Sono due giorni che provo a scrivere qualcosa di positivo sull’altro sesso ma proprio non posso, non mi viene, non arrivano immagini né ricordi.
E poi leggo qua e là di dolorose separazioni, di amiche lasciate, raggelate da una notizia che proprio non volevano avere, da un sms giunto in piena notte con un –ti lascio senza rancore-.
La mia amica Teresa poi, assidua frequentatrice di delusioni amorose e cantonate a prima vista, conosciuta e disprezzata da molti per quel suo piegarsi di continuo alle volontà altrui, quasi sempre maschili, si lamenta del suo amante perché nonostante tanti anni di sesso in comune, ancora non si decide a lasciare sua moglie.
Queste lamentazioni sono cicliche, le sento arrivare dallo squillo del telefono, dall'oggetto dell'e mail o dal suo incedere stanco, un po' curva, appesantita dalle solite domande che non trovano risposta.
Dopo un fine settimana andato a monte o la visione di un film romantico Teresa è sempre a terra.
Dice che nessuno l'amerà mai e che resterà sola a vita!
Ah... beata ignoranza!
Eh sì, perché Teresa non conosce il senso di smarrimento nello svegliarsi e non riconoscere accanto a sé l'oggetto del proprio amore.
Non sa cosa si prova nel vedere quello che fin qui era stato un amante gentile e passionale, che ci regalava fiori e poesie, bofonchiare qualcosa del tipo -è pronto il caffè - per voltarsi di schiena e rimettersi a dormire.
Dopo averla stretta a me con tutta la tenerezza che può servire a far cessare quel pianto a suo avviso necessario ma per me completamente inutile, le ho raccontato la storia di un mio amante bellissimo.
Lo dico perché di norma non amo gli uomini belli, più sono brutti, insicuri e nevrotici senza possibilità di guarigione più li accolgo con favore, ma solo come amanti, e possibilmente per una sola stagione.
Era un uomo intelligente, uno di quegli intellettuali coerenti fino in fondo e che nessuna lusinga è grado di smuovere, nessuna critica di demolire. Un Gregory Peck un po' sdrucito e distratto così pieno di amici che quando uscivo con lui era una continuo fermarsi a salutare, stringere mani e parlare, mi presentava a chiunque fiero ed eroico, quasi che quei trent'anni di differenza, all'epoca visti come una distanza incolmabile e amorale, fossero un particolare da niente.
La storia andò avanti per un anno finché un giorno, non esisteva la comodità del web, un mattino di giugno, una donna bella dagli occhi grandi e tristi suonò alla mia porta: era sua moglie.
Il confronto fu assai civile, quell’uomo aveva scelto bene, e lei si disse affatto sorpresa da quella scoperta, amareggiata e triste sì, ma pur sempre disposta a cedere qualora io fossi stata disposta a prendermelo.
E fu a quel punto che mi sentii smarrita, ricordo bene che l’idea di “prendermelo” mi appesantì d’un tratto la schiena.
Il mio viso ventenne dovette subire un rapido e precoce avvizzimento perché lei iniziò subito a rassicurarmi e darmi istruzioni per l’uso.
Mi bastò qualche accenno al suo cuore mal messo, alle analisi del sangue trimestrali, al suo innato disordine e alla dedizione alle bugie, e quindi al tradimento, per decidere di lasciarlo.
Che non fosse una tattica lo seppi alcuni anni dopo quando ebbi modo di conoscere la sua seconda moglie.
Ogni volta che ho una storia con qualcuno che mi piace proprio e che a causa della passione vorrei tutto per me, cerco di immaginarlo in una possibile quotidianità.
Eliminate le parole sublimi che in molti elargiscono a piene mani come preludio all’amplesso, tolti i regali, le rose rosse e la musica, rimane ben poco.
Ed è allora che senza maschera, nevrosi, paure per malattie impossibili, ansia da rendimento e noia per quelle storie raccontate per l’ennesima volta e che ormai conosci a memoria, si palesano.
Lo vedi ciondolare per casa mentre tu ti affatichi a mettere ordine fra le sue cose che pigramente organizza cene che tu dovrai cucinare, viaggi che tu dovrai organizzare e idee che solo tu potrai concretizzare.
Lo vedi arrivare stanco dal lavoro giusto il tempo di scaricare su te rabbia e frustrazione, sempre al centro del tuo salone pulito, sempre al centro della sua vita perfetta e della sua etica incrollabile.
Lo vedi rivolgerti appena lo sguardo per darti educatamente la buona notte, voltarsi dall’altra parte e incominciare a russare.
Gli amanti sono il regalo più bello che una donna possa desiderare, affettuosi, pieni di premure e attenzioni, sempre propensi al sorriso e alla passione, tutto il resto, è meglio lasciarlo alle loro signore.
E poi leggo qua e là di dolorose separazioni, di amiche lasciate, raggelate da una notizia che proprio non volevano avere, da un sms giunto in piena notte con un –ti lascio senza rancore-.
