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Sarebbe notevolmente
più semplice scrivere ciò che il sadomasochismo non è, piuttosto che il
contrario. E anche se le definizioni mi stanno strette più di un busto
contenitivo, mi rendo conto che ormai sono d’obbligo, così come le
semplificazioni e le riduzioni a manuale d’uso.
Ed è per me
urgente fare alcune precisazioni, soprattutto quando il mercato dell’editoria –quello
che conta- entra con forza in un ambito come questo, spacciando storie
certamente ben scritte come “Fifty
shades of Grey” dell’inglese
E. L. James, per ciò che non sono.
Di luoghi
comuni ce ne sono troppi e la cattiva letteratura, appunto, ha dato una buona mano
affinché si radicassero come gramigna, per creare confusione in un campo già difficile
da conoscere se non praticato a dovere e di persona.
Le solite
immagini di donne in tute di latex, bustino e frusta, e di vergini incatenate
su tacchi vertiginosi invadono il web, ma le risposte esaustive, in effetti, scarseggiano.
Il motivo c’è
ed è la vastità della materia, di gruppi, di categorie e sottocategorie di cui
la “parafilia”è composta.
Ciò che non
si sa, per esempio, è che in questo tipo di attività, e nella maggior parte
delle sue sottocategorie, il coito è quasi del tutto escluso, così come
l’assunzione di alcol e droghe: lucidità e consensualità, sono alla base di
questa pratica. Di questo, quelli
che nutrono il proprio immaginario erotico di festini con champagne e donnine
nude, sono del tutto all’oscuro, e forse a ragione, visto che vanno in cerca solo
un colorito preliminare a una buona scopata casereccia.
Ma allora vi
prego, chiamiamo le cose con un altro nome.
Sculacciate
(spanking), cravatte eleganti che legano magri polsi femminili, stivali alla
coscia e guêpière
stile bordello fine secolo, affollano i sogni dell’italiano medio stanco del
solito menage quotidiano. Questo però è carnevale e luogo comune. Il cesso di
un bar di periferia, e un corpulento signore sconosciuto che la slave deve
servire per ordine del suo Master, sono sicuramente scenari più indigesti al
grande pubblico, ma certamente più vicini alla realtà.
E si ritorna
al punto di sempre: realismo o favoletta? Marketing o verità?
Sono più
vicine alla realtà del Sadomaso le orge praticate da Carlo e dettagliatamente
descritte da Pasolini in Petrolio, o la storia di una casta ragazzina istruita
dal fichissimo Manager cinquantenne che abita l’attico di lusso?
È ovvio che il
pubblico propende per una visione edulcorata della realtà, ma sfatare falsi
miti e strappare “veli di Maya” dagli occhioni già troppo addolciti da romanzetti
rosa, mi rende “sadicamente” felice.
Il sadomasochismo
è un rapporto consensuale (SSC- sicuro, sano e consensuale), in cui il Master,
il dominatore, conduce la Slave alla scoperta del piacere attraverso pratiche
di sottomissione. Più la Slave è in grado di godere delle sue attenzioni
spostando in là la soglia del dolore, più il godimento del Master sarà supremo.
In questo gioco, però, e anche qui l’ignoranza la fa da padrona, non c’è
violenza né esiste un vincitore anzi, spesso e volentieri è proprio la o il
sottomesso a creare dipendenza nel dominante.
Le pratiche
usate durante le “sessioni” –così si chiamano gli incontri S/M- sono tantissime
e tutte hanno un nome e una ritualità da rispettare, come si trattasse di un
linguaggio universale in grado di mettere in contatto gli appartenenti al Club
in qualunque parte del mondo essi si trovino.
E tra Spanking e Altocalciphilia –passione per tacchi vertiginosamente alti-, ci
sono pratiche che disgustano i più ma che, vi piaccia o no, vengono praticate
nella realtà. Il “Pissing”, urinare sul partner o, spostando l’asticella più in
là, fargliela bere, o lo “Scat”, che non è l’improvvisazione vocale nel jazz ma
l’imposizione delle proprie feci al sub, fanno parte del gioco né più né meno
che elegante foulard di Hermès sugli occhi.
