Sempre più #derivaditwitter
Al di là dell'incubo notturno, colpa di “The walking dead” e della mia passione per i morti viventi e dell'averci incluso anche il mio ex maestro di editoria, Alberto Castelvecchi –che se mai mi leggesse, abbraccio-, e che mi salvava dai mostri per mordermi però selvaggiamente all’ultimo istante, mi sveglio con l’orrenda sorpresa di un tuitter mezzo tradotto in italiano.
Ma che orrore!
Avrei quindi un tot di persone che io seguirei e 900 e passa “follower" che al ritorno dalla mia corsa sul mare potrei ritrovare come “inseguitori”.
Beh, suggerirei a questo punto la terza categoria, quelle dei FAN, così completiamo l’orrore.
Anche perché, essendo oggi tutto ridotto a un domandare e un leccare il culo –per lavoro, amore, denaro-, se lo facessimo in modo palese, per noi "massa di Choosy" l’umiliazione sarebbe completa.
No, non sono arrabbiata. Anzi, mi sono svegliata stranamente felice.
Ma è sempre così, quando un'idea arriva “alla strada”, cioè alla portata di tutti, i marketing Manager la semplificano all’estremo affinché diventi un "prodotto" di cui chiunque possa fruire liberamente. E perché tutti possano tenerlo tra le mani, "il prodotto" -compresa la nonnetta di Avellino di centosei anni che dio la benedica- esso va semplificato.
Che lo strumento di potere rivoluzionario arrivi a tutti, sì, ma svuotato della forza d’impatto iniziale, è come dotare il combattente di armi giocattolo.
Per cui siamo alla fine, alla frutta, alla deriva già paventata da me mesi fa.
È stato così anche con i movimenti degli anni settanta e il punk negli ottanta. Basta mettere in vetrina jeans borchiati che il "movimento" può dirsi bello che finito.
E non si tratta di "fantapolitica", questa è storia.
È ovvio che il potere voglia impadronirsi anche di tuitter.
Qualunque strumento di comunicazione efficace deve deregolarsi, svuotarsi di segni e codici, e arrivare alla portata della massa affinché lo renda del tutto privo di senso, fascino e ambiguità.
Tra miliardi di persone e tuttatori di “Buongiorno”, infatti, sarà sempre più difficile che le idee più cool, i libri più trend e le foto più hot, abbiano rituit e arrivino a tutti, anche perché la corsa ad acquisire follouer, tra i neofiti, è lo stesso che addobbare l’albero il ventitré di dicembre: per la fretta e per l'ansia si dimentica tutto il resto. Soprattutto, ci si scorda di leggere i tuit degli altri.
Perché come avevo previsto cuoricini e soliti bla bla bla, di cui mi sono anche rotta di parlare – e certamente anche voi di leggere- hanno preso il posto di rassegne stampa argute e di doppi sensi così criptici da poter essere inseriti in un libro di Koan.
Dunque, la semplificazione come strumento di potere.
Proviamo a vederla così, in negativo.
Come il metodo più subdolo per spuntare le nostre idee e renderle orribilmente innocue.
Il meccanismo di semplificazione e controllo, infatti, è identico a quello perpetrato dell'editoria e da certe sette religiose, quelle di stampo orientale, quelle dove ti dicono che se ripeti il famoso mantra –anche cambiando il pannolino al bebè o girando il sugo, o stirando qualcosa o facendo sesso con l’amante- trovi il famoso parcheggio, il lavoro, l'amore.
Anche lì le regole sono state tutte semplificate, i Sutra accorciati, smembrati, tradotti in formulette da baci Perugina, affinché TUTTI possano accedervi, sì, ma soprattutto perché i loro prodotti da banco vengano venduti (incensi, rosari e riviste) e infine, perché non vi sia mai spazio per una teorizzazione un po’ più personale.
Infatti, perché venga escluso il ragionamento logico, che porta alla confutazione della teoria e quindi a un pensiero indipendente, bisogna semplificare.
Pazienza se parliamo di popoli che da secoli basano la propria filosofia sul principio che il contenuto è anche la forma. Non ha importanza se tu reciti il Sutra con il giusto ritmo e che non conosca nemmeno il significato di ciò vai blaterando: l’importante è farlo, impossessarti di qualcosa, esserci.
Il mistico non è controllabile, così viene tradotto e reso innocuo.
Non che Tuitter sia uno strumento “mistico” ma di crescita, e di democrazia partecipativa, probabilmente, sì.
Al di là dell'incubo notturno, colpa di “The walking dead” e della mia passione per i morti viventi e dell'averci incluso anche il mio ex maestro di editoria, Alberto Castelvecchi –che se mai mi leggesse, abbraccio-, e che mi salvava dai mostri per mordermi però selvaggiamente all’ultimo istante, mi sveglio con l’orrenda sorpresa di un tuitter mezzo tradotto in italiano.
Ma che orrore!
Avrei quindi un tot di persone che io seguirei e 900 e passa “follower" che al ritorno dalla mia corsa sul mare potrei ritrovare come “inseguitori”.
Beh, suggerirei a questo punto la terza categoria, quelle dei FAN, così completiamo l’orrore.
Anche perché, essendo oggi tutto ridotto a un domandare e un leccare il culo –per lavoro, amore, denaro-, se lo facessimo in modo palese, per noi "massa di Choosy" l’umiliazione sarebbe completa.
