Oggi pulizia annuale della libreria!
Non puoi saperlo, è vero, ma fra le tante ho anche la mania dell’ordine.
Quando mi dedico a questa delicata operazione, ho bisogno di una giornata intera. Un viaggio così impegnativo fra pagine che muovono emozioni, suggeriscono vie d’uscita e leniscono ferite a volte anche gravi, non si può liquidare in poche ore.
Ogni volta cambio criterio di archiviazione e questo è l’anno dei generi, così ho relegato i testi di sociologia in alto, in modo che anche i tuoi libri, Davide, rimarranno nascosti alla mia vista, irraggiungibili.
Mi muovo fra pile di libri che occupano tutto lo spazio disponibile al suono di pianoforti e viole, è tradizione che la colonna sonora di questo flash back sia Schubert e faccio attenzione, mentre loro, instabili, attendono le mie cure.
Pepe si sente al sicuro e fa le fusa sulla sua poltrona, quella di velluto rosso che avrei dovuto buttare via anni fa ma che, da quando c’è lei, si è resa necessaria.
E io? Arriverà un giorno in cui anche io sarò necessaria? Non dire nulla, Davide, in fondo conosco bene la risposta.
I libri si nascondono, forse lo sai. Oggi, per esempio, ho ritrovato “Il Rosso e il Nero” archiviato sotto la lettera A.
A come amore?
A come Andrea che me l’aveva regalato?
I libri nascondono tesori inestimabili. Pensa che, alcuni anni fa, tra le pagine di uno Sciascia, ritrovai il numero di telefono di Isabel, te la ricordi? E poi, sottile come un’ostia, una lettera di Franco, quello che trovai a letto con un’altra e a tre mesi dalla data fissata per il nostro matrimonio.
Pazienza mi dissi, pare che anche Colette sia stata più volte tradita.
La macchia di nutella su “Orgoglio e Pregiudizio”, invece, è il mio primo trenta e lode mancato!
Un pezzo di pizza bianca farcita comprata in Via del Governo Vecchio e divorata insieme al pianto sulle scale della Chiesa a San Luigi dei Francesi che, chiusa per la pausa pranzo, mi negò anche la vista del Caravaggio: drammatico al punto giusto.
Non puoi saperlo, è vero, ma fra le tante ho anche la mania dell’ordine.
Quando mi dedico a questa delicata operazione, ho bisogno di una giornata intera. Un viaggio così impegnativo fra pagine che muovono emozioni, suggeriscono vie d’uscita e leniscono ferite a volte anche gravi, non si può liquidare in poche ore.
Ogni volta cambio criterio di archiviazione e questo è l’anno dei generi, così ho relegato i testi di sociologia in alto, in modo che anche i tuoi libri, Davide, rimarranno nascosti alla mia vista, irraggiungibili.
Mi muovo fra pile di libri che occupano tutto lo spazio disponibile al suono di pianoforti e viole, è tradizione che la colonna sonora di questo flash back sia Schubert e faccio attenzione, mentre loro, instabili, attendono le mie cure.
Pepe si sente al sicuro e fa le fusa sulla sua poltrona, quella di velluto rosso che avrei dovuto buttare via anni fa ma che, da quando c’è lei, si è resa necessaria.
E io? Arriverà un giorno in cui anche io sarò necessaria? Non dire nulla, Davide, in fondo conosco bene la risposta.
I libri si nascondono, forse lo sai. Oggi, per esempio, ho ritrovato “Il Rosso e il Nero” archiviato sotto la lettera A.
A come amore?
A come Andrea che me l’aveva regalato?
I libri nascondono tesori inestimabili. Pensa che, alcuni anni fa, tra le pagine di uno Sciascia, ritrovai il numero di telefono di Isabel, te la ricordi? E poi, sottile come un’ostia, una lettera di Franco, quello che trovai a letto con un’altra e a tre mesi dalla data fissata per il nostro matrimonio.
Pazienza mi dissi, pare che anche Colette sia stata più volte tradita.
