lunedì 27 dicembre 2010
Tratto da "Il prete bello" di Goffredo Parise
(...) La persona più importante era la padrona di casa, quella che mi aveva messo a scuola al Padronato di san Gregorio per mezzo di sue conoscenze nella Curia. la signorina Immacolata era una donnetta con minuscoli occhi che si toccavano e il naso adunco; molto elegante, portava strani cappelli con piume e un occhialino d'oro cesellato pensava languidamente dalle sue dita: assicurato con cinque o sei giri di catenella intorno al collo saltellava come un canarino sulle dita coperte di velo nero. Anche gli abiti erano di una raffinatezza non comune e parecchie signore e signorine di età avanzata che facevano parte degl'inquilini per non dire del caseggiato stesso, l'ammiravano al punto di aspettare che passasse negli androni, nei piccoli corridoi e negli angoli ciechi interni all'edificio per complimentarla, ascoltare il fruscio dei suoi abiti e il tintinnare dell'occhialino. Spesso la signorina Immacolata faceva l'intero giro dell'edificio, con una lampada, ed esaminava i muri, i corrimano, l'interno delle stanze, le porte e le serrature. Saltellava da un angolo all'altro della penombra e saliva la scala a chiocciola senza far oscillare le assi, senza scricchiolii, con l'austerità e il biancore di un gabbiano che battesse silenzioso le sue ali in direzione dell'uscita. Molto spesso io mi accorgevo di averla vicina solo per l'odore della mentina che teneva in bocca. Non mi guardava neppure, mi salutava e passava avanti o apriva rapidamente la porta col suo mazzetto di chiavi. Non udivo il battente accostarsi quando ella era entrata, né il rumore della serratura, tuttavia la porta era chiusa e non si apriva (...)
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