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martedì 23 dicembre 2014

Natale 2014

Se lo  avessi saputo allora che mi avreste lasciata non avrei fatto tante storie, non mi sarei ribellata con tanta convinzione alle tradizioni nonnesche che, nonostante fossimo tutti cresciuti, continuavano a essere il nostro appuntamento fisso prima del cenone, quando già la città era deserta. Un ricatto al quale cedevo ogni anno meno volentieri, ormai presa dalla mia vita adulta, rivolta al futuro, distratta da altro, da tutto ciò che non mi sembrava scontato, come il vostro amore, che proprio non credevo avrei perduto.
Sarebbe stato tutto diverso se non ve ne foste andati, troppo rapidamente, a distanza di pochi anni uno dall’altro, e senza domandare il permesso. Non avrei fatto mai certi passi, mi avreste dissuasa da certe follie e ce l’avreste fatta. Ci vedevate lungo, avevate tutta l’esperienza che a me mancava.
Oggi darei qualsiasi cosa per vederci ancora tutti lì riuniti, al settimo piano, in Piazza Garibaldi. Oggi, mi farei seppellire ben volentieri sotto un carico di tardivi di “ te l’avevamo detto”, pur di riabbracciarvi ancora.

La preparazione convulsa, i regali sulla porta, la frutta secca, gli accordi disaccordati e ripresi tra i mille drin drin del rotellone grigio, che io speravo ogni volta fosse l’emerito imbecille di cui m’innamoravo a far squillare. Un cretino qualunque, ogni anno diverso e sempre uguale. Un’inutile distrazione da ciò che per sempre vale, da ciò che ancora oggi mi serve da lezione. Perché nella vita ho avuto fortuna, perché mi avete amata e viziata così tanto che mi mancate ancora, che ancora vi sento vicini, così tanto vicini che mi domando perché, invece, non parliate.

E non che tu, nonno, venissi ad aprirmi la porta così elegante soltanto perché la vigilia di Natale, e nemmeno mi accoglievi dall’ingresso padronale perché era un giorno di festa. Credo anzi di non averti mai visto in disordine, mai senza pantaloni grigio fumo d’ordinanza, panciotto e giacca da camera, nemmeno nei momenti più tragici ti ricordo discinto, quasi che dignità ed eleganza e rispetto fossero qualcosa da dispensare a tutti, fosse pure la nipote sbullonata con velleità di attrice di ritorno dalla capitale.
Ma allora non lo capivo. Per me eravate i nonni e basta, nati nonni, già esperti e canuti, mai stati bambini, mai ragazzi, mai perduti, come mi sentivo io, allora, al principio della mia corsa a perdifiato. Ed è sempre troppo tardi per capire che nulla ci viene regalato, che mi eravate stati dati soltanto in prestito, che avrei dovuto farmi raccontare tutto allora, che mi sarei dovuta stringere a voi ogni volta che capitava, che me lo chiedevate con lo sguardo, con un sorriso, con una mortale stretta al gomito.

Nonna in cucina, in pantofole dorate e sorriso scintillante, in ritardo come sempre per colpa di qualcun altro, danzavi tra vincotto e cartellate. Papà, che per tradizione ti stava dietro facendoti perdere altro tempo e che più il tempo passava inutilmente, più ti prendeva in giro.
A ciondolare ogni anno dall’albero, gli angioletti avevano perso i deboli capelli biondi, ogni anno un po’ più scoloriti, ma sempre bellissimi, erano quelli, una certezza che mi rigiravo ogni volta tra le dita e che avevano su di me lo stesso fascino di quando ero bambina. Anche la vostra casa sempre uguale, come l’ordine delle preghiere a Gesù bambino che da voi nasceva con eccezionale anticipo, e le risate, che il nonno non sentiva e nonna assecondava, e le gomitate tra cugini, una volta tanto complici, ordinati e in fila sotto il maestoso albero di Natale.
È Natale, scambiamoci il segno di pace, dicevi guardandoci con severità mal recitata.
Adesso, non posso far altro che guardavi io, chiusi nelle cornici sul comò che, uno per volta e senza preavviso, avete occupato.


1 commento:

  1. Cara Elena, cara Sì perchè ti leggo e mi ascolto e questo ti rende una persona cara...risento quel calore che oggi sul mio cuore scombussolato è come una ventata di primavera.
    Sento l'odore di cipria talcata e pino silvestro, quel passo balzoso di nonno e la voce dolce di nonna nell'accogliermi. Guardo le loro espressioni incorniciate sul pianoforte e muovo le immagini ai tanti momenti trascorsi...giorni e vita..Grazie di cuore.

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