Sono rimasta incantata a guardarli per tre estati domandandomi se anche
Anita si sarebbe piegata all’amore. A quel tipo di amore, quello che domanda sacrifici e rinunce e che ci impedisce di progredire.
Se presto o tardi anche lei abdicherà all'autonomia, quella solida e istintiva, farà tra vent’anni o meno, dopo un
rasserenante: stai tranquilla, amore, penso a tutto io, o a una promessa che,
anche la più forte tra le ragazze, prenderebbe per buona.
Eppure adesso lo sa che può farcela da sola, che non ha
bisogno di nessuno. Con l’istinto da guerriera rifiuta perfino la mano di sua
madre che vuole aiutarla ad alzarsi, a venir fuori dall’accappatoio così grande
che lei ci si perde. Anita adesso lo sa che non dovrà mai fidarsi completamente
di qualcuno, che non avrà mai bisogno di mani in cui mettersi, ma temo che, col
tempo, se ne dimenticherà. Tra fiocchetti rosa e bambolotti, tra romanzetti d’amore
a lieto fine, luoghi comuni e film hollywoodiani, forzerà la sua indole
riponendo tutta la sua fiducia nell’amore, mettendolo al centro della propria
esistenza da cui avrà tolto i propri sogni, rincorrendolo, prendendo il primo
che passa purché abbia una qual forma di stabilità.
Anita arriva sempre i primi di giugno, in costume color
fragola e il suo carico di giocattoli che dispone tutt’attorno all’ombrellone, Manuel
si fa vedere a fine mese.
Dopo un’ora, il tempo che serve a dimenticare la timidezza
del primo incontro e rifare amicizia, a ricordare (ma forse no) di un’estate fa,
Anita inizia a mettersi in mostra, quasi che a tre anni possa già farne un
mestiere di quel modo d’incantare: da domatrice di leoni, da direttrice
marketing, da prima ballerina.
Gli occhioni azzurro mare vedono in Manuel il perfetto
gregario, chi eseguirà i suoi ordini alla perfezione, scavando buche profonde,
correndo dalla riva all’ombrellone nonostante la sabbia bollente, portandole
acqua a piene mani, cedendole il pezzo di pizza inzuppato nella sabbia. Lei, in
cambio, gli cederà qualcuno dei suoi giocattoli senza protestare troppo.
In cambio della risata incantevole della piccola Anita, il
piccolo Manuel farà qualunque cosa.
Anche lui ha capito come conquistare la piccola signora.
Poi succederà, perché così in genere succede, che quando le
estati al mare con i suoi finiranno, qualcuno vorrà prendersi cura di lei, “vorrà
farla sua” e “sbatterla al muro”, come in tante dichiarano sia il vero amore.
Anche se lei non gliel’ha domandato, lui vorrà a tutti i costi mettere il mondo
ai suoi piedi. Resterà intrappolato in quello sguardo azzurro mare e le
strapperà via il cuore, l’aria intraprendente di quand’era bambina, l’incedere
sicuro che aveva anche gattonando, la capacità di decidere dove edificare
castelli.
Lei gli crederà. Forse, per amore dell’altro cederà tutto l’amore
che ha per se stessa: per non umiliarlo con i propri successi di donna autonoma
e brillante, eviterà di raccontargli di aver raggiunto traguardi poi, se ne
vergognerà, anche.
Ci hanno insegnato che è il maschio il più forte, che non va
annichilito, che se anche siamo pari, dovremmo restarcene appena più dietro, ce
lo dice il senso di colpa, lo sguardo severo di sua madre, l’amica con la sua
vita familiare perfetta, le cronache, che narrano di come più che il cervello
poterono femminilità e bellezza.
Poi la guardo. No, Anita forse non si piegherà a un matrimonio
giusto, a un posto di lavoro sicuro e a una vita senza sorprese. Non sarà condannata
a un’idea rosa confetto dell’amore, non passerà la sua esistenza a suggerire soluzioni
più che a portarle a termine lei stessa, a correre tra la riva e l’ombrellone per
porgergli acqua a piene mani.
Perché nonostante ciò che vedo, sento e leggo, guardo Anita
dagli occhi color del mare e faccio previsioni. La piccola coraggiosa che oggi
corre verso l’acqua senza ciambella né braccioli, non si farà ingannare da
promesse e inganni, continuerà a decidere da sé dove edificare castelli. Nessuno
mai potrà ordinarle che fare. Da questo Medioevo 2.0, fatti fuori fantocci e
cortigiane, uomo e donna riusciranno a tenersi per mano mettendo fine per
sempre a quest’assurda competizione?
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