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martedì 17 giugno 2014

Come su un’isola deserta

L’altro giorno mi sono domandata quanti dei numerosi contatti che su FB mi hanno fatto gli auguri di compleanno interverranno al mio funerale, si spera un domani molto lontano. Quanti scriveranno sulla mia pagina che ero una brava scrittrice senza mai aver letto una sola parola delle mie.
FB mi ha domandato a più riprese perché volessi sospendere l’account, fornendomi ogni volta una buona scusa per restare. Poi, ha finto di non riconoscere la mia password. O forse ero io così tesa da sbagliarla ogni volta.
Twitter è stato più freddo, e non ha insistito.
Posso dire di avere cinquecento contatti veri tra amici e conoscenti. Il resto degli account sono persone che cercano visibilità. Che mi hanno contattata perché la mia PIC è comparsa tra i “suggerimenti” del social più ruffiano della terra, per domandarmi poi di mettere un “like” sulla loro pagina personale o di scaricare gratuitamente il loro e –book, senza peraltro avermi salutata, come la netiquette vorrebbe.
Così ho deciso di staccare la spina, di alienarmi dai social per un po’, di riconquistare il mio spazio privato, di ritrovarmi sulla mia isola deserta, riconoscermi al di là della mia home page sempre aggiornata, della mia cronistoria fatta di “status” taglienti, come dicono alcuni.
Non è bastato impormi di starci di meno, di togliere il wi fi mentre lavoro, di aprire la mia pagina soltanto un paio di volte al giorno.
I social network sono nefasti perché l’unico mezzo utile a provare a noi stessi la nostra esistenza, nel vano tentativo di affermarci in un mondo sovrappopolato da artisti o sedicenti tali.

Voglio privarmi di questo confessionale digitale e capire come si vive senza, perché ormai me ne sono dimenticata. Voglio guardare il mare senza provare la necessità di mostrare ad altri la mia emozione. Andare dal parrucchiere senza postare il mio nuovo taglio. Leggere una bella storia senza dover sottolineare frasi da proporre ai miei follower. Incazzarmi per qualcosa e non condividere con nessuno il mio punto di vista o la mia frustrazione, lasciare anzi che cresca, per darmi la forza di scrivere di più, e meglio.
Questi palcoscenici virtuali ci danno la sensazione di stare al centro della scena quando in realtà siamo ancora più soli di sempre, alla mercé dell’odio comune se facciamo qualcosa di lodevole, alla gogna della derisione globale se ci rendiamo colpevoli di qualcosa. Siamo al centro del giudizio per lo più pettegolo di sconosciuti che hanno le nostre stesse ambizioni. E io, invece, credo fortemente nella diversità. Nello scambio virtuoso tra punti di vista opposti, e non nell’adesione ipocrita che serve per lo più a guadagnarsi un retweet.
Le ricette di vita mi hanno sempre dato la nausea. Come la filosofia spicciola delle twitstar anonime che fanno a gara d’ironia con blasonate blogger, a mio avviso comunque indegne di tenere rubriche su famosi settimanali culturali.

Nero su bianco voglio scrivere senza avere immediato riscontro. Senza contare compulsivamente il numero di visite ricevute sul Blog.
Voglio sorprendermi a guardare fuori dalla finestra, e basta. Contare gli attimi della mia inerzia. Contemplare la luna e le stelle senza che nessuno lo sappia.
Il 2.0 ci fornisce l’illusione quotidiana di essere connessi al mondo reale, mettendoci, di fatto, l’uno contro l’altro nella perenne gara a chi ottiene maggiore visibilità.
La presenza sui social network serve a chi ha ambizioni artistico letterarie, come a chi vive la propria esistenza in attesa di un cambiamento che non avverrà mai, è utile a chi ha già raggiunto il podio per restarci sopra e a chi vorrebbe salirci.
Abbiamo tutti uno spazio uguale che ognuno colora e abbellisce secondo il proprio gusto e personalità, ma i limiti, e le possibilità, sono gli stessi per tutti, uguali a prima del 2.0.
E in fin dei conti, mi ripeto, gli incontri più significativi della mia vita li ho fatti fuori da qui.
Un mese fa, perché la mia decisione viene da lontano, mi son messa a rileggere vecchie e mail, discussioni infinite con amicizie virtuali che sembravano poter durare per sempre e che si sono rivelate una deplorevole perdita di tempo, concludendosi infine, con un cafonissimo e definitivo “ban”.
Chi vuole sapere veramente come sto o fare due chiacchiere con me saprà comunque come raggiungermi.


