso.
Sette ore di viaggio con gli anziani a recitare la novena mentre Terry, attaccata al finestrino, lo guarda carico di taniche scomparire e riapparire dal tramonto autostradale.
Ma l’uomo di talento sa sempre come farsi perdonare ed è bastata la sua forza sovrumana che in men che non si dica, si sono ritrovati al porto d’Ischia.
Teresa è in stanza singola e meno male, si è risparmiata un’insonne chiacchierona e il divieto assoluto di fumare, ma il tavolo quello va spartito, e prega Iddio che gliela mandi buona.
Finirà col professore e la moglie brontolona, con Pino l’ex parrucchiere centenario e ballerino e con Maria, maestra elementare fornita di alitosi e arteriosclerosi che non fa che raccontarle sempre la stessa storia di quando cioè si trovò con la famiglia, sotto i bombardamenti della seconda guerra.
Il calendario, dal ritmo assai serrato, prevede alle sette una lauta colazione. Terry prova un brivido a entrare nella sala con il pagliaccetto rosa e in testa i bigodini. Tutti la guardano e la chiamano “bambina”, il che non le dispiace e già si sente bene.
Il buffet offre frutta di stagione ma sono le prugne secche vanno per la maggiore.
I suoi compagni sono allegri e freschi, si sa che a un certo punto si dorme molto meno, Terry che invece si aspettava di vedere il bell’Antonio entrare in camera e dal balcone, ha le occhiaie fonde e scure e un umore su cui è meglio sorvolare.
Ma alle otto in punto eccolo che arriva, suona tre volte e si affaccia al finestrino «jamm gioventù che il gallo ha già cantato e ij tengo una fame che voi non ci credete!».
Terry si morde il labbro e pensa a quanto è bello, si tiene un po’ in disparte e aspetta il suo momento.
Antò, autista esperto, si dà da fare a sollevare culi scansando con agilità bastoni e dita adunche; tira e issa e parla colorito, mormora tra sé bestemmie di ogni sorta ma poi, cantando a squarciagola le di lune e sarracini, trova il modo giusto per farsi perdonare.
Le nonne, le poche ancora maritate ridono fra loro lontane dai mariti e quelle sole godono di tutta quella compagnia e della distanza che le separa da una casa troppo piena di ricordi.
Terry in fondo al carrozzone è sempre con lo sguardo allo specchietto, lei non ha bisogno di nessun aiuto finché la mano forte non la afferra comunque per la vita, «è fatta» pensa Terry gustandosi l’insolita salita.
È sempre un’emozione sfiorare con lo sguardo le sue dolci curve, le colline ricche e piene di colori, il rosa dell’ibiscus e il giallo dei limoni, il rosso delle rose e l’arancio di zagare e strelitzie e il verde, ovunque, e il continuo cinguettio degli uccellini e il canto del gallo all’alba e i gemiti notturni dei gatti in amore.
Sembra che l’isola intera sia preda di passioni, vittima del movimento continuo di acqua e fuoco che s’incontrano baciandosi qua e là nel mare.
Terry lo sente tutto quel calore mentre la sera si scatena sulla pista, Antonio che la guarda e il centenario Pino in vena di battute!
Ma non è l’unica a ballare sotto la luce della luna, l’allegra compagnia le pare d’improvviso risanata e lasciati bastoni e acciacchi accanto al limoncello, si scatenano in twist, sambe e balli di gruppo.
E sarà Pino, il centenario parrucchiere a vincere fra tutti sulla pista.
Domani la storia si ripete, in fondo ho ancora quattro giorni per averlo, pensa stringendo fra le braccia il morbido cuscino, «sa di uomo vero» pensa immaginando l’ampio petto «lo so, questo è l’uomo perfetto»!
Ma i giorni trascorreranno sempre uguali, Antonio con i suoi sorrisi e le canzoni, le terme e i mille complimenti, le serate a Ischia porto per negozi, i gelati e i balli al karaoke, mille risate ma di avventure nemmeno a parlarne.
Il bell’Antonio si farà vedere solo quando fuori brilla alto il sole, di notte Terry abbraccerà il cuscino che non ha di certo il cuore di granito.
Terry tornerà dalla vacanza ancora piena di bollori, i dolori sono svaniti e la sauna ha eliminato tutte le tossine.
La aspetta un grande cono con la panna, qualche pacca sulla spalla e le solite parole.
«Tu hai tutto a posto amica bella» le dico con amore «è che gli uomini non hanno più tutte le rotelle al posto giusto, vogliono la donna che si fa desiderare e poi non trovano il coraggio di invitarla a ballare».
«Mi sembrava uno semplice, uno di quelli che approfitta della situazione».
«È che le situazioni forse sono troppe e tutto viene a noia, anche la passione».
«Allora che dobbiamo fare amica mia?»
«Non ci resta che aspettare e che si diano da fare, e che decidano una buona volta se vogliono una madre protettiva, l’amante lamentosa o l’amica pronta all’uso».
Sarebbe anche fantastico vederli con il cuore in mano, ma forse è chiedere troppo a un uomo vero.

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