Ridurre il
Sadomaso alla semplice legatura alle sbarre del letto con manette dorate è un
falso, nemmeno d’autore, buono per chi confonde ciò che è di lusso con ciò che
è cafone.
Ma talvolta
è solo una questione di sfumature, e le sfumature, si sa, sfuggono ai più.
E nella
nuova tendenza del sadomaso soft –definizione ridicola in una pratica che non
ammette confini a parte la “safe word”-, ci si dimentica volutamente di pratiche
di base magari poco trendy, come la flagellazione delle piante dei piedi, la costrizione
dei genitali, l’Armpit e l’Anal Worship -adorazione delle ascelle e dell’ano- o
la pratica della castità –tortura di massimo dolore per i vivaci sub-.
Insomma, il
Sadomaso vanta una gamma di giochini che le casalinghe divoratrici di romanzi
rosa e i signori alla ricerca di input eccitanti, troveranno ripugnanti.
E posso
anche capirli. Ma allora facciamo le cose per bene e non confondiamo il falso
con l’originale.
Se al Sadomaso
togliamo il rapporto empatico e psichico, il legame mentale e sentimentale tra
Master e Slave, se lo decontestualizziamo da un passato –rapporti familiari, background
culturale, educazione-, se lo allontaniamo dal presente –responsabilità
lavorative e familiari, pressioni psicologiche e contesto sociale- gli leviamo
la poesia da cui, in definitiva, esso nasce.
Farsi punire
e infliggere punizioni sono necessità dolorose che hanno avuto un percorso mentale
preciso e sono giunte al punto in cui devono essere a tutti i costi
accontentate, che lo si voglia oppure no.
Essere
sottomessi, spogliarsi finalmente da ogni responsabilità, vuol dire“affidarsi”
completamente all’altro, darsi generosamente alle cure amorevoli del Master o
della Miss, alla sua esperienza e all’equilibrio che li contraddistinguono.
E anche sui
“personaggi” che animano questo vasto mondo occorre fare chiarezza e sfatare un
po’ di luoghi comuni.
È proprio
chi nella vita detiene il potere, il forte, il capo d’impresa, il comandante,
che nella sessione si piega e ha bisogno di lasciarsi andare. Sono uomini e
donne di potere che domandano in ginocchio il bavaglio, che vogliono essere
puniti per aver licenziato, umiliato e offeso, o semplicemente perché sono troppo
seducenti. Il Master non è mai arrogante e pieno di sé ma è un placido ed
equilibrato uomo medio, calmo e pieno di buon senso, un creativo che ha
viaggiato molto, forse, e conosce a fondo le filosofie d’oriente. In generale, è
proprio quello che non diresti mai.
Ma oggi
impera la necessità di accomodarsi tra le proprie basilari e talvolta misere
fantasie e credere che tutto il mondo finisca lì, non troppo oltre la punta del
proprio naso, per credersi al centro della vita.
Di sicuro, pensare
che quest’antica pratica oggi così di moda, si riduca a una sculacciata,
lascerà dormire tutti sonni più tranquilli. D’altra parte, anni di prigione tra
Saint – Lazare e il manicomio di Charenton-Saint-Maurice non sono bastati al buon vecchio Marchese De Sade a farsi perdonare.
Non mi
meraviglia, che ciò che oggi ha successo abbia, ancora una volta, il sapore
dolciastro e poco autentico di un gelato alla Vaniglia.
molto interessante e ben scritto,
RispondiEliminaDarix.
Davvero notevole. Complimenti a chi ha scritto l'articolo. Non so se sono faccio cosa gradita, ma visto che siamo in tema di sadomaso e visto che anche io sono un appassionato del genere, vorrei segnalare agli amici della community un sito di incontri sadomaso, sul quale ho fatto qualche interessante amicizia. Eccolo: http://www.incontripersadomaso.com
RispondiElimina"Farsi punire e infliggere punizioni sono necessità dolorose che hanno avuto un percorso mentale preciso e sono giunte al punto in cui devono essere a tutti i costi accontentate". In cornice.
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