La transumanza da faccialibro è pressoché ultimata. A testimonianza di ciò la nevicata della scorsa settimana che ha portato finti gattini sui caloriferi, neve e alberi di natale. Ma anche gli "ho fame", "ho mangiato come un porco", "che bel riposino" e così via.
Premetto, perché in tanti mi domandano post all’acido muriatico ma molti se ne sentono offesi, che non sono dio -un peccato visto che sarei molto più generosa e tollerante- e che di “buonisti” sono già piene le librerie. E sottolineo, che se scrivo in prima persona plurale è perché non mi estrometto dal giudizio anzi, ci sto nel mezzo. Evitiamo quindi bizzarre ansie da prestazione, come tale S. che mi lascia mi blocca e mi rifolloua a giorni alterni, e vogliamoci bene.
Dalla mia prima deriva sono passati quattro mesi e sempre più numerosi sono i post che si lanciano in ardite disamine sul social media più famoso al mondo ma che poi si limitano a una critica qua –senza far nomi per carità- e un po’ di livore là. Sempre più numerose le feroci e generiche sentenze in seconda persona plurale, e il “ciò che odio di più” sempre uguale a se stesso.
Il mio punto di vista sulle miserie e sulle consolazioni fugaci, su questa vita galera che ci costringe a non pensare per quanto ci tiene impegnati a sopravvivere, non è un punto di vista privilegiato. Sto in basso, almeno adesso, visto che la vita mi ha dato più volte la possibilità di ascendere e precipitare quasi si divertisse a darmi e togliermi tutto dalle mani e sul più bello.
Il mondo che vedo è in bianco e nero, ma è mio, e chi preferisce sentirsi dire che va tutto bene mi detesterà dal primo rigo e non è obbligato né a seguirmi e tantomeno a leggermi.
Non m’interessa parlare di ciò è positivo, quello lo conosciamo, lo sappiamo già, e per me è noioso è stucchevole quanto un telefilm RAI in prima serata, e per tornare all’esempio della festa, mi ha sempre incuriosito di più il ragazzino taciturno dal naso importante piuttosto che il belloccio amato da tutte.
E Twitter, pieno di personaggi speciali, spie e veleni, non è che un lucido specchio della realtà fatta di belle persone e di un’umanità meschina, che è quella che a buon diritto rientra nelle mie “derive”.
Lo sguardo sulle cose e il mio vissuto, giuro assai disgraziato, amaro e fottutamente pericoloso, mi dice che l’ipocrisia del “mi piace” è qui.
Perché lo dico?
Perché ho un blog e un contatore. Perché esistono strumenti gratuiti che mi consentono di sapere –a grandi linee- chi visita il blog, legge un determinato post e persino quanto ci mette a farlo.
Ecco spiegato il perché della mia ostilità verso uno strumento che nasce come “segnalibro” e “post it” ma che viene usato dai feisbucchiani neotuitteri solo come falsa interazione. Una leccatina rapida che dice “sono qui non mi defolloware”. Per i neofiti parlo della "stellina”.
C’è animosità, c’è astio e sempre meno generosità nel rituit. Uno “gne gne” che sa tanto di delirio d’onnipotenza e d’infantile invidia per i giocattoli altrui.
Qualche battutina è fisiologica. Ma se i DM potessero paralare resteremmo di sasso per quanto il pettegolezzo corre veloce, e giuro che l’andazzo è quello di una classe di prima elementare.
Per non parlare di chi spande veleno e bile su chi riceve rituit e menzioni e ha un contatore che va veloce.
Merito dei follower ma forse anche di chi scrive, no?
Del successo degli altri, se meritato, ho imparato a essere felice e a pensare con entusiasmo alla riuscita di qualcuno. Se la felicità altrui vi fa tanto male, dovreste sforzarvi almeno di ignorarla.
I primi tempi in cui guardavo con occhi stupiti tuitteri famosi difendersi dalle aggressioni dei common –per la maggior parte blogger e pubblicatori- mi sentivo chiaramente dalla parte degli ultimi: Perché sì, Perché basta, Perché siete vanesi, Perché rituittare una menzione è cafone, Perché è come dire “vedi quanto sono figo?”, Perché avete scassato visto che già state in televisione, Perché “levati di mezzo che mi fai ombra”.
Ma qualcuno soccombe.