27 commenti:

  1. Il mio massimo rispetto, Elena, per la tua decisione. Se rimarrai su questo blog, e continuerai a scriverci, non sentirò la tua mancanza nè su Twitter nè su Facebook. Quando usciranno comprerò i tuoi libri, o i libri che conterranno i tuoi racconti. Non so se ti seguirei su Google+, non mi piace (mi sono ritrovato ancor prima di completare l'iscrizione con l'amministratore del mio condominio tra i contatti suggeriti), e altre piattaforme ancora non le uso e non mi interessano. Sono obsoleto, ma ti lascio un #sorrisosospeso, perchè così mi va. Buona fortuna...Silvano C

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    1. Dalla mia piccola postazione,concordo con Te Silvano.Auguro a Elena Bibolotti maggior fortuna e di proseguire determinata senza mai voltarsi indietro.@eliodoro948

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  2. Invece tu mi mancherai. Domani inserirò il tuo blog in modo da poterti leggere da qui. Non so quanto durerà la mia latitanza. Voglio disintossicarmi un po', assorbire un po' meno i condizionamenti della massa. Fare spazio a me stessa e rinnovarmi ancora. Pregare, molto. E sappiamo bene che anche se non si partecipa attivamente, la maggior parte del tempo la si passa a leggere gli altri, a riempirci gli occhi delle loro pietanze e dei loro gattini. E allora, l'unica, è starsene quieti per un po'. Il Blog sarà più attivo che mai. baci.

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    1. Quanto hai ragione. Ti dico un grazie di cuore per le motivazioni che fornisci alla tua scelta, mi è di grande aiuto per riuscire a fare altrettanto. Twitter mi sta rubando quel poco di bello che ho.

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    2. Ho appreso solo ora del tuo "abbandono". Anch'io sono stata assente qualche giorno da twitter. La notizia mi è dispiaciuta ma non sorpresa. Era nell'aria, da ciò che scrivevi, da come lo scrivevi, da ciò che con attenzione e sensibilità si poteva percepire fra le righe. Condivido e vivo le tue stesse emozioni e sentimenti. Soprattutto dopo il pensionamento twitter era diventato la mia droga, l'unico mezzo per sentirmi viva e soprattutto "utile" (che stupidaggine vero?). Ho la fortuna (chissà se lo è?) di avere ancora un portatile (ora che il mio vecchio pc si è rotto definitivamente ho insistito per comprarne uno simile, niente tablet o simili), il che mi consente ancora un minimo di autonomia. Posso staccare, se voglio (anche se a fatica) per passeggiare, leggere, scrivere, vedere quei pochi amici rimasti. In te ho scoperto non solo una donna di grande sensibilità ma anche una brava scrittrice (sempre più una rarità). Spero tu non chiuda il blog in modo da avere tue notizie. Spero tu possa riacquistare serenità e equilibro o comunque quello che cerchi. Un giorno chissà... Se pubblichi un nuovo romanzo fammelo sapere. Ci tengo. Un abbraccio Paola

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    3. Cara Paola sì. La vita era impossibile per me nel pensare che una frase di Krauss ottenesse meno RT dei piedi di "teladodomanimanonqui". Sono stanca di certe dinamiche da "tette". Mi dicono: cazzo avevi quasi 4.000 follouer... sì, 4.000 persone interessate soltanto ad ottenere retweet. Io mi calo nelle cose con tutta me stessa. Twitter l'ho amato e analizzato e non c'è verso di uscire dalla dinamica della competizione. E come ho scritto tante volte la competizione non fa per me. Se alla gente piacciono i gialli seriali sarò scoperta postuma. :D Il blog sarà qui e forse pubblicherò anche di più. Per il resto ho spedito le bozze a chi potevo, ma non credo si arriverà a un nulla di fatto, a meno che le case editrici abbiano rimesso al lavoro i lettori, indipendentemente dagli editor... mi affido a dio e a buddha. posso fare solo questo. :D Grazie per l'affetto vero, che spero di restituire almeno scrivendo pezzi che ti piacciano. Condividetemi quando e se vi va. Per momento, qui nel mondo 1.0 si sta alla grande. :* buonissima giornata Paola. e mandami la mail.

