Prima o poi scoprirai di
essere nella RED list di Marina, o di una sua amica.
Non sempre un amore liquido nasce on line. E Marina non
vuole sorprese. Non beve, non fuma ed è vegana.
È razionale, single e usa il tempo, il suo e di sua figlia tredicenne,
con la stessa serietà con cui gestisce l’agenda del Manager per il quale lavora
da otto anni, e che ama, non ricambiata, dal giorno del primo colloquio.
Ambisce a posizioni hot sulla scrivania o sotto e le ripassa
ogni sera prima di addormentarsi, poco male se al mattino si trova a tu per tu
solo con fax, fotocopiatrice e PC.
Ha avuto diversi alias con cui negli anni è riuscita a
entrare nella hot list di Franco, lui, ha numerosi account con cui si diverte
nel tempo libero.
Perché Franco non è fedele a sua moglie, e nemmeno a Marina.
Marina colleziona le password di Franco e anche i suoi post
it, preziosi feticci che ripone ogni sera in una scatola di legno e avorio
gelosamente custodita nell’ultimo cassetto della sua ordinatissima scrivania.
Colleziona anche i capelli di Franco, che raccattati dal
pavimento del bagno o dal lavello, porta una volta al mese, mettendo da parte
qualsiasi pudore, da un’amica sedicente maga nella speranza che il filtro
d’amore prima o poi abbia effetto.
Marina è convinta che lei e Franco siano fatti l’uno per
l’altra. Il perché lui non abbia mai osato andare oltre un formale “come sei
elegante oggi” non la sfiora né la induce ad alcuna conclusione logica, l’unica:
il sacrosanto terrore di avere per amante una segretaria quarantenne mamma/single
e in attesa di un amore possibilmente “eterno”, per esempio.
“Submissive-72”,
“incatenatapersempre” e “genuflessa” sono alcuni dei nickname di Marina.
Anni fa, su MSN, lei e Franco erano arrivati al dunque.
Dopo sei mesi di chat notturna come “incatenatapersempre” e
dopo aver scoperto i suoi gusti –ovvi- in fatto di sesso aveva fatto breccia
nel suo cuore di Master del sabato sera.
Gli scambi di foto furono il momento clou della relazione.
Marina aveva molto obiettivi: andare dal parrucchiere tre
volte a settimana, iscriversi in palestra per eliminare quegli ostinati cinque
chili di troppo e imparare tutto su Giappone e bondage.
Pronta a lasciarsi legare e appendere dal sesto piano del palazzo
specchiato, in cui ancora oggi lavora, aveva deciso di accettare il suo invito
in un locale Privé sulla costiera romagnola declinando poi l’impegno a causa di
una colica epatica da stress.
Ridotta a collezionare anche le ricevute dei taxi del suo
amato manager, oltre a scontrini e biglietti da visita da lui cestinati, e condannata
a un profilo FB autentico, Marina ha cercato di mostrare a Franco il suo lato migliore:
madre amorevole, ballerina, sportiva, amante del jazz e improbabile alpinista -ma
con un paio di short mozzafiato.
Dal suo profilo, lancia frasi sibilline che Franco proprio
non coglie: sono il battito del tuo cuore, sono nata quando ti ho visto, fammi
sognare.
Intorno alle 23.00 quando la figlia dorme e i piatti sono
già impilati e asciutti nella cucina lucida e ordinatissima, Marina medita, e
il cuore, sgorga stille di sangue.
Secondo l’andamento della giornata, le frasi sono da rialzo
di glicemia, odio compresso, odio a morte.
Lei è una di quelle in posa ammiccante che scorrono sulla
TL, e che urla al mondo intero, ma affinché uno sola l’ascolti, la passione
bruciante coltivata nella solitudine del proprio Id number.
Tutto il suo amore, declinato in seconda persona singolare,
è alla mercé di chiunque tranne di chi dovrebbe leggerla.
Quando è furiosa per questo amore liquido così insensato da
non riuscire a confidarlo nemmeno alla sua amica del cuore –otto anni è un
tempo eccessivo anche per una stalker-, si dà all’acquisto compulsivo.
Franco, amante di tutte le “sfumature di grigio”, da buon
cultore di sado maso “soft” (genere inesistente in natura ma creato dai
marketing manager), ama la donna in abito attillato e in perfetta forma.
La speranza che lo spacco si apra mentre è chinata a
raccogliere qualcosa, fa sì che Marina indossi scomodissimi reggicalze che poi
sfila con rabbia, una volta in auto, per sostituirli con comodi collant.
Passa le giornate on line a monitorare i movimenti del suo
capo e quando lo vede in chat irrompe in ufficio con le scuse più diverse.
La frustrazione più grande è che su twitter Franco non la
segue.
L’ha defollowato circa settanta volte per rifollowarlo un
minuto dopo.
Perché lui si accorga di quanto i loro gusti sono simili,
lascia libri e manuali di Feng Shui e massaggi sulla sua scrivania, accanto a
una splendida orchidea che nebulizza con accanimento.
Pensa a lui lasciando le mani fuori dalle lenzuola e i suoi
sogni erotici non vanno più in là di un’abatjour rigorosamente spenta e di un
Franco sempre dolcissimo nonostante quel certo amore per la legatura.
Franco l’uomo che vede ogni giorno, ha tutti i capelli in
testa e usa dopobarba nauseanti che le ricordano il suo papà. Ma forse, ci
fosse stato uno più basso e anche un po’ stempiato, sarebbe andato bene uguale.
Alla proposta sensata di sua figlia di andare da un buon analista
o di cercarsi un fidanzato Marina risponde: intanto sto benissimo, e poi, l’uomo
ce l’ho già.
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