No, non sono arrabbiata. Anzi, mi sono svegliata stranamente felice.
Ma è sempre così, quando un'idea arriva “alla strada”, cioè alla portata di tutti, i marketing Manager la semplificano all’estremo affinché diventi un "prodotto" di cui chiunque possa fruire liberamente. E perché tutti possano tenerlo tra le mani, "il prodotto" -compresa la nonnetta di Avellino di centosei anni che dio la benedica- esso va semplificato.
Che lo strumento di potere rivoluzionario arrivi a tutti, sì, ma svuotato della forza d’impatto iniziale, è come dotare il combattente di armi giocattolo.
Per cui siamo alla fine, alla frutta, alla deriva già paventata da me mesi fa.
È stato così anche con i movimenti degli anni settanta e il punk negli ottanta. Basta mettere in vetrina jeans borchiati che il "movimento" può dirsi bello che finito.
E non si tratta di "fantapolitica", questa è storia.
È ovvio che il potere voglia impadronirsi anche di tuitter.
Qualunque strumento di comunicazione efficace deve deregolarsi, svuotarsi di segni e codici, e arrivare alla portata della massa affinché lo renda del tutto privo di senso, fascino e ambiguità.
Tra miliardi di persone e tuttatori di “Buongiorno”, infatti, sarà sempre più difficile che le idee più cool, i libri più trend e le foto più hot, abbiano rituit e arrivino a tutti, anche perché la corsa ad acquisire follouer, tra i neofiti, è lo stesso che addobbare l’albero il ventitré di dicembre: per la fretta e per l'ansia si dimentica tutto il resto. Soprattutto, ci si scorda di leggere i tuit degli altri.
Perché come avevo previsto cuoricini e soliti bla bla bla, di cui mi sono anche rotta di parlare – e certamente anche voi di leggere- hanno preso il posto di rassegne stampa argute e di doppi sensi così criptici da poter essere inseriti in un libro di Koan.
Dunque, la semplificazione come strumento di potere.
Proviamo a vederla così, in negativo.
Come il metodo più subdolo per spuntare le nostre idee e renderle orribilmente innocue.
Il meccanismo di semplificazione e controllo, infatti, è identico a quello perpetrato dell'editoria e da certe sette religiose, quelle di stampo orientale, quelle dove ti dicono che se ripeti il famoso mantra –anche cambiando il pannolino al bebè o girando il sugo, o stirando qualcosa o facendo sesso con l’amante- trovi il famoso parcheggio, il lavoro, l'amore.
Anche lì le regole sono state tutte semplificate, i Sutra accorciati, smembrati, tradotti in formulette da baci Perugina, affinché TUTTI possano accedervi, sì, ma soprattutto perché i loro prodotti da banco vengano venduti (incensi, rosari e riviste) e infine, perché non vi sia mai spazio per una teorizzazione un po’ più personale.
Infatti, perché venga escluso il ragionamento logico, che porta alla confutazione della teoria e quindi a un pensiero indipendente, bisogna semplificare.
Pazienza se parliamo di popoli che da secoli basano la propria filosofia sul principio che il contenuto è anche la forma. Non ha importanza se tu reciti il Sutra con il giusto ritmo e che non conosca nemmeno il significato di ciò vai blaterando: l’importante è farlo, impossessarti di qualcosa, esserci.
Il mistico non è controllabile, così viene tradotto e reso innocuo.
Non che Tuitter sia uno strumento “mistico” ma di crescita, e di democrazia partecipativa, probabilmente, sì.
devo rileggerti:)
RispondiElimina(però mi piace:)
Era da tempo, e sottolineo da tempo che non trovavo un blog interessante. Tra fashion blogger ed egocentrici, falsi poeti e chi più ne ha più ne metta, avevo perso le speranze...
RispondiEliminaIo non ci sono rimasta 20 secondi sul tuo, ma a me, che tu sia rimasta sul mio per quel lasso di tempo o poco più va bene lo stesso... Visto il modo in cui scrivi certe cose, ti rinnovo i complimenti (Ehi! non faccio complimenti a tutti io....)
E' vero (come tu stessa dici) non quivale ad essere scrittori se si scrive di se stessi, ma ci sono vite che incuriosiscono e affascinano, parole che puoi fare tue, che magari mentre leggi ti assomigliano anche un poco. Bello poter leggere di vite così ogni tanto! Io sul tuo blog ci sono capitata da un RT e quando ho letto l'ultimo post per un attimo ho pensato che facessi il mio stesso lavoro, poi ho capito che era un racconto, ma ho proseguito la lettura. Adoro #derivaditwitter. Dici proprio delle verità!
Quindi che dirti? Grazie di scrivere cose interessanti, cose che mi piacciono. I blogger non sono proprio in via d'estinzione allora!!!
;)
A presto...
Tornerò sul tuo blog di sicuro e magari ci linkiamo. le librerie sono piene di autobiografie il che non significa che non siano letture importanti, facevo un distinguo tra il "mestiere" e il desiderio di condivisione ma è un annoso problema su cui ci sarebbe veramente tanto da dire. Normalmente si scrive ciò che si conosce e certe situazioni le ho fatte mie, non come te -e devo dire purtroppo perché è un mestiere che fatto a un certo livello m'intriga da sempre- ma le conosco abbastanza da poterne parlare ;) Grazie "Bella" e ci si vede in TL.
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