Non c’è niente da fare: da quando la Susanna mi ha fatto imbufalire con la storia della montagna di camicie da stirare, ovviamente tutte di suo figlio, l’immagine del ferro da stiro e di tutti i suoi significati e sottotesti, m’impedisce di concentrarmi su qualsiasi altra attività.
Quale bambina non ha posseduto un piccolo ferro da stiro giocattolo?
Lo confesso, io piansi addirittura, e urlai a lungo, pur di ottenerne uno da viaggio che stirasse sul serio!
Quel giorno, davanti all’asse da stiro e il ferro in mano, entrai a buon diritto nelle fila delle brave donnine italiche: stirare anche slip e calzini, lavare sempre i piatti e immediatamente dopo i pasti, rompermi la schiena a qualunque costo pur di dichiarare alla fine, sicuramente paga, sudata e ancora in pigiama, fiera di quell’opera faraonica, immersa in un tanfo di candeggina, la mia vittoria sullo sporco e sull’eterno disordine maschile.
Per il mio ventottesimo compleanno, mia suocera –ormai ex- mi regalò un ferro da stiro ultra moderno e costosissimo ma, nonostante la collettiva invidia per il dono e le esplosioni di entusiasmo, io mi sentii offesa ma infine piegai, impugnando ancora una volta, il casalingo scettro.
Quando poi, come la maggior parte delle volte capita, non si è neanche in grado di decidere sul da farsi ma semplicemente perché prese in contropiede e sorprese dagli eventi, eccoci in ginocchio a spazzare via la polvere da sotto il letto di qualche sconosciuto che ci ha fatto giacere, piacevolemente per carità, in lenzuola cambiate un paio di mesi prima o schiave, alle prese con una pila di piatti incrostati nel lavello della cucina di uno splendido individuo incontrato solo due giorni prima.
E nonostante i buoni propositi!
Lo facciamo così, d’istinto: come cavie da laboratorio abituate a eseguire l’ordine dopo la scossa elettrica e, nel nostro caso, proprio da quella notte da urlo passata fra le braccia di lui. Un lui che nella nostra mente e nelle conversazioni con le amiche è già il “nostro uomo” del quale dobbiamo prenderci cura insieme alla sua casa, ma che nella realtà, è uno qualunque che ci ha semplicemente “testate” per una notte e, solo se siamo fortunate, avrebbe desiderio di conoscerci meglio.
Ma questo noi ci ostiniamo a non capirlo e continuiamo a protendere le nostre mani guantate in lattice, come buone samaritane, verso chiunque abbia un suo perché: il solito Signor Qualunque che sparirà magari fra dieci anni o quaranta splendide notti o che durerà di più ma poi chissà.
Lo so, è una lotta continua fra essere servizievoli, docili e accompagnate da un marito fedifrago o egoiste, dominanti e con una buona schiera di amanti, un “fade in fade out” fra un Nicholson bello e maschio che ti sorprende e ti prende sul tavolo pieno di farina, e una "Brendona" qualsiasi dalle tette applicate che seduce e fa perdere la testa al nostro uomo che, da oggi ne siamo informate, desidera anche essere dominato.
Il “nostro uomo”: tutto da riscrivere e tutto da rivedere.
Io non mi dichiaro vinta, non abbandono il campo, ho fiducia e non mi sento ancora sotto scacco: certo il mio cuore sanguina, e non solo il mio.
Inoltre non ho più assi nella manica e neanche da stiro.
E in fondo è proprio dal ferro da stiro che dobbiamo partire, da questo utile elettrodomestico e da tutti i suoi significati, dalla campana di vetro che tutti i giorni lucidiamo intorno a loro, figli, mariti e amanti abituali, dal calore che rilasciamo con il nostro corpo e dalle belle parole che riserviamo solo ed esclusivamente a loro.
Ed è da quel senso di protezione suprema e materna che dobbiamo incominciare a sottrarre, perché è ciò per cui loro ritornano ma che evidentemente, li rende così molli e inclini al vizio e alla mancanza di rispetto per l’amore.
Si può diventare egoiste e dominanti pur avendo impresso a fuoco il marchio della docilità: indignandosi per ciò che accade, è accaduto e sempre accadrà.
Continuiamo a voler tenere in vita un modello di maschio che non esiste più.
Personalmente potrei genuflettermi e passare la vita a stirare camicie abbigliata con un corpetto contenitivo, collarino e cinghie e ci aggiungo anche un paio di tacchi a spillo vertiginosi, se solo incontrassi un uomo per il quale questo estremo sacrificio fosse necessario e soprattutto, profumatamente ripagato.
un'amore infinito da donare a chi non sa riceverlo...
RispondiEliminaIo, maschio, il ferro da stiro - da single - lo utilizzavo in autonomia (nei casi di stretta necessità). Ora che convivo, la mia compagna lo ha messo in cantina...
RispondiEliminaanche io ora l'ho messo in cantina. ma di schiave ne conosco a centinaia. Grazie per la testimonianza "Anonimo" e per essere passato di qua.
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