Perché a rileggere certe discussioni, e per dirla tutta andando anche a spiare il pulpito dal quale la predica arriva, la ragione, va alla tuitstar di turno.
La bile, fa male solo a chi la produce.
La menzione è vista solo dal ricevente.
A tal proposito vi ricordo la figuraccia della tizia del sole 24h che s’infuriò con un utente incolpandolo di usarla come “wall” di visibilità.
La menzione somiglia a una recensione breve e io, che nasco da due attività importanti del PIL italiano, e lo ripeto, sono qui per “vendermi”, anziché rituittare il mio post vi rituitto una menzione garbata e sincera.
Allora? Cosa c’è di male?
Inoltre, agli indigesti e furibondi difensori della modestia –e riguardate cosa scrivete di voi stessi prima di infilarmi il dito nell’occhio-, suggerisco di dare un’occhiata seria al mercato. Sono talmente tante le novità letterarie che oggi già non leggo più di un libro uscito appena una settimana fa.
Quindi calmini, perché a tuittare la vostra continua disapprovazione, e senza fare nomi, rischiate solo di essere a buon diritto inseriti nella schiera invidiosi. L’etica e la morale mettiamola altrove, per esempio nell’ammettere che qualcuno scrive meglio di noi.
L’autopromozione mi fa orrore ma è necessaria. Trovo ipocrita far finta di stare su twitter per questioni di socializzazione, quando poi vi offendete se nessuno vi legge. Preferisco la sincerità –e grazie al cielo non manca- di chi pubblicamente dichiara i propri intenti.
Ed è anche chiaro -e mi pare folle doverlo scrivere ma qui se ometti qualcosa subito rimbrottano- che il rapporto umano si instaura anche grazie ai post che scrivo.
Tutta questa ipocrisia è della stessa pasta di quelle che darebbero un braccio per darla a quello giusto e che poi sputano veleno su chi LA mette su piazza in modo esplicito.
Credo quindi che con cautela e testa non ci sia niente di male a rituittare menzioni, che lo faccia la tuitstar e a maggior ragione il “nessuno” di turno come me.
La rete è abbastanza grande per contenere sincerità e fini mentitori.
Per cui, se non vi garba, aria. Esiste un Social media nato apposta per l’ipocrisia e si chiama FB.
Lucida e caustica ,ma senza livore ,come solo chi è caduto ,ma ha saputo rialzarsi può permettersi di essere . Di piacevole lettura come sempre ,brava Elena !
RispondiEliminaDopo questo posto mi viene voglia di seguirti anche su FB :P
RispondiEliminaAmmazza quante cose interessanti ti succedono su twitter. Credo che sia perché quelli che si imbattono nelle tue parole, provano quest'istinto irrefrenabile di darti addosso o di ricevere la tua approvazione. Significa che non sei neutra e ai miei occhi è un pregio enorme. Anche se sudo freddo tutte le volte che leggo una deriva, tirando poi il sospiro di sollievo di chi non sente il proprio nome il giorno dell'interrogazione a sorpresa, quando non mi riconosco nelle malefatte commesse dai principianti come me. Lo so che è solo questione di tempo e ne combinerò una grossa. :-)
RispondiElimina@Marco: si FB mi diverto molto meno, all'inizio era bellissimo. Valeria ti prego, no, anche tu con l'ansia da prestazione... :(( mi sento lusingata per l'importanza che date al mio giudizio... ma le derive sono solo un gioco, giuro.
