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domenica 9 dicembre 2012

Deriva #10 Amore alla deriva


“Mi sono innamorata di nuovo. Meno male che dura una decina di mail, 20 DM e 4 foto. Quasi quanto un video breve su Youporn #Romantica”.

Questo tuit –non per farne un vanto ma per prendere lo spunto- è stato rituittato a iosa, il che vuol dire che la questione è spinosa, che succede anche questo, che l’argomento è condiviso, e il mio cinismo pure.
Perché c’è poco da inzuccherare e infiocchettare: l’amore su twitter non è che una semplice e immediata via di fuga. Nessuna condivisione di intenti, di argomenti e idee, alla fine ciò che cerchiamo non è che un brivido intenso che vada al di là della comunicazione di Equitalia o dell’avviso di pagamento per i lavori di condominio.
Come cani da tartufo annusiamo tra milioni l'icona che ci darà l’intensa fretta di levarci tutti di torno per poterci dedicare all’effimero, al messaggio privato e alle foto, che l’ultima/o, ci ha inviato a sua volta di nascosto e tra sinceri e intensissimi tumulti.

L’amore alla deriva non è quello che abbiamo in casa, quello è resistente a tutto, anche alle follie che, tra i pochi capelli, il cinquantenne dal nickname da Superman e la foto di quand'era ragazzo, si è messo in testa.
L’amore alla deriva è una compagnia cui raccontare l’indicibile, di quella volta che tirasti su una trota gigante, di quando ancora mettevi gli sci ai piedi e di quando avevi un corpo ben messo.
Al momento vogliamo soltanto ciò che tutti chiamano amore, e basta, e che esuli –per carità- dalla famiglia e dagli amici, che ci conoscono bene, difetti inclusi, che sono tanti.

L’amore alla deriva è distante da quello onnipresente della sacra famiglia che pure abbiamo, anche se facciamo finta di niente, mentre giustifichiamo a noi stessi, e a grandi linee, tra gli scaffali del supermarket, l’inciampo del cuore e il breve e inutile sollazzo.
Vogliamo una distrazione che ci tolga dal casino di responsabilità che ci siamo ritrovati addosso e che, anche se per poco, ci fa sentire come siamo dentro veramente o come vorremmo ancora essere.
Come quella volta al mare di chissà quanti anni fa, con una lei per poco ancora ammirata dal tuo maschio coraggio e un “tu” pieno di nobili speranze, quando sotto la luna i violini suonavano intonati e ti sembrava di poter arrivare sino in fondo.

Siamo diventati campioni del tuit di nascosto, tra carciofi violetti e zucchine, mentre la nostra signora sceglie pomodori ultimo prezzo e candeggina, eccoci di nuovo romantici paladini -con dita tremanti- della cyberfuga da due minuti e trentacinque secondi: ti voglio, io pure. E basta.
Siamo bugiardi e anche temerari quando il coniuge ci arriva alle spalle, e di soppiatto, e l’ansia ci fa perdere di vista macrocomandi e testa, e per coprire il monitor -e la pischella che ci guarda con il dito in bocca- non possiamo che inventarci qualcosa, un impeto di passione inaspettato, un romantico “Amo’ che ne diresti di una pizza”.

Dietro il dito che crediamo ci possa rendere invisibili, urliamo scuse banali, l'autoritario “sto controllando la posta”, l’abituale “sono in bagno amore”, il permissivo “arrivo tesoro comincia a mangiare” quando dalla cucina, sempre quella da quindici anni, la moglie urla –o il marito di turno dal divano- “e che cazzo... ancora stai a tuità?”.
E a quel punto, e nonostante la voce ci giunga come un chiaro segno di ostilità, di sospetto e di chiara allusione a un’illecita attività, torniamo al nostro quotidiano e in sala da pranzo con in faccia un sorriso un po’ idiota e nel cuore la certezza che al più presto saremo on line.

Insensata e ridicola qualunque linea difensiva.
L’ansia di guardare ogni tre secondi se è arrivato un DM va ben al di là dell’accumulo ossessivo di follouers.
Milioni le esche più o meno ghiotte: foto, tuit, menzioni più o meno umide, bio, PIC del profilo e tutte le robe che sappiamo usare.
Sedurre on line è semplice come lasciar scivolare il fazzoletto accanto al tacco della nostra scarpa e guardarlo mentre si china fino a terra per raccoglierlo con eleganza.
Il dopo già si sa.
Il dopo si svolge nella nostra stanza privata, quella che se non siamo bravi a cancellare presto, e anche dalla posta, prima o poi la dolce metà scoprirà. Sono mail corpose o brevi richieste: quelle foto, quelle frasi, la tua bocca...

