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domenica 1 dicembre 2013

Deriva #41 #derivaditwitter: La donna dei Pixel

Finché sono le signore a digitare frasi melense posso anche chiudere un occhio e scorrere rapidamente la TL, ma il morbo del romanticismo sintetico si è diffuso anche tra gli uomini, rituittati a iosa dalle stesse, sempre all’imbrunire, mentre aspettano che il minestrone (surgelato) sia pronto da servire.
Le versioni maschili dei saccenti in amore, quelli che sdoganano ricette infallibili, sono per lo più mezzi profili o labbra forti, piani americani un po’ sfuocati o mascelle importanti. Completamente OUT mani e piedi, quando invece, una PIC con scarpa inglese fatta a mano potrebbe raccogliere molti più consensi, ma si sa che se non hai capelli e sei grasso non rientrerai mai tra i cosiddetti Machi papabili.
I profili più comuni si arrampicano sugli specchi del consenso femminile cercando originalità a tutti i costi attorno a due parole, cuore e amore, che intinte nel sangue e nel dolore, fanno ancora una volta rima con tumefazione e rianimazione.
Braccia che stringono fino a spezzare ossa, assenze che tolgono il respiro e pelli attraversate da brividi, labbra febbricitanti e membra tremanti.
Il più rituittato, mago delle banalità a portata di polpastrello è “Uomo d’altri tempi”, trentacinquemila FAN su Faccialibro e prossima tuitstar, almeno stando ai rituit che riceve. Trattasi di un barbuto figaccio di cui si scorgono l’occhio malinconico e un naso maschio e di cui s’intuisce il capello folto e lungo con bocca dura seminascosta da barba. Anch’essa assai virile.
Ho una cotta per la mia mente... e non solo!” è la sua bio che, tanto per cominciare mette l’accento (per una volta giusto), sulla propria autostima, merce assai rara oggigiorno.
Le virgole sono per lui un optional, il punto fermo, una necessità.
Le frasi, semplicissime, sono tutte in seconda persona singolare.
Come un noto politico italiano in odore di elezioni, anche lui si rivolge a Francesca, Maria, Marta e Luciana. 
Per non perdere pubblico e agguantare chiunque, dedica molte delle sue attenzioni alle “donne belle dentro”, che già basterebbe a mandarlo a fanculo “per sempre”.
Le foto che posta sono tramonti, donne bellissime che guardano tramonti, abbracci infiniti al tramonto e labbra (bellissime) che si sfiorano appena davanti al tramonto e che accompagnano frasi di questo tenore: “Sfido chiunque a non voler essere al primo posto di una persona speciale. Perché questo accada c'è bisogno di impegno. Nulla sarà regalato” roba che nemmeno l’I Ching oserebbe consigliare. Ma anche “Quelle cicatrici che solo tu potrai placare dal dolore lancinante con la tua immensità di donna” oppure “Essere tutto per qualcuno significa essere anche il poco, il niente, l'assoluto”, insomma roba da fare invidia a Umberto Tozzi e ai Cugini di Campagna, ossimori improbabili e sintassi traballante che riceve “Like” spropositati e condivisioni tali che, se dovesse proporre un romanzo, potrebbe anche arrivare tra i primi in classifica.

Altro vezzo dello pseudo romantico 2.0 è la definizione di donna o l’immagine che di essa ha.
La sua donna dei Pixel è chiaramente bellissima, superiore a ogni altra e misteriosa. La Mata Hari che lo incatena al monitor non è la moglie, che in cucina smadonna perché nessuno le da una mano, e nemmeno la tizia che si affanna a star dietro ai compiti dei bambini. La “cucciola” che lui vuole è quella dalla PIC sgranata in bianco e nero, quella che di sé mostra nuca o labbra prese a prestito da una modella svedese, quella che si fa cercare, che sospira una necessità di amore “grave”, “urgente” e “siderale”.
La sua donna ideale è estensibile all’infinito, in grado di far provare “Un amore che come il sole finisce dentro di lei”, rendendola perciò galassia, che "brucia al fuoco di un amore spento di già", che è "capace di sopportare il dolore". La donna che lui brama è colei che sa sorprenderlo attraverso l’attesa infinita.
Per il romantico uomo dei pixel la donna dei sogni è femmina ma anche no, puttana ma non troppo, sa essere madre, moglie e amante e sempre su tacco dodici –contrariamente alla martire che l’ha sposato, costretta a stivalacci con para o a galoche che le permettano di portare i figli a scuola senza scomodarlo dal computer.
Il romantico 2.0 viaggia veloce coperto da nickname e sdogana ricette per chiunque.
Lui sì, che sa cosa sono l’amore, la sua mancanza e l’ardore.
Il nostro amato macho digitale impugna la spada del buonsenso e del luogo comune perché sa che “nessuno cercherà un’altra donna se TU non gliene darai motivo”. Poco importa se nel frattempo devi cercare lavoro dopo che ti hanno licenziata dal call center. Perché “è da un bacio che si capisce l’evoluzione dell’amore”, e che minchia gliene importa a lui, se dopo quel primo incontro magico sul lungomare di Civitavecchia lei è ingrassata di venti Kg e tu non sei in grado di darle dei figli perché fumi tre pacchetti di Marlboro al giorno.
La donna è composta da molti mondi che la rendono universo, e questo è verissimo: quello del lavoro, della spesa, del pranzo, della palestra, della suocera e, in gran parte, del conclusivo “smadonnamento” serale.

Ma il nostro romanticone non si cura della comica tragicità del nostro viver quotidiano in un rapporto a due rattoppato e claudicante, lui è il sogno che ha bisogno del nostro coraggio per incarnarsi. Lui è l’autostima che ci manca, quella che ci abbandona ogni giorno di più e non soltanto davanti allo specchio, quella che ci spinge a fingerci qualcun altro anche quando cerchiamo tra gli annunci di lavoro mentre, incredule, leggiamo: Max venticinque anni, bella presenza, obbligatorio allegare foto. Perché lui forse non sa, che essere belli dentro, oggi, non serve proprio a un cazzo.




1 commento:

  1. mamma mia... l'ho trovato, è lui, è quello, è l'Uomo d'altri Tempi ‏...
    che altro aggiungere? Silvano C.

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