La macchia di nutella su “Orgoglio e Pregiudizio”, invece, è il mio primo trenta e lode mancato!
Un pezzo di pizza bianca farcita comprata in Via del Governo Vecchio e divorata insieme al pianto sulle scale della Chiesa a San Luigi dei Francesi che, chiusa per la pausa pranzo, mi negò anche la vista del Caravaggio: drammatico al punto giusto.
Nelle Memorie di Adriano ho trovato una margherita e tre non ti scordar di me: me li aveva infilati fra i capelli mio padre. Soffiava un forte vento di tramontana quel mattino in stazione, lui mi alzò con forza il bavero di un cappotto color miele e mi sussurrò in un orecchio la nostra parola magica. Non lo vidi più.
La data sul frontespizio non è così importante, conosco bene la storia di ogni volume, così legata alla mia. Ricordo il colore del cielo, a che ritmo andava il mio cuore.
E ci passo le dita a lungo sulla carta che il tempo ha reso porosa, spessa, che il fumo di mille sigarette ha ingiallito; la sabbia ancora intrappolata fra le pagine ondulate dal sale, i miei appunti e le mille sottolineature, le fotografie della mia vita.
Ed è per questo che ti ho sempre regalato i miei libri, quelli passati per le mie mani, affinché leggessi nel mio cuore attraverso segni, ascoltando parole di altri.
Ed è a pagina 90 di” Lettera al mio giudice” che campeggia invece una larga macchia di caffè: non potevo distogliere lo sguardo da quelle righe, dovevo andare avanti, scorrere assieme alla sua passione, arrivare al più presto alla fine per poi disperarmi di nostalgia e di dolore.
Ed è a pagina 90 di” Lettera al mio giudice” che campeggia invece una larga macchia di caffè: non potevo distogliere lo sguardo da quelle righe, dovevo andare avanti, scorrere assieme alla sua passione, arrivare al più presto alla fine per poi disperarmi di nostalgia e di dolore.
Un bagliore attraversò lo sguardo di Marina.
Guardò un paio di volte oltre la finestra il cielo azzurro, l’aria limpida e chiara.
Si tenne impegnata per alcuni minuti, accese un incenso dalla fragranza pastosa e scura, maschile, e vagò per la stanza in cerca di qualcosa.
Finalmente, in una scatola di latta nascosta sotto il lavabo, in cucina, e finita per sua mano sul fondo, trovò un ritaglio di giornale, una foto ritraeva Davide vincitore di qualcosa.
La guardò a lungo prima di farla a pezzi.
Tornò al panciuto scrittoio della nonna e accese una sigaretta, rilesse l’e mail un paio di volte e respirò a fondo prima di cestinarla.
Guardò un paio di volte oltre la finestra il cielo azzurro, l’aria limpida e chiara.
Si tenne impegnata per alcuni minuti, accese un incenso dalla fragranza pastosa e scura, maschile, e vagò per la stanza in cerca di qualcosa.
Finalmente, in una scatola di latta nascosta sotto il lavabo, in cucina, e finita per sua mano sul fondo, trovò un ritaglio di giornale, una foto ritraeva Davide vincitore di qualcosa.
La guardò a lungo prima di farla a pezzi.
Tornò al panciuto scrittoio della nonna e accese una sigaretta, rilesse l’e mail un paio di volte e respirò a fondo prima di cestinarla.
Bellissima scrittura!
RispondiEliminaGrazie anonimo, grazie di cuore. credo che in serata arriverà la risposta di Davide a Marina.
RispondiEliminanon ti conosco neanche ma devo dire che leggerti per me e stato come viaggiare in un vortice di profumi e emozioni sei una vera poetessa sappi che ti ammiro moltissimo...
RispondiEliminasofia
se nn ti dispiac potresti passare da me?http://www.blogger.com/profile/12110761888889858038
Grazie Sofia. Passo subito dopo la mia preghiera della sera. grazie e felice di conoscerti.
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