I pesci sono piccoli e molto grossi.
Quelli dal palato sensibile e i dozzinali, cui basta il labbrone e una frase spinta, un bicipite e una frase maschia.
C’è la timida per il timido, la poetessa per il poeta, la diavolessa per l’angelo vendicatore.
Basta una frase seguita da punti sospensivi sempre densi di reconditi significati, qualcosa che lasci intravedere il desiderio, l’infelicità e l’incompiutezza di una vita tutta ostacoli, e subito il cuore si fa morbido e incline al sussurro.

Tutto si colora di rosa e quel tuit diventa leggero per andare esattamente dove deve: all’intenzione temeraria di fuggire a questo primo pomeriggio scuro e triste di dicembre, dai bambini da prendere a danza e a pallavolo, dalla spesa da fare al discount e alla lista dimenticata in ufficio, dal lavoro che non si trova.
I semafori, all’improvviso benedetti, ci danno tempo di leggere e rispondere, di accarezzare per pochi istanti ancora la Pic di quel profilo che abbiamo già sognato tre volte, che non incontreremo mai ma che amiamo come un adolescente con ormone in subbuglio.
E va bene anche così, non sempre si può avere un gelato artigianale.
Dura poco, dura niente.
Non ha odore, non ha pelle.
Va bene il surrogato, va bene ciò che resta, va bene l’immagine che ho di lui e quella che lui, di me, si porta a letto. Tutto, sì, purché ci batta ancora il cuore in petto.

11 commenti:

  1. Non potevi essere più evocativa , senza inutile retorica . Uno sguardo disincantato e lucido...

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  2. Ma la mia lucidità provoca un certo fastidio... pazienza.

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    1. E' il prezzo che si paga per non essere omologati , lo stesso fastidio che si prova davanti allo specchio quando riflette i nostri difetti ...lucido anch'esso ! Leggerti è un piacere che si rinnova senza stancare ...grazie .

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  3. già, tutto tremendamente e forse tristemente vero, la verità è che in fondo non si ricerca altro che il sogno, il sogno di qualcosa di più di diverso di intenso di folle che faccia credere che il cuore batta più forte, che pompi più sangue...
    e si ha un bel dire che conta l'oggi, il presente e carpe diem vari, ma siamo più o meno tutti orientati invece a un immaginifico futuro che in realtà non giunge mai, scivola solo via come la sabbia tra le dita di Poe...

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  4. Scrittura e contenuti come sempre impeccabili, ma stavolta pecchi di eccessivo realismo, perché quello che scrivi è troppo vero e alle persone non piace sentirsi dire la verità soprattutto se usano il mezzo per nascondersi la loro provata vita privata.
    Personalmente credo che chi ha certe intenzioni viva male comunque, con o senza twitter e che se da domani twitter chiudesse troverebbe altri modi o altre occasioni (il lattaio, la cassiera, l'idraulico) per alimentare il proprio personalissimo immaginario.

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  5. Lo so. ma la mia funzione è anche questa. Francamente lo zucchero e la Vaniglia mi fanno orrore. :* meglio una brutta verità, o no?

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  6. Messaggio forte e chiaro per i followers che, nonostante l'annuncio, hanno continuato ad inoltrare tweet fastidiosi.

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  7. piu che altro riflettevo sul fatto che quando uno scrive (se scrive) qualcosa di simpatico, carino o con qualche puntino di sospensione in piu.. beh questo vien preso come tentativo mellifluo di far colpo (ed è cosi che accade :D). Che tristezza.. che angoscia!

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  8. Ciao :-) Grazie per avermi offerto la possibilità di leggere questa #deriva. Mi ci ritrovo pienamente, ma non avrei saputo descrivermi così bene :-)

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  9. ho letto, ho capito, mi è pure piaciuto lo stile e le descrizioni.
    condivido pure l'analisi e le conclusioni.
    e allora, sono molto felice di quello che sono.
    non uso mp, mai, sono quello li che vedi su tw o fb, parlo solo in diretta.
    rischio la pelle e lo so pure.
    i significati reconditi non fanno per me, non affondo i colpi dietro a dei puntini.
    chi mi conosce veramente sa.
    ciao tornerò a leggerti sempre più volentieri

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