Avevo un amico che ti assomigliava, che come te sopravviveva
tra continui sbalzi di umore, brevi periodi di apertura seguiti da lunghi e
ostinati silenzi, come se quell’essersi dato agli altri per un po’ lo avesse
deluso a morte, ferito, come se aver guardato nelle vite degli altri lo avesse
disgustato, o si fosse affaticato a comunicare, fino a sentire la necessità di
richiudersi in sé per non ascoltare più nessuno.
Per anni l’ho seguito nelle sue aperture improvvise, gli
inviti a cena che non volevano rifiuti, le chiacchiere fino a notte fonda che
io per timidezza non osavo interrompere nemmeno quando l’unica cosa che volevo
era di andare a dormire, i voli pindarici, le parole che spendeva solo per se
stesso, compiacendosi perfino delle intonazioni che usava per descrivere ambiziosi
progetti che sempre naufragavano nel nulla.
La sua sofferenza era tangibile quanto la tua. E mi veniva a
trovare in sogno, anche lui, l’unico uomo che il mio inconscio non ha mai
trasfigurato, il suo faccione spigoloso dall’espressione cinica, lo sguardo
buio e feroce, o forse eri già tu?, la premonizione del nostro prossimo
incontro e della mia, stavolta dolorosa, delusione.
Anche lui mentiva, anche lui indossava maschere credibili e
viveva plausibili avventure. Anche lui si allontanava dicendomi ogni volta che
sarebbe tornato mentre ogni volta spariva per anni.
Come chi ha debiti o fugga se stesso respingeva chiunque lo avesse
conosciuto prima dell’ennesima muta di pelle, cambiava numero di cellulare e
casa con lo stesso ritmo con cui cambiava mestiere, donna e vocazione. Lo
faceva sempre prima delle feste comandate, per quell’assurda idiosincrasia agli
auguri affettuosi che a lui suonavano sempre ipocriti, per quell’assurda idea
che a parte lui fossero tutti poco sinceri. E nonostante ciò gli andavo dietro,
lo seguivo, come ho fatto con te, senza farmi notare raccogliendo i gusci vuoti
delle esistenze che abbandonava, tutte le promesse fatte e le aspettative
deluse. Le collezionavo per lui, per ridargliele un giorno qualora le avesse cercate.
Non erano mai prove della sua inconcludenza, mai armi di
ricatto né ostili recriminazioni. Era la mia collezione dei suoi “sé” altruisti
e dei suoi improvvisi slanci d’amore, la prova che la sua crudeltà era solo
parziale, nient’altro che un’arma di difesa.
Ma non è mai tornato a riprenderli, né si è mai voltato
indietro, o domandato come stessi io, piuttosto, o se magari avessi bisogno di
una mano.
Gli volevo bene. Lo amavo come si ama un amico di cui
s’intuisce il male di vivere e che si vorrebbe aiutare a resistere.
Dimmi come
stai. Raccontami dove sei arrivato, che cos’è che ti fa male, dimmi perché sei
così refrattario all’amore, dove hai dimenticato la fiducia nel genere umano.
Se la cerchi ancora, la compassione, gioire assieme superare il dolore, potrei fare
il giro del mondo per rimetterla nelle tue mani, assieme a curiosità e determinazione.
Anche lui come te pontificava sul senso della vera amicizia
e dell’amore. Anche lui si era rassegnato a non volersi cercare.
Volevo soltanto dirti che stanotte ti ho sognato mentre piangevi
lacrime da uomo e ti lasciavi consolare, poi ti voltavi per andare via e
ritornavi, infine mi accarezzavi la guancia lasciandomi con il sorriso vincente
di chi si sente superiore.
Non rispondermi.
Non ce n’è più bisogno.
Anche nei sogni deludi i miei puerili slanci emotivi. E te
l’avrei detto a voce se non avessi cambiato anche stavolta numero di cellulare,
un messaggio inequivocabile. Un “non cercarmi” che fa sanguinare.
manchi a tante persone, Elena, non solo a me...Silvano.
RispondiEliminasei adorabile Silvano. ma torno. :D ho veramente bisogno di tempo per scrivere ancora 40 pagine e rivedere al meglio il manoscritto. Sono una pazza: ho iniziato tardissimo. Va beh, un'occasione per mettermi alla prova. Mi fanno male i polpastrelli e mi sento prosciugata. Croce e delizia. Baci. e Grazie Grazie Grazie. Saluta l'amica Narcisa.
RispondiEliminaTi lascio un saluto Elena. Su Twitter molte persone vanno e vengono e tu sei tra quelle di cui la mancanza è pesante.
RispondiEliminaMa sappiamo dove trovarti, se vogliamo: non ci sono scuse.
Buone cose, Sergio
Ciao Sergio caro, grazie del saluto. Qui c'è il mio diario quasi quotidiano: https://bibolottymoments.wordpress.com/ Tornerò appena concluso un manoscritto da inviare entro il 10 aprile per un Concorso letterario. Troppi personaggi, una prova complicata per me, un po' studiato, pieno degli ingredienti che di norma gli editor pretendono. Mi ha fatto piacere la tua visita così come le e mail di tanti amici. ogni tanto si deve staccare. fa bene al cuore. :* baci grandi.
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