lunedì 12 settembre 2011
Non basta un diploma per diventare esperti “legatori”. Il caso Mulè.
Da questa terribile storia accaduta la scorsa notte alla Bufalotta, in un garage, qualcuno scriverà sicuramente un romanzo, forse lo stesso Soter Mulè ingegnere quarantaduenne da poco disoccupato, accusato di omicidio, al momento colposo, ieri notte a Roma.
Il Kinbaku nasce in Giappone ed è una derivazione dello Shinbari –arte della legatura- che dal 1400 al 1700, veniva utilizzato nelle carceri come forma di punizione estrema da Samurai e polizia.
Parente stretto di altre forme artistiche come l’Ikebana il Sumi-e (pittura con inchiostro nero) e il Chanoyu, lo Shinbari, arte della legatura del corpo fu utilizzata, sempre in Giappone, come forma di ornamento e come pratica di piacere estremo.
Forse in Giappone tutto ha un senso diverso e mi domando perché, da noi, viene importata solo la traccia più semplice e volgare della pratica, qualunque essa sia, tralasciando troppo spesso i significati più alti e filosofici che si celano dietro ogni singola cerimonia della terra del sol levante.
Lì, infatti, la tecnica con cui si legava la vittima, andava addirittura a determinare l’onore e lo status del Samurai che si prendeva in carico il prigioniero.
Le corde utilizzate per la legatura, di seta o canapa erano in principio di quattro colori, ridotti in seguito a due, indaco e bianco.
Il blu, il rosso, il bianco e il nero, rappresentano i punti cardinali, le quattro stagioni e le quattro creature guardiane delle direzioni e che, come nel Feng Shui, sono la tartaruga, la tigre, il drago e la fenice.
Ma anche le regole sono quattro.
La prima è far sì che il prigioniero non si liberi dalla legatura, la seconda che non si causino danni né fisici né mentali, la terza è che non si mostrino ad altri le proprie tecniche e infine, che si esegua una legatura in modo pregevole.
Senza esprimere alcun giudizio morale sulla questione, e al contempo assai rammaricata per la morte di una giovane donna, penso che l’ingegnere abbia infranto di sicuro la seconda regola.
Francamente mi pare assurdo pensare che esistano oggi corsi di “Bondage” o di “Kinbaku” come se fosse pilates o chitarra, e verrebbe da ridere anche al mio amato Marchese che praticava certi giochetti nel suo boudoir, al lume di candela e sorseggiando vino d’annata. Certo, anche il Marchese De Sade si è fatto alcuni anni di galera, in totale quaranta, entrando e uscendo grazie ai favori dei suoi amici, ed è fra l’altro proprio in una cella della Bastiglia, sotto una pietra, che fu rinvenuto il manoscritto delle Centoventi giornate di Sodoma.
Mulè come De Sade?
Sono convinta che la nostra Editoria farà a gara per accaparrarsi un manoscritto di cronaca nera che certamente tirerà più di altri testi, ricchi magari di riferimenti filosofici e di un certo sarcasmo sulla materia. Oggi come oggi fa più comodo narrare i fatti “nudi e crudi” affinché il lettore non debba sforzarsi nemmeno un poco di mettere in moto le meningi. Ma tralasciando questo aspetto squisitamente polemico e fuori tema, sta di fatto che l’ingegnere è entrato in un garage alle quattro del mattino e questo ha il suo peso. Così come ha il suo peso che avesse bevuto e fumato hashish, il che fa di lui un pessimo Samurai e un pessimo Master, e non per quello che fa ma per come lo fa.
Per fare “certe” cose bisogna essere estremamente lucidi.
Non mi è mai capitato di conoscere persone esperte di questa materia che conducessero una vita di eccessi, anzi.
Le “pratiche estreme” tra esseri consenzienti e maturi non sono uno sport che s'impara durante un corso e che “il legatore“ si giustifichi così, non lo scagiona dall’ingenuità di aver messo per aria, legate insieme, due persone di peso così diverso.
Infatti, visto che i corpi legati vengono lasciati pendere nel vuoto affinché, pelle a pelle ci si tenga piacevolmente in equilibrio reciproco, logica vuole che il Kinbaku sia applicato su modelle di peso simile.
In questo caso, purtroppo, così non è stato. Una delle due ragazze pesava quasi cento chili e quando ha perso i sensi ha inevitabilmente strangolato a morte l’altra.
Mia auguro che la famiglia della vittima faccia battaglia fino in fondo affinché corsi di questo genere vengano chiusi.
Ognuno è libero di fare della propria vita ciò che vuole, ma se un corso autorizza qualcuno a credersi esperto in una materia che ha a che fare con la vita e con la morte, allora non ci siamo.
Inoltre, certe pratiche vanno vissute con discrezione e non all’interno di festival e di manifestazioni, non per puro esibizionismo, l’amore e il sesso estremo, non devono diventare un modo come un altro per cercare di differenziarsi dalla massa e questo orribile e macabro episodio, ne è un esempio.
Essere “Slave” o “Master” è uno status mentale, un modo di vivere, una scelta quotidiana profonda che non si impara in nessuna scuola; è una scelta di adesione totale all’altro, sia fisica che mentale, e porta con sé molto dolore, credo quindi che non si debba incoraggiare nessuno a entrare nel Club.
Chi fosse interessato alla questione, farebbe bene a partire dalla teoria, dallo studio della filosofia orientale, magari dal Taoismo.
Sono convinta che di fronte a certi argomenti e a testi voluminosi e complessi, ventenni in odore di emozioni facili, scapperanno a gambe levate per andare a iscriversi a un corso di pilates più adatto a loro.