La mia amica Teresa poi, assidua frequentatrice di delusioni amorose e cantonate a prima vista, conosciuta e disprezzata da molti per quel suo piegarsi di continuo alle volontà altrui, quasi sempre maschili, si lamenta del suo amante perché nonostante tanti anni di sesso in comune, ancora non si decide a lasciare sua moglie.
Queste lamentazioni sono cicliche, le sento arrivare dallo squillo del telefono, dall'oggetto dell'e mail o dal suo incedere stanco, un po' curva, appesantita dalle solite domande che non trovano risposta.
Dopo un fine settimana andato a monte o la visione di un film romantico Teresa è sempre a terra.
Dice che nessuno l'amerà mai e che resterà sola a vita!
Ah... beata ignoranza!
Eh sì, perché Teresa non conosce il senso di smarrimento nello svegliarsi e non riconoscere accanto a sé l'oggetto del proprio amore.
Non sa cosa si prova nel vedere quello che fin qui era stato un amante gentile e passionale, che ci regalava fiori e poesie, bofonchiare qualcosa del tipo -è pronto il caffè - per voltarsi di schiena e rimettersi a dormire.
Dopo averla stretta a me con tutta la tenerezza che può servire a far cessare quel pianto a suo avviso necessario ma per me completamente inutile, le ho raccontato la storia di un mio amante bellissimo.
Lo dico perché di norma non amo gli uomini belli, più sono brutti, insicuri e nevrotici senza possibilità di guarigione più li accolgo con favore, ma solo come amanti, e possibilmente per una sola stagione.
Era un uomo intelligente, uno di quegli intellettuali coerenti fino in fondo e che nessuna lusinga è grado di smuovere, nessuna critica di demolire. Un Gregory Peck un po' sdrucito e distratto così pieno di amici che quando uscivo con lui era una continuo fermarsi a salutare, stringere mani e parlare, mi presentava a chiunque fiero ed eroico, quasi che quei trent'anni di differenza, all'epoca visti come una distanza incolmabile e amorale, fossero un particolare da niente.
La storia andò avanti per un anno finché un giorno, non esisteva la comodità del web, un mattino di giugno, una donna bella dagli occhi grandi e tristi suonò alla mia porta: era sua moglie.
Il confronto fu assai civile, quell’uomo aveva scelto bene, e lei si disse affatto sorpresa da quella scoperta, amareggiata e triste sì, ma pur sempre disposta a cedere qualora io fossi stata disposta a prendermelo.
E fu a quel punto che mi sentii smarrita, ricordo bene che l’idea di “prendermelo” mi appesantì d’un tratto la schiena.
Il mio viso ventenne dovette subire un rapido e precoce avvizzimento perché lei iniziò subito a rassicurarmi e darmi istruzioni per l’uso.
Mi bastò qualche accenno al suo cuore mal messo, alle analisi del sangue trimestrali, al suo innato disordine e alla dedizione alle bugie, e quindi al tradimento, per decidere di lasciarlo.
Che non fosse una tattica lo seppi alcuni anni dopo quando ebbi modo di conoscere la sua seconda moglie.
Ogni volta che ho una storia con qualcuno che mi piace proprio e che a causa della passione vorrei tutto per me, cerco di immaginarlo in una possibile quotidianità.
Eliminate le parole sublimi che in molti elargiscono a piene mani come preludio all’amplesso, tolti i regali, le rose rosse e la musica, rimane ben poco.
Ed è allora che senza maschera, nevrosi, paure per malattie impossibili, ansia da rendimento e noia per quelle storie raccontate per l’ennesima volta e che ormai conosci a memoria, si palesano.
Lo vedi ciondolare per casa mentre tu ti affatichi a mettere ordine fra le sue cose che pigramente organizza cene che tu dovrai cucinare, viaggi che tu dovrai organizzare e idee che solo tu potrai concretizzare.
Lo vedi arrivare stanco dal lavoro giusto il tempo di scaricare su te rabbia e frustrazione, sempre al centro del tuo salone pulito, sempre al centro della sua vita perfetta e della sua etica incrollabile.
Lo vedi rivolgerti appena lo sguardo per darti educatamente la buona notte, voltarsi dall’altra parte e incominciare a russare.
Gli amanti sono il regalo più bello che una donna possa desiderare, affettuosi, pieni di premure e attenzioni, sempre propensi al sorriso e alla passione, tutto il resto, è meglio lasciarlo alle loro signore.
Tutto sommato crudele, un poco per entrambe le parti del gioco, però effettivamente sublime.
RispondiEliminal'amore è crudele. soprattutto quando passa. e purtroppo, passa sempre.
RispondiEliminanient'affatto crudele e nemmeno disincantato. ma femminile in coscienza. perché è necessario escludere la competizione, che non ci rende giustizia e tantomeno onore, come è necessario sfondare l'amore perché ci sappia inondare. violento come dolce sarà il riflusso. come dici tu: passa. e conta ciò che resta.
RispondiEliminapiacere elena, sono francesca
Ciao Francesa, piacere mio e felice di conoscerti e grazie per le preziose considerazioni.
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