RispondiEliminaElena, Valeria ha ragione... e poi dovremmo pur prenderci un po' sul serio...se no come facciamo a divertirci ;)
EliminaElena, Valeria ha ragione, dovremmo pur prenderci un po' sul serio altrimenti...come facciamo a divertirci ;)
EliminaOnestamente il fatto di essere un neofita mi impedisce di cogliere alcune sottigliezze. Premetto che l'unico Social che frequento, e da poco e' twitter scelto con l'idea che fosse un po' come stare alla finestra e vedere il mondo che ti gira sotto. Da qualunque parte lo si guardi il mondo degli uomini e' sempre lo stesso perché i sentimenti sono gli stessi ovunque vengano espressi; cambia solo la velocità e possibilità di risposta e forse mi pare, un po' di delirio di critica. Se dico una cosa io sono figo, se la dici tu sei sfigato es."fatevi una vita vera", ma se chiedi della loro per capire certi giudizi "sei abbiente mi sembra?" sei volgare. In media il twit va' subito e basta e se si risponde e' per concessione e non per convinzione. Ma tante' ...forse devo ancora imoarare oppure ho sbagliato qualche following. Il'tempo e qualche anima pia mi aiuteranno
RispondiEliminaCiao Alberto. Io sono attiva su Tw da meno di 5 mesi. ho aperto l'account un anno fa ma sono stata semplicemente a guardare. Ti consiglio di essere te stesso e di seguire le persone che ti piacciono a prescindere dal rifollow. Naturalmente, la lettura delle mie derive (eh, eh) , tenendo conto che sono ritratti abnormi e non tengono conto volutamente di tutti pregi dei tuitteri, ti aiuteranno forse a capire meglio come muoverti i per lo meno cosa non fare visto che ciò che scrivo sono input che mi vengono proprio da lì.
RispondiEliminaCiao Elena,
RispondiEliminaHo letto tutto con la consueta ingordigia. Non sto manco più a farti i complimenti per la scrittura, facciamo che tacitamente te li rinnovo per qualsiasi post a seguire.
Ciò premesso, alzi impeccabilmente il coperchio su un calderone piuttosto arroventato. Chiunque ci tiene ad essere seguito e/o menzionato e/o stellinato, altrimenti se ne starebbe nel chiuso della sua stanzetta a riempire il diario dei suoi pensierini. Se sta qui è evidente che invece vuol mostrare al mondo quanto è intelligente o quanto soffre o quanto sarebbe profondo il tuo pensiero se qualcuno lo stesse a sentire.
Inevitabile che questo desiderio di apparire, chi più chi meno, influenza il modo in cui si vive il rapporto con i tweet degli altri.
Per quanto mi riguarda, ma non credo di poter esser considerato l'esempio dell'utente medio di twitter, mi riesce difficile stellinare e non rituittare o vice versa, ma credo che sia una predisposizione alla condivisione molto personale.
Se assaggio una cosa che mi piace molto, me la compro e la divido con le persone che amo, facendogliela gustare anche a loro.
Il mio piacere è il piacere che riesco a dare agli altri.
Però con gli stessi occhi vedo, e non posso che sottolinearlo, una certa stitichezza mentale nel condividire da parte di molti.
Ma sono umano anche io e quando mi imbatto in una tuitstar mi capita di pensare "ma che cazzo dirà questa poi di tanto interessante", ma poi l'abitudine alla vita mi fa proseguire.
Non so bene se sono arrivato dove volevo arrivare, ma credo che sia questo il punto. Chi ha trovato su TW un'alternativa al vivere, ci sfoga anche la sua alienazione, la sua limitata capacità di relazionarsi, la sua invidia.
Ho aperto l'account di Twitter nel 2007, e per cinque anni non ho fatto nulla. Ora lo uso per leggere i link che propongono persone interessanti, evitando con cura il rumore di fondo di chi continua a raccontare la propria vita a puntate: certo, c'è vanità, ma si può evitare scegliendo i twitter giusti.
RispondiEliminaMa no, Elena cara, c'ho tante preoccupazioni dannatamente reali che non ci penso proprio ad aggiungerne di virtuali. Però se mi siedo a un tavolo di briscola è bene che mi informi delle regole del gioco(che poi, proprio delle regole della briscola io non ne sono mai venuta a capo).
RispondiEliminaHo letto con interesse. Frequento sia FB che Twitter, mi sono imbattuto in episodi spiacevoli sul primo ma lo considero inevitabile usandolo per confronti politici e come nella vita reale ci possono essere screzi e delusioni. La novità sono le maschere che questo strumento ti permette di indossare per partecipare in discussioni dicendo tutto ed il suo contrario quindi i trabocchetti si sono moltiplicati rispetto ad un confronto faccia a faccia.
RispondiEliminaCon twitter mi trovo bene, lo uso soprattutto come "finestra" per osservare che succede. Non riesco ancora a partecipare ad un confronto di idee ma è sicuramente dovuto ad un mio limite nel gestire bene liste ed hashtag.
Le dinamiche che descrivi le ho osservate e il tuo post mi ha aiutato a comprenderle meglio.
Ciao