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Condivido in pieno. La CEPU ci aveva pensato, ma si sono accorti che sarebbero andati troppo in là.
RispondiEliminaCondivido, Elena.
RispondiEliminaOltretutto l'impostazione "pruriginosa" che dànno i giornali a queste notizie è fuorviante, fa leva su quell'ambiguo sentimento dell'opinione pubblica "mainstream" per il quale da un lato si condannano senza appello "quelle cose lì" senza nemmeno conoscerle e facendo di tutta l'erba un fascio, e dall'altro si è morbosamente curiosi, proprio come se fossimo ancora oggi, anno di grazia 2011, i soliti immarcescibili provinciali.
"...se un corso autorizza qualcuno a credersi esperto in una materia che ha a che fare con la vita e con la morte, allora non ci siamo": giusto; infatti purtroppo c'è ormai questo atteggiamento da "turisti" di pratiche esotiche varie ed assortite, e si pensa che basti imparare qualche tecnica "inedita", in un corso di "50-ore-tutto-compreso" per penetrare nel modo di pensare e di vivere del Giappone, o della Cina, o dell'India, ecc.
Pensiamo che tutto sia a portata di mano, anche le filosofie di vita: basta pagare et voilà! Tutto è sul mercato...
E poi c'è l'eterna ricerca delle "sensazioni forti" come riempitivo dell'esistenza: quando poi, se ci si immergesse nella conoscenza - che passa attraverso la conoscenza di sé ma non resta là - si potrebbero fare scoperte ben più "inedite" e interessanti: altro che riempitivi!
E "quoto" e sottoscrivo anche questa tua osservazione: "l’amore e il sesso estremo, non devono diventare un modo come un altro per cercare di differenziarsi dalla massa".
Per le ragioni che hai spiegato benissimo, non avrei altro da aggiungere...
sì, questa cosa mi ha fatto andare ai matti! la mercificazione di ogni cosa mi fa diventare un bestia. Io sono 25 anni che pratico la "via” e prima sono passata attraverso la filosofia e l'antroposofia. Nella mia vita mi sono interessata di magia bianca, di lettura dei tarocchi, lettura dei fondi di caffè... ma non ho mai esibito! è stata una scoperta che ho fatto per curiosità pura. sto in un mondo dove non si sceglie più di essere qualcuno ma si è secondo l'occasione e l'eventualità che ci si presenta! un mondo di uomini Zelig dove il trasformismo e la capacità d'improvvisare sono la sola via di salvezza. Poco importa conoscere! lo faccio perché va di moda, perché fa tendenza. Da lì l'ironia sul caso editoriale.
RispondiEliminaMi rendo conto di essere ancora una bambina che guarda il mondo attraverso una biglia di vetro!
Grazie Ivan e lifeonmars!
ci sono un sacco di imprecisioni però... mamma mia. tra il casino fatto dai giornali, e le parole per dare aria alla bocca di chi invece certe cose dovrebbe saperle, finirà per essere l'ennesimo caso italiano in cui la verità non ha alcuna importanza. giusto per rendere l'idea: la ragazza che non c'è più, mia amica, era la più pesante, dato che tante parole si son spese sull'argomento. non c'erano master e slave, ma persone che si volevano bene. non credo non fossero sufficientemente lucidi, ma questo non lo so. quel che so per certo è che, considerando i loro vissuti, e i fisici di tutti i presenti, nessuna delle assurde ricostruzioni giornalistiche su bilance, sospensioni e breath-play è nemmeno lontanamente realistica. chiunque fa bondage sa che non sarebbe stato possibile per loro costruire un meccanismo simile. eppure hanno preferito avallare anche le ricostruzioni più deliranti per prendere le distanze, sancendo così che a loro non sarebbe mai potuto accadere. così, giusto per dire, perché è un'offesa all'intelligenza, oltre che un'ingiustizia, ogni errore della cronaca ripetuto anche da chi sale in zucca pare averne. C.
RispondiEliminail fatto che avessero fatto uso di coca e alcol non è MAI stato smentito da nessuno, così come il problema che il signore in questione non avesse nulla con sé per tagliare le corde. Già questo è assurdo e fuori da ogni regola. In questo post, inoltre, contesto che esistano "corsi di bondage". frequento ambienti sado maso da vent'anni e certe cose si imparano per esperienza diretta. A ciò, si aggiunga che tutto ciò che è di tendenza mi fa orrore. Inoltre, credo che una smentita lei la debba fare ai giornali, in modo che chi come me non fa cronaca ma sulla cronaca esprime un'opinione, possa saperne di più. Grazie comunque.
RispondiEliminaInoltre, e legga meglio l'articolo prima di dar lei aria alla bocca, io contesto PROPRIO i titoli dei giornali: "Mulè come De Sade", poi faccio un'introduzione storica della pratica, che lei saprà benissimo da dove nasce, e poi del Corso di bondage in questione e degli errori commessi MAI SMENTITI. Il fatto che avessero peso diverso è una falsità? Concludo infine con una MIA opinione sulle pratiche estreme. Mai scritto del rapporto che c'era tra loro. si scaldi di meno e legga con più attenzione.
RispondiEliminaLe parole sono un'arma a doppio taglio. perfetto, sì, la mia voleva essere una critica al sensazionalismo e anche, appunto, al gioco. Le pratiche estreme hanno per me un significato sacro. Il sado maso o qualunque pratica congiunta, laddove ci sia chi guida il gioco e chi lo subisce, vanno fatte solo se esiste una condivisione e una vera e assoluta necessità. Questo dialogo può tranquillamente servire a chi mi legge, a saperne di più. Mi dispiace molto per il tuo lutto personale e grazie sia per avermi letta che per il tuo contributo.
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