Almeno fino agli anni ottanta andavano di gran moda le
comitive. Gruppi di ragazzini dai tredici ai diciotto anni che si riunivano
–dopo i compiti- per non fare altro se non del sano cazzeggio, e che i
genitori guardavano con grande diffidenza: con la scusa di stare in gruppo si
finiva spesso e volentieri a pomiciare sul sedile posteriore di un’auto
(pericolosissima) o dietro il cespuglio dei giardinetti.
Ora non so se non ne vedo più perché sono cresciuta io (e credo sia plausibile), o
perché ci sono i social network, sta di fatto che non mi pare di vedere nugoli
di giovani in gruppo girare chiassosi per la città.
Allora ci dividevamo gli spazi per fascia di età, e non era
difficile che ragazzi della comitiva dei “grandi”, che stava a tre metri da quella
dei "piccoli", andassero a punzecchiare ginnasiali più alte o esuberanti dei loro
coetanei creando faide che duravano anni. In centro, invece, “compagni” e “fasci”
erano separati dalla strada più alla moda e da un modo di vestire
inequivocabile. Ma per tutti i generi di comitive, il meccanismo d’ingresso era
sempre lo stesso, molto simile a quello di un’iniziazione a una setta
massonica.
I “tipi” da comitiva erano anch’essi uguali per tutti. Il
più bruttarello, che non rimorchiando mai era costretto a sorbirsi a turno i
drammi d’amore di tutte le ragazzine con l’ormone impazzito, il figo, che ci
provava sempre e spesso ci riusciva, la “zoccola” quella carinissima, che ogni
volta faceva l’errore di fidarsi del più figo, e ci cascava, il “saggio” capo
spirituale indiscusso che decideva, tramando nell’ombra, le sorti dei nuovi
arrivati. Infine c’erano tutti gli altri, il gregge obbediente e belante.
Il solito detrattore si domanderà che nesso ci sia tra la
vecchia comitiva analogica e la #derivaditwitter. Invece io credo che il
meccanismo non cambi molto, parlo del livello di conoscenza superficiale che si
instaura qui sui social, e che alla fine è basato su poche informazioni
scambiate tra un “ciao” e un “a domani”.
All’inizio, prima del Follow Back reciproco, è tutto uno
scambio di DM e di bacini zuccherosi, di “ti lovvo” e di “sei impagabile” che
arrivano a commuovere, poi, dopo un paio di settimane, tutto torna alla
normalità, a sporadici “stellinamenti” e rarissimi Rt. Esattamente come in
comitiva, che quando ci entravi, soprattutto se simpatica e caruccia, tutti ti
stavano intorno e poi, tempo due settimane, non ti si filavano più.
Ma è umana la gioia incontenibile che ci prende al cospetto
di una novità, e che si tratti di un’auto, un nuovo cellulare o di un amore non
cambia molto, dura il tempo di un attimo e niente di più.
Certo, è ovvio, anche nelle comitive si cementavano
amicizie, ma per lo più (confessiamolo) le abbiamo dimenticate sul lungomare di
qualche luogo di villeggiatura, e nonostante lì per lì avessimo giurato eterno
amore.
La superficialità è un male dilagante nell’era
dell’informazione.
Ma è normale e fisiologico, almeno per me che credo con
fermezza che contenuto e forma debbano andare a braccetto e che quindi, un
social che ti costringe a una comunicazione limitata in centoquaranta
caratteri, non ti lasci alcuna possibilità di scelta o di approfondimento. Ho
incontrato spesso alcuni tuitteri fuori da qui, ma la cosa non è mai andata altre
una conoscenza di superficie, forse perché io credo negli incontri “casuali”,
nella magia del primo sguardo, nella scelta che si fa, tra tanti, di uno/a che
ci colpisce per ragioni che nulla hanno a che fare con l’aspetto fisico o affinità
culturali o musicali.
Nelle comitive ci sono le gelosie e così si Twitter.
Che cosa possono fare un gruppo di adolescenti, che come
massima preoccupazione hanno la versione mensile di greco e l’interrogazione
settimanale, se non innamorarsi ogni giorno? Amori devastanti soltanto a parole
e che durano al massimo un pugno di mesi, che si nutrono di gelosie e
battibecchi, e che si concludono, in entrambi i casi, per l’arrivo di una
novità, normalmente messa in una PIC con grandi tette o un’esplosiva
intelligenza unita a sferzante sarcasmo e a un numero enorme di follouer.
E il pettegolezzo?
In comitiva si arrivava a liti furibonde che sfociavano in
vere e proprie zuffe e botte da orbi. La voce invisibile delle malelingue s’insinuava
come un virus tra i componenti del gruppo. Gli “errori” del passato della giovane
accolita, ingigantivano, passando di bocca in bocca, per trasformarsi in sbagli
colossali da condannare a vita: una canna fumata nel bagno della scuola, e ti
additavano come tossico, un passaggio in auto dal ripetente di quinta era il
marchio perenne dell’adultera, un furto alla Upim, e ti trasformavi a vita in
“Giovanna la ladra”.
Forse perché bisogna dare un’etichetta a tutto e ci si sente
più tranquilli a incasellare per bene chiunque, che anche su #Twitter si
formano gruppi che si rituittano soltanto tra loro, che adulano il proprio
“amico del cuore” con #FF il più delle volte improbabili e raccapriccianti, di
account pronti ad aggredire chiunque parli male degli amici e che raccolgono
informazioni da andare a riferire al capo spirituale, un leader digitale
nascosto da nickname e del tutto orfano di una vita reale da leader, ma tanto
pieno di sé da attrarre una buona quantità di tuitteri con battute sempre e
soltanto sarcastiche.
Come quando ero ragazza, però, anche su #Twitter viaggio in
solitaria, guardo e osservo, rituitto spesso e mai per piaggeria. Normalmente
diffido di chi fa troppi complimenti: ho sempre avuto pessime sorprese dagli innamoramenti
improvvisi. Viaggio con la convinzione che se parli male di loro parlerai male
anche di me, per cui mi tengo alla larga da chi, credendo di farmi un piacere,
digita DM che sprizzano veleno e mi spezzano il cuore.
Ecco perché per me #Twitter è soltanto un gioco divertente.
Si fanno scoperte, a volte, persone che magari credevo piene di boria e che
invece si rivelano umili e umane, gente che la propria onestà intellettuale la
mette anche sul web, sì, ma quante sono?
So già che gli ottimisti non saranno d’accordo con la mia
visione, ma d’altra parte scrivo #derive proprio perché al peggio non c’è mai
fine...
Uffa che palle, ma perchè scrivi così bene? Mi fai rimpiangere periodi che avevo dimenticato. Ti odio *__* .
RispondiEliminaLù.
Complimenti, mi hai fatto sorridere ripensando alle vecchie compagnie.
RispondiEliminaIn effetti non mi sono mai inserito del tutto, ho sempre mal tollerato chi possedeva più di un volto.
Ora su twitter, si sono sviluppate doppie identità.