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  3. ciao Elena, 'abbiamo tutti uno spazio uguale che ognuno colora e abbellisce secondo il proprio gusto e personalità' cit. ma mi ero abituata a leggere i tuoi colori,ad interpretarli e fare del tuo tempo un poco parte del mio, mi ero abituata a sorridere di alcune espressioni e magari a non comprenderne altri, completamente dimentica della situazione virtuale. Che devo dire...io aspetto, son paziente per carattere, aspetto di leggerti...invidiandoti a volte :-)
    Narcisa

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  4. Credo che condividere pensieri, opinioni, raccontarsi, sia una ricchezza sia per chi legge che per chi scrive. Ti ho letto sempre con interesse e non ti nascondo che mi mancherai, ma le scelte personali vanno rispettate.
    Aspetto tuoi nuovi scritti, nel frattempo metto questa pagina tra i preferiti.
    (L'isola deserta la vogliamo tutti, brava ad averla trovata).

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  5. Continuero' a leggerti qui Di sicuro mancherai alle mie "Notizie dal Marsupio.
    Ma tant'e' .
    Un abbraccio.
    Kangu

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  6. Senza parole. Condivido tanto ma non tutto. Io trovo stimolante ogni esperienza, compreso quella sui social. Ho visto cose che non immaginavo, sentimenti che non pensavo di incontrare, livori e invidie, ma anche tanto cuore. Tanto. Non mi importa se dall'altra parte c'è una persona diversa. È stata comunque capace di trasmettermj qualcosa. Tu comunque sei una di quelle. Mi mancheranno le tue derive, quelle nelle quali spesso mi riconosco e riconosco altri.
    Grazie per il tuo contributo e a presto. A presto vero?

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  7. Che posso dire. L'anno scorso aspettavo l'uscita del tuo libro e condividevo con te alcuni miei problemi. Non sono attiva ultimamente su twitter e penso spesso di lasciarlo più che altro perché mi è venuta a noia la prassi che quasi obbligatoriamente sì deve seguire. Però ti leggevo così come su fb. Può darsi che riprenda in mano Justine. Fai un lungo respiro a pieni polmoni! Serena/quelarie83

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  8. Grazie Kangu, abbraccio anche te. ;)
    Cara Lady Zeta, come puoi immaginare anche per me esiste "il bello di twitter", non è un caso che abbia scritto un romanzo dal titolo Justine 2.0" che si conclude, tra l'altro, con una lunga ode all'umanità nascosta dietro le PIC. Ma non è questo il problema, non vado via per le persone, vado via per il meccanismo di dipendenza che i social innescano nella mia mente, per questa intollerabile corsa alla visibilità che mi ha stufata. Spengo perché ho deciso di "pulirmi". Pulirmi dall'abitudine e di condizionamenti esterni. Se tornerò ancora non lo so. è un problema che per ora non mi va di affrontare. Però è ovvio che mi molti di voi mi mancano, te compresa (senza piaggeria, lo sai). ;)) ci vediamo qui. Più tardi inserirò qui anche il tuo blog in modo da essere aggiornata in tempo reale sui tuoi post.

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  9. Ciao Elena, anch'io come te mi sono accorta che i social network tolgono davvero la nostra vita intima e privata. Eliminano le barriere naturali che ogni persona ha fin dalla nascita, rispetto ai suoi sentimenti, le sue emozioni, le sue frustrazioni, facendo sì che tutto venga messo alla portata di tutti. Sono partita con l'eliminare l'account di Facebook (l'ho proprio eliminato, non solo disattivato come avevo fatto più volte tempo addietro) e credo che, a breve, eliminerò anche l'account di Twitter.
    Abbiamo una vita vera da vivere e i social ci rubano tempo!

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  10. Nooooo! Vabbè. Ciao. Ti raggiungo. MBG. :-)

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  11. Il blog rimane almeno?mi mancherai cara,la lucidità e la tua verve pungente facevano la differenza.

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  12. Capisco la tua scelta e me ne dispiace. Ma come tu dici, chi vorrà saprà come leggerti e/o (ri)trovarti. Io cercherò di non perderti.
    Certe tue riflessioni non banali mi mancheranno, ma allo stesso tempo sono felice perchè so che ti stai riappropriando di una parte importante delle tua esistenza che i social spesso mortificano.
    Un abbraccio grandissimo.

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  13. Beh, rimaniamo in contatto, ovviamente se ti va...
    Ho cercato invano Justine in diverse librerie di Bologna
    Che fare? Ti segnalo la cosa per tua informazione
    e vado di Amazzonia

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  14. Caro VitruviusMoro, intanto sto qui, e ho anche la posta elettronica attiva (la trovi sulla mia bio), e quindi certo che si rimane in contatto, anzi, credo scriverò molto di più avendo più tempo a disposizione. E veniamo a Justine 2.0. Il romanzo è edito da INK Edizioni che pur non essendo una casa editrice a pagamento (EPA) non è Einaudi, pertanto i librai non ne tengono nemmeno una copia. Più amiche da Bologna hanno dovuto ordinarlo. Stessa cosa a Bari, nonostante puoi immaginare quante ne abbia vendute. Essendo distribuito da Messaggerie ai signorini commessi o librai basterebbe spezzarsi il ditino sul computer e ordinarlo su tua richiesta. Oppure, puoi ordinarlo su Amazon e arriva in pochissimi giorni. Credo ci sia anche uno sconto. Fammi sapere. So che è più comodo "beccarsi" sui social, ma sta girando così... :* kiss.

