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giovedì 23 dicembre 2010

Teresa e il Natale

Certo che vedersi in centro il giorno dell’antivigilia mi pare assurdo ma Terry, si sa, ha bisogno di raccogliere impronte digitali sulla sua carta “Gold” e nessuna occasione è golosa quanto il Natale.
Adesso, poi, che cugine e sorelle hanno sfornato un buon numero di marmocchi, la festa è sicuramente più allegra e non importa quanto dispendiosa.
L’appuntamento è sempre in zona Piazza di Spagna e non passa un minuto che la vedo sbucare dal tunnel della Metro già piena di buste e pacchi regalo.
-… ma lo sai che quest’anno avrei volentieri evitato di andare giù?- e mi guarda in attesa che le domandi il perché ma io, che la frequento ormai da un mucchio di stagioni, conosco il problema e, per evitare la domanda, mi dirigo a spintoni verso Via Dei Condotti.
Come ogni Natale che si rispetti la trascino verso le Boutique più inarrivabili per ammirare i capi e i gioielli esposti nelle vetrine più ricche, quelle che odorano di quattrini, di opulenza alto borghese e di sfacciata diseguaglianza sociale.
Ma in queste occasioni, io e Teresa abbandoniamo ogni credo politico per “calarci in parte” e scegliere in vetrina il gioiello più giusto per il nostro capodanno immaginario vestite da gran sera.
Eppure mi sembra più triste del solito Teresa e, nonostante la coltre di ricci occulti in parte la sua espressione oscura, so bene di quale tormento si tratta.



Non c’era nulla di strano quando, a vent’anni e fino ai trenta, l’anulare grassoccio della mia amica era ancora disadorno di promesse d'amore eterno. Il lavoro, la ricerca di una posizione, la difficoltà di trovare un rapporto stabile, erano risposte che le venivano rapide alla bocca, naturali direi, ma, soprattutto, lo sguardo di zie e zii, padri e nonne, era ancora del tutto libero da quell’espressione di compatimento che, di anno in anno, Terry vede aggravarsi sul loro viso.
Generalmente, edotta dai genitori riguardo le delusioni amorose della figlia, la numerosa parentela evita di fare domande, quelle solite di circostanza che si fanno fra parenti lontani che si vedono una volta l'anno. Punti di domanda del tipo: allora, Terè, ti sei fatta lo zito a Roma, a quando i confetti o, peggio, Teresina non aspettare troppo che poi figli non ne puoi fare più.
Eppure, nonostante le precauzioni adottate per evitare di ferire la sensibile Teresa, capita sempre che arrivi la zia sorda o svampita che fa la domanda e nel bel mezzo della cena, magari in un momento di silenzio, quando è certo che tutti sentiranno. E così, puntualmente, la situazione precipita con aggiunte di finti colpi di tosse, strane mimiche facciali, repentini cambi di discorso, applausi fuori tempo e parole d’ordine fra loro convenute.
Due anni fa, fu sua nipote che, al momento dell’apertura dei regali, le rivolse la domanda proibita e, manco a farlo apposta, subito dopo l’annuncio di una nuova nascita in famiglia!
L’anno passato, invece, pareva proprio che non ci sarebbero stati intoppi.
Si iniziò con il solito applauso alla cuoca e gli apprezzamenti all’albero, argomento immancabile e dovuto. Durante la pulizia della spigola, si passò a enumerare e cantare le lodi di tutti gli assenti al cenone e che, secondo leggenda, pare stiano molto meglio lassù fra le nuvole ma, giunti alla frutta e quando Teresa ormai si sentiva al sicuro, fu la voce afona dell’ottantenne zia Maria a intonare un -quando ti decidi- che le fece andare di traverso uno spicchio di mandarino.
Fu l’agitazione generale per il soffocamento a tirarla fuori dall’imbarazzo ma, di certo, quel rospo le rimase in gola per tutte le feste.

A un tratto mi guarda confusa e mi dice - E se inventassi una scusa? E se raccontassi che passo il Natale in montagna con il mio fidanzato e invece rimango qui, chiusa in casa?-
Ma l’ipotesi non regge!
Glielo leggo chiaro in viso e nei grandi occhi verdi illuminati già di nostalgia.
L’idea di rinunciare alla benedizione della casa con il bambinello fra le mani e i nipotini in festa, di non partecipare alla preghiera sotto l’albero -che di anno in anno si arricchisce di richieste di lavoro da parte dei cugini precari-, l’ipotesi di disertare la tavola imbandita e di non godere della vista delle vecchie zie che bevono un goccio di troppo e straparlano, già le schiaffeggia il cuore. Ma, soprattutto, fuggire l’abbraccio di suo padre che le sussurra –sei tu la più bella del mondo- fa sì che Teresa sorrida di nuovo indicando una veretta di platino e diamanti. Ovviamente, senza prezzo.

9 commenti:

  1. Io sono la zitella di casa da quando sono nata. Da piccola, nessuno mi ha mai chiesto se avevo il fidanzatino. A 13 anni, un fighissimo di 16 s'innamorò di me; mia sorella assistette alla dichiarazione, e lei e tutta la mia famiglia cominciarono a ridere di me, convinti che lui mi prendesse in giro. Non ci sono uscita neanche una volta con quel ragazzo, perché nel giorno in cui avevo deciso di fare la preziosa mi inculcarono in testa che ero brutta e infantile e che non era il caso di credere a lui. A me lui piaceva. Ho 32 anni e non è cambiato niente. Per loro è normale, scontato che io sia single sempre. La mia famiglia è più stronza degli uomini.

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  2. ammore... Dilettuzza non dire così!!! ti sposo io!!!

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  3. Intanto ho capito come funziona il blog (Ho perso le altre discussioni).
    Insomma, almeno Teresa la reputano all'altezza di un matrimonio, e si sorprendono che nessuno l'abbia ancora sposata. Per me deve cominciare a preoccuparsi quando la sua famiglia non le chiederà più il perché è ancora zitella.
    Elena, dico a mia sorella che tu mi sposeresti! :D <3

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  4. Ma certo!!! Dai, prepara il corredo, la cucina e i mobili li porto io!!! :D

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  5. anch'io mi voglio sposare con voi!

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  6. perfetto. si può anche fare i turni per il lavoro. in 3 la gestione di ogni cosa è molto più leggera... e poi avremo una certezza per la vecchiaia...nessuna paura che il signore che ci vive nel letto si svegli un giorno con la follia d'amore per la ragazzina che l'ha sedotto... sì un bel matrimonio a tre. :D una grande cada piena di cani e gatti... buon natale...

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  7. Mi piace Bibolotty Moments.E Auguri e figli maschi a te, Diletta e al vostro Lui. E Buon Natale, ovviamente :)

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  8. Il Lui non c'è più: l'abbiamo mangiato a Natale. Ormai possiamo farne a meno... Tanti auguri, ragazze! <3

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