Se Mr Big non avesse avuto il macchinone e un corposo conto in
banca, non credo che la compulsiva collezionista di abiti e scarpe di marca,
l’eroina Carrie, avrebbe fatto tante storie e per ben sei serie televisive.
Ogni volta che mi piace seriamente qualcuno mi domando
sempre, e provo a essere sincera, se lo amerei comunque, fosse anche il
salumaio sotto casa.
Così non è. E d’altra parte come possiamo giudicare un uomo
se non dal suo insieme, come possiamo amare le sue caratteristiche non tenendo
conto del suo status sociale.
Ed ecco la differenza numero uno.
Nell’immaginario collettivo, infatti, e in quello maschile
in particolare, se una donna è bella, gentile e mansueta tanto basta. E non lo dico io, non mi sto inventando
niente, penso per esempio alle produzioni hollywoodiane dove non si è mai vista
una ricca Manager fare il filo al “prostituto” di quartiere, dargli la carta di
credito e mandarlo per negozi a rifarsi i guardaroba affinché, a fine giornata,
l’aspetti disteso sul letto.
Penso al successo dell’estate, che ha visto milioni
di donne sulle sdraio a sognare Mr Grey e le sue fruste. Se non avesse avuto
elicottero e attico panoramico, ma si fosse trattato di un meccanico, bello sì
ma di Tor Marancia, la virginale protagonista sarebbe fuggita assieme ai suoi
“rossori” alla prima sfumatura di sado maso.
Inutile girarci attorno e continuare a domandarci cosa c’è
che ancora non va.
Basta guardare i numeri delle donne sedute in Parlamento e a
capo delle industrie nostrane –quelle che sono rimaste-.
Se in azienda il top Manager è donna, dal piglio aggressivo,
lo sguardo severo e la voce grossa, sarà automaticamente etichettata come
stronza, isterica, frigida, se di contro è un uomo, sarà un grande Manager. Se
tutto andrà bene e la donna riuscirà faticosamente a guadagnarsi la stima dei suoi
sottoposti, sarà una donna “con le palle” -attribuzione così detestabile che mi
fa orrore persino scriverla.
Ma il punto è sempre lì.
Le caratteristiche della donna così come quelle dell’uomo non
sono cambiate. E io non avrei nulla da eccepire se non fosse però peggiorato il
nostro vivere quotidiano.
Un tempo, e nemmeno troppo lontano, se la donna aspirava a
fare un matrimonio ricco e a sistemarsi, fosse pure con un vecchio bavoso come
Arnolfo Signor de la Souche, nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Oggi, è
uno scandalo.
Allora bisogna farlo di nascosto, celare il fine ultimo
persino a noi stesse e fingere che dietro l’interesse economico ci sia chissà
quale grande amore.
Per questo apprezzo molto di più chi si fa pagare. Pensate
che tristezza dover chiacchierare con le amiche delle peculiarità sessuali del
signore che ci mantiene, nell’ansia crescente che suonati i quaranta ci darà il
benservito per una di venti.
Certo, oggi al contrario di ieri, tempo in cui in caso di
divorzio una donna poteva anche sentirsi negare anche la possibilità di vedere
i propri figli, abbiamo molte più tutele, ma rimane una scomodità di fondo, un
non saper bene dove collocarci e come agire, chi essere.
Perché al naturale ruolo di “fattrici” e di angeli del
focolare si è aggiunto quello di essere –e giustamente- donne indipendenti.
Come se fino agli anni settanta fossimo vissute nell’ovatta:
non ci sono tra gli “eroi di guerra” le migliaia di donne rimaste a casa tra le
macerie alle prese con il nemico –maschio e in divisa- e la borsa nera.
Ho la sensazione che dichiararci pubblicamente consapevoli della
nostra indipendenza sia stato il più grande errore che potessimo commettere.
Perché a questo punto tutto diventa un controsenso, le armi che
abbiamo per le mani sono a doppio taglio e rivolte contro di noi e solo perché
ragioniamo più rapidamente, siamo perfette per il “problem solving” e in fatto
di diplomazia non abbiamo eguali.
E il problema non sono gli uomini che anzi, per la maggior
parte amano la nostra capacità di togliergli le castagne dal fuoco, il problema,
forse, sono le donne che odiano le donne: per invidia e non per ideologia.
Oggi, sembra che ci sia “di male” a fare qualsiasi cosa: c’è
di male a fare marchette, c’è di male a sposare Briatore, c’è di male a fare la
casalinga così come a non avere figli.
Tutte pronte a sognare Mr Gray senza perdere una puntata di
Sex & the city ma anche pronte a puntare il dito e condannare quella più
bella, più furba e più arrivista.
Per alcune dovremmo spuntare le nostre armi: seduzione e
capacità di persuasione, per altre dovremmo invece esaltarle.
La verità è che se abbiamo cambiato abito non abbiamo
cambiato la nostra attitudine al pettegolezzo e all’invidia, a quel bla bla bla
da parrucchiere che fa –giustamente- tanto ridere i maschi.
È che nei partiti e nelle aziende come nei giornali o nelle
case editrici andiamo avanti sì, ma sotto l’egida del maschio che, signore e
padrone, continua a rimanere sul piedistallo e a decidere le nostre sorti.
Allora non sarebbe meglio dire le cose come stanno ed
evitare di fare mille giri d’ipocrisia per arrivare al punto, che poi è sempre
quello?
Io amo le donne e ne sto incontrando di magnifiche. Donne intelligenti,
professionali, piene di fantasia e buon gusto, colte e piene d’ironia però,
sono convinta che in determinate situazioni –e a supporto di ciò ci sono centinaia
di studi sul comportamento delle donne nei luoghi di lavoro- potremmo diventare
belve feroci e sbranarci l’un l’altra.
Ecco cosa c’è che non va: manca la “sorellanza” tanto
auspicata dai movimenti femministi italiani e che non siamo mai state in grado
di creare. Non va che ci ostiniamo a non voler riconoscere la nostra natura e
vogliamo credere di aver fatto passi da gigante quando invece, per sposare Mr
Darcy e sistemarci, saremmo disposte a vendere anche nostra madre.
So benissimo che questo post farà infuriare molte donne. So
che in tante mi domanderanno che amiche frequento e che loro no, non sono così.
Naturalmente ci sono le eccezioni, ma di Luo Salomè ne nasce una sola nella
storia dell’umanità. Non intendo nemmeno sdoganare un argomento così importante
in poche righe, ma la regola, rimane quella, e forse, se vogliamo fare qualche
passo avanti, dovremmo cominciare a farci i conti sul serio.
Evviva
RispondiEliminaCiao!!
RispondiEliminaRifletto sul tuo magic moment:
Pensi che ci sia una qualche differenza tra le donne "occidentali" e non.. le africane per esempio? Penso di sì..
.. Non so: una mia "conoscente" di FB ha postato proprio oggi una frase che conteneva la frase "Anche il buon Dio non ha saputo far organizzare le donne"..
Per esperienza personale senz'altro condivido il tuo di approccio, laico anziché deterministico..
Penso infatti che lo stato delle cose sia il frutto di una società in cui appunto è il maschilismo che detta le regole e che insinua una competizione individualistica sfrenata..
Una società superficiale in cui la confezione deve splendere più del contenuto, che può essere scomodo e diversamente etico.