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  15. Matteo caro, ovvio che il BLOG resterà ;) Sono qui e su gmail. Scrivimi quando vuoi.

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  16. Non ti conosco (ho letto questo pkst tramite un passaparola da facebook) ma concordo con molto di quel che scrivi. Purtroppo mi occupo di comunicazione e non riesco a scindere il mio profilo personale da quello lavorativo: chi mi conosce sa che lavoro faccio e nell'abolizione della privacy propria dei social a tutti sembra normale taggarmi se incappano in questioni lavorative che potrebbero essere interessanti.
    Uno sproloquio per dire che condivido, e che mi spiace a volte di non poter sospendere almeno qualche giorno :) lo farei volentieri
    Monica

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  17. Intanto grazie per il commento, anche se "sproloquio" non è proprio un termine calzante. Normalmente su twitter ti avrei bannata. :D I social sono fondamentali per chiunque. Io sono curatrice editoriale. E scrivo. Ma ciò non vuol dire nulla. Si scriveva e si faceva gli editor anche prima dei social. Sono scuse. Cazzate. Il lavoro si fa fuori, almeno quello vero.

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  18. Buongiorno Elena :)
    non sono uno che "vuole sapere veramente come stai o fare due chiacchiere con te", però il tuo blog è sempre stato per me un momento di arricchimento per le tue argute osservazioni sulla nostra società (nel mondo reale e virtuale), per i tuoi pensieri e le tue riflessioni.
    Capisco il tuo stato d'animo ma, egoisticamente, spero che troverai ancora il desiderio e il tempo di condividere ancora almeno attraverso il blog.
    Le tue risposte ai commenti contengono più di un segnale di speranza.
    Grazie e di cuore e un saluto anche dalla Svizzera.

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  19. Ciao Elena, non sono ovviamente tra i tuoi 500 amici o conoscenti reali, ma credo di non essere stato nemmeno tra coloro che ti seguivano solo per ottenere visibilità o RT. La tua scelta è coraggiosamente consapevole, ed è una cosa su cui medito da un po' anch'io, anche se per ragioni parzialmente diverse. Probabilmente potrei raggiungerti tra non molto nel limbo dell'a-social. :)

    Nel frattempo, ti seguirò qui; come facevo già prima, del resto.

    Luca

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  20. Spesso mi sveglio all’alba, e quando mi appropinquo sonnecchiando verso la fermata del bus, già noto persone che con il loro smartphone scrivono messaggi, le loro dita si muovono in modo compulsivo, tremano per l'ansia di scrivere o postare qualcosa che sembra di importanza vitale, eppure sono le cinque del mattino; sinceramente mi incuriosiscono, vorrei capire cosa scrivono, cosa postano o twittano a quell'ora, li vedo talmente concentrati su quel piccolo schermo, che non di rado perdono la corsa, oppure scendono alla fermata sbagliata - lo intuisco dalle loro espressioni di disappunto -.
    I miei amici mi giudicano una persona ottusa, non mi decido di comprare uno smarthphone, di conseguenza non mi decido di utilizzare WhatsApp; ed ora sono fuori anche da Twitter e da Facebook. Non disprezzo la tecnologia, ma la deriva che sta creando un suo utilizzo distorto è preoccupante. Una delle definizioni di deriva è: “Abbandonarsi per inerzia al corso degli eventi finendo con l'allontanarsi da forme di vita ordinate e regolari”.
    Questa definizione penso sia calzante, c’è un torpore dei sensi terrificante, la disattenzione ci sta allontanando dall’essenziale, è ormai padrona incontrastata della nostra esistenza.
    L’unica vera forma di ordine a cui non posso rinunciare è quella dei sensi.

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  21. Beh, sì, Blunotte. Non è un caso che in questi anni di Twitter abbia scritto cinquanta #deriveditwitter

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  22. Non sempre ero d'accordo con te, ma sempre ho pensato che il tuo fosse un contributo importante. Mancherai.
    Ciao
    @titofaraci

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  23. Quale onore averti sul mio Blog, Tito. Grazie, con te al mio funerale sarete veramente un buon numero. :D

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