Erano mesi che non sentivo Roberto Cotroneo. Alcune settimane fa avevo letto un suo pezzo su "Sette" che parlava di quanto, nel 2.0, gli amici siano sempre più fisicamente distanti e non chiamino più, accontentandosi di un commento on line, di un tweet, di un post.
Vinta la mia innata timidezza -che ci crediate o no è così- l'ho chiamato.
E' stata come sempre una chiacchierata costruttiva, sicuramente per me, e non solo sulla scrittura, l'editoria e tutte quelle cose di cui l'allieva parla con il Maestro, ma anche sull'amore.
Con il suo consenso, e credo in esclusiva sul web, vi propongo un'intervista che Roberto ha rilasciato a Nicoletta Melone per "A"che parla, appunto, d'amore.
Penso che certe parole, le sue, ci faranno riflettere un bel po'.
Mettetevi comodi.
ROBERTO COTRONEO
Ma se l’amore se ne frega dell’anagrafe
Evitare la passione dopo gli “anta”? Sbagliato. Uno
scrittore
(appassionato) replica a Conti
di Nicoletta Melone – per “A”.
No, non ditelo a lui che bisogna “rispettare le stagioni
della vita per evitare il ridicolo”. Che l’amore va maneggiato con
circospezione, soprattutto a una certa età. E con persone di un’altra età.
«L’amore prudente è un ossimoro», dice. Un controsenso, una contraddizione.
Roberto Cotroneo, giornalista e scrittore, non è tipo da
freno a mano tirato, da sentimenti omeopatici, da affettuose canaste sul lago
dorato. Sarà che è più vicino ai cinquanta che ai sessanta (è del ’61) ma
questa storia che a sessant’anni è meglio andarci piano con i sentimenti forti
(e le fidanzate giovani) non lo convince. Di più: trova che la teoria della
cautela “non funziona nemmeno da un punto di vista squisitamente teorico
antropologico.
Chiaro? E per spiegarlo meglio, sfodera le sue doti di
carismatico prof (giornalismo alla Luiss) e di romanziere. Tira in ballo Pessoa
e Jung. Il dibattito innescato da Paolo Conti, che ha scritto sul Corriere e
ribadito su “A” che a 58 anni l’amour fou non è cosa lo vede schierato con i
romantici. Quelli che hanno subissato il giornalista di messaggi di rimprovero
(“bacchettone”). Quelli convinti che la passione se ne freghi dell’anagrafe.
Sta con i coraggiosi col cuore in mano Cotroneo, saggista e poeta, autore di un
romanzo non per niente intitolato Questo amore. E di tweet d’amore che Marco Giusti ha definito la
miglior risposta a Conti e ai fautori del prepensionamento sentimentale. È un
teorico del forever young. Del romanticismo come must have: «Qualcosa che nella
società odierna costituisce la tua identità, il segno di una personalità ricca,
complessa. Avere una passione in atto è cool, è come avere un’opera d’arte in
casa. È come andare al museo e far vedere di conoscere la pittura astratta:
dimostra che non sei un bifolco sentimentale». Il fatto che la sua “passione in
atto” sia una bellissima attrice con 20 anni di meno, Gaia Bermani Amaral, è
solo un dettaglio. Non ditegli che la pensa così solo per questo. Un amore di
cui parlare Cotroneo, fraseggiator cortese dell’epoca di Facebook, cesellatore
di sublimi aforismi su twitter, ce l’avrebbe. Ma lui glissa, analizza, decontestualizza. Se ti va bene cita De Andrè. Se no
Platone.
Sicuro che Paolo
Conti non abbia tutti i torti?
«Quello che dice può essere condivisibile per certi aspetti.
Ma non sta in piedi. L’età media si è allungata, la giovinezza si è prolungata.
Una volta a sessant’anni andavi col giornale ai giardinetti. I
cinquanta-sessantenni di oggi sono i trenta-quarantenni di ieri. Penso a mio
padre: non dico di non averlo mai visto senza cravatta, ma quasi. Di sicuro non l’ho mai visto, come facciamo tutti
adesso, con un paio di jeans».
Un conto è portare i
jeans, un conto è portarsi a casa una ventenne.
«Bisogna chiedersi che ruolo ricopre l’amore nella società
moderna. Che è fondamentale. L’identità sentimentale è fortissima. Innamorarsi
è un segno di vitalità. Che con l’età diventa anche più importante. E poi non
avere vita amorosa ti identifica come una persona arida. A cui manca qualcosa».
Semplificando: se non
ami sei uno sfigato. Peggio che non avere lo smartphone.
«Un po’ drastico. Ma rende l’idea. Una volta il grande amore
era roba da ricchi. Da nobili. I contadini non avevano tempo di struggersi.
Prendevano moglie e mattevano su casa. La passione era un lusso, come arredare
il salotto con i mobili di design. Ora, in epoca di consumismo amoroso, l’arredamento
di design è alla portata di tutti. E tutti lo vogliono. A costo di
accontantentarsi di un’imitazione, di una versione low cost».
Romanticismo e
truciolato: l’Ikea dei sentimenti.
«Esatto. Dire “ho 60 anni non m’innamoro” suona chic ma è
inattuale. Pessoa scriveva: “Tutte le lettere d’amore sono ridicole. Ma
dopotutto solo coloro che non hanno mai scritto lettere d’amore sono ridicoli”».
Più amour fou per
tutti.
«Non sono cose che ti aspetti. Capita. Anche a me, dopo un
matrimonio finito, è capitato di pensare “basta”. Ho due figli, un cane. Niente
complicazioni. Poi incontri qualcuno e cambia tutto».
Ma com’è che voi
maschi cinquantenni incontrate sempre donne più giovani? Questa storia della
giovinezza che si allunga funziona solo per gli uomini.
«Non è vero. Anche le cinquantenni sono cambiate.
S’innamorano. E fanno innamorare. Lasciamo perdere il discorso della signora
col toy boy: che in effetti, è meno socialmente accettato di una fidanzata
diciottenne. Masenza estremizzare, non è vero che a una certa età le donne diventano trasparenti».
Guarda caso, lei mica
sta con una cinquantenne, sta con un attrice giovane e bellissima.
«Non mi va di parlarne, ma che c’entra? È vero, lei è
bellissima. Ma è una questione di sincronicità, di terreno condiviso. Guardi.
Lei sarebbe bella anche se fosse brutta».
Paura, mai?
«Hanno più paura i trentenni. Sono più conservatori, più
autoprotettivi, si difendono con fidanzate immutabili con cui condividono
tutto, anche la password del computer. Consegnati a un mondo precario, incerto,
si uniscono e fanno guscio».
Meglio buttarsi, ma
che fatica.
«L’idea che l’amore sia una cosa naturale, istintiva, è
sbagliata. Una relazione è frutto di un editing continuo».
A proposito di
editing. Lei scrive alla sua fidanzata tweet meravigliosi: «Amare è epico,
essere
amati è lirico”.
«In epoca di social network gli sms cono l’equivalente delle
lettere d’amore. Una volta le scrivevano in pochi. Una cosa da poeti e da scrittori.
Adesso lo fanno tutti. L’amore è epico. E si narra on line».
Amare sarà epico. Ma
se diventa una comica?
«Sto con Pessoa: l’amore in fondo non è mai ridicolo».
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