Foto di Guy Bourdin
Mi chiamo Lola.
No, non è un nickname è che sin da bambina mi hanno chiamata così. Non avevo la faccia e nemmeno l’indole da Aurora, anche se poi non ho mai capito come potrebbe essere l’indole di una che ha il nome del sole che sorge.
Sì, in effetti, assieme a Max sembriamo una coppia di cani di lusso, lo so.
Forse sono una da locale fumoso e bourbon e che si passa la vita addosso, che si trova di continuo in mezzo agli incroci più trafficati e dai semafori guasti.
È che che vorrei essere così perché nella realtà la mia vita è normale.
Per questo, forse, mi sono data un nome da cabarettista, da cantante di jazz e da puttana. Ed è per questo che mio marito non mi chiama mai per nome. Io sono amore, tesoro, piccolina, gattina. Bambolina.
È anche molto puntuale, mio marito, e ricorda a memoria tutte le date degli anniversari di famiglia e delle feste nazionali.
All’inizio era divertente.
Forse lo è stato per i primi anni, mesi, forse.
Comunque... io non decido ma un incontro così... intendo così... dopo poco. No no, non mi sono pentita anzi. Diciamo però che è sempre un terno al Lotto quando si tratta di incontri al buio, lo sai anche tu...
Insomma può essere come presentarsi per la prima volta a un’assemblea condominiale e scoprire di avere molte maledette rate insolute. Può essere imbarazzante.
Può essere imbarazzante come per mio marito sentire che qualcuno mi chiama a gran voce magari vicino alla banca.
Sì, è lì che lui lavora. In un bellissimo palazzo in pieno centro conta quattrini e guarda negli occhi i clienti prima di dirgli che sì, gli concederà un fido oppure che no, non ha le garanzie sufficienti.
Forse per questo è puntuale e sempre così formale.
È perché ha paura che un ritardo qualunque potrebbe coglierlo in fallo.
All’inizio mi piaceva giocarci di fantasia, con mio marito. Dopo aver lucidato casa, mi buttavo sul letto e accostate le persiane lo immaginavo condurmi di sotto, nel cavò, per strapparmi gli abiti di dosso e ricoprirmi di denaro, legarmi alle sbarre e chiamare le guardie giurate. Un mucchio di maschi in divisa.
Certo che ho sempre pensato che avrebbe cominciato lui per primo.
Comunque comincia sempre prima lui, sia nelle mie fantasie sia quando si volta dall’altra parte e comincia a russare, quando si siede per primo al ristorante, quando mi guarda le gambe solo per notare la mia calza smagliata.
E comunque non mi porta solo in banca quando gioco di fantasia.
Mi porta ovunque ci siano uomini in divisa.
Non che io immagini anche il percorso che facciamo, certo che no... la fantasia si accende ovunque e in qualunque posizione: come si sia creata quella situazione lì, alla fine poco importa.
No, i camionisti non sono mai stati la mia passione. Non sono classista, no, è solo che mi eccitano le divise, le punte delle scarpe lucide, i colletti, rigidi. Non ridere però... è che ho un’immaginazione standard, sì, nemmeno in certi momenti mi va di sorprendermi.
Divise ruvide, mani abituate a usare le armi.
Certo che sono pacifista... anche se mi domando perché visto che la guerra non sono io a deciderla...
No no, ti sbagli, non so nemmeno cosa voglia dire certa roba lì... sado che?
Certe cose io non le ho fatte mai.
Dov’è Max? è sempre di là, al computer.
Quando gli vado vicino nasconde tutte le finestre di google: lo vedo che suda appena e si muove un po’ sulla sedia, si ravvia i capelli sulla fronte e con l’aria di chi si è appena ricordato qualcosa, mette il computer in stop e va da qualche parte. In genere si chiude nel bagno.
No, non ho provato a guardare.
Non ho nessuna voglia di condividere con lui certi momenti, di raccontargli cosa faccio e con chi mentre lui dorme e nemmeno m’interessa cosa fa lui e con chi.
Usciamo il fine settimana e facciamo l’amore di tanto in tanto, quando è necessario.
Qui tutto è immobile.
La bomboniera del nostro matrimonio, una scatola di radica e argento tra le due foto, quella all’altare e quella alla festa e in alto la madonna e il bambino.
Tutto è silenzio e ogni cosa è al suo posto.
Oggi è venuta la donna delle pulizie e la casa profuma, anche le lenzuola sanno di sapone.
Non ho nessuna paura del domani, non fumo e non bevo, sono una donna normale, sono una che compra riviste femminili e va due volte al mese dal parrucchiere.
Alla fine il mio matrimonio va gonfie vele e i lilium gialli sono in salone.
Perché scusa?
Cosa potrei desiderare?
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