Infine ci separiamo, io e questo mio amatissimo blog, ma non per molto, il tempo di terminare la seconda parte del mio sesto romanzo, il secondo da quando ho chiuso i social, di riscrivere "Diario di Lola" - di cui molte parti della prima stesura son presenti qui sopra-, e di pubblicare "Pioggia dorata", un altro racconto stavolta diventato raccolta, e pubblicato per primo qui sul blog.
Da qui http://bibolotty.blogspot.it/2013/11/pioggia-dorata.html, infatti, dopo un numero veramente strabiliante di visite e condivisioni, nacque l'idea, subito scoraggiata dagli addetti ai lavori, della raccolta in uscita a novembre tutta sull'argomento "pissing", pratica proibita nel mondo "hard core", dal Primo Ministro David Cameron.
Dopo tanto penare e contare su "buone amicizie" troppo prese da sé, e conoscenti troppo assorbiti da nemmeno lo so, come sempre senza fare affidamento su nessuno, perché soltanto chi non ha le spalle abbastanza forti riceve aiuto (ed io francamente sono abituata a fare da sola), a novembre avrò due uscite, una per 80144 Edizioni, con "Il Pusher", eroticissimo racconto sulla liberalizzazione della cannabis, in un'edizione molto speciale che la casa editrice presenterà a Lucca, al Festiva del fumetto, e di cui chiaramente non posso svelare nulla, e "Pioggia dorata" che uscirà per GiaZira Scritture, una neonata casa editrice pugliese che curerà la pubblicazione in ogni suo singolo aspetto, dalla copertina alle presentazioni, senza abbandonarmi con sguardo cinico al destino infame degli esordienti.
E con ciò, sottintendo tutto quanto si può sottintendere.
Parlare di "pissing" non sarà facile davanti a platee di sessantenni desiderosi di trascorrere un pomeriggio diverso in libreria, infatti non è di pissing che parlerò, perché Cristiano Marti, il mio editore, è uno dei pochi (e qui l'elenco sarebbe da fare ma è lungo assai), che prima di darmi una risposta abbia letto il manoscritto, e sa che il sesso, infilato nelle sei storie amare al momento giusto, e anche un filo più osé che in Justine 2.0, è una scusa per parlare d'altro o risolvere il thriller che si cela in ogni racconto.
Quindi ci rivedremo a settembre sui social e a novembre in libreria.
Nel frattempo sono anche in finale per "Io scrittore", il più famoso torneo letterario italiano, anche se, forse, non altrettanto ben frequentato.
Insomma il "no social" mi ha portata a essere produttiva, soprattutto a farmene qualcosa dei miei "prodotti", lasciando le illusioni di una pubblicazione per Rizzoli o Mondadori tra i DM sconci di vecchi giornalisti e addetti ai lavori che si sono per così dire "approfittati" del mio bisogno, della mia buona fede e generosità.
Da sole è meglio.
Si può continuare a dire ciò che si vuole, e soprattutto non inginocchiarsi davanti a nessuno.
E dopo alcuni mesi durissimi durante i quali mi sembrava che il mio mondo fosse tutto di là, su Fb e Twitter, e che qui ci fosse soltanto silenzio e nessuna possibilità di riuscita -un maledetto silenzio e un mucchio di tempo vuoto e inutile- ho ricominciato a vivere, a leggere, a lasciar stare tutti, tutti quelli che corrono e mi lasciano indietro, quelli che sono indietro e devo raccogliere, quelli che insultano, quelli che lodano, quelli che non so perché si danno delle arie, quelli che sono qualcuno ma non sanno di esserlo.
Credo che la dipendenza dai social network sia un bestia incontrollabile e che chiunque la sottovaluti sia un idiota patentato. Anche io usavo i social soltanto "per lavoro", ritrovandomi tra i contatti una marea di perdite di tempo.
L'ultima, avuta poco prima di chiudere, è stata per me il colpo definitivo.
Ci ho messo quattro mesi per levarmi la scimmia di dosso e non pensare più a "di là", e non venire più a spiare "di là", a domandarmi "chissà cosa fanno di là".
Quattro mesi durante i quali il tempo si è mostruosamente dilatato.
Quattro mesi in cui mi è parso di non vivere la mia vera realtà.
Ma poi se ne esce, e quel "di là", diventa soltanto un mezzo tra tanti.
Un mezzo da spegnere per un po' di mesi, comunque ci si senta.
Da qui http://bibolotty.blogspot.it/2013/11/pioggia-dorata.html, infatti, dopo un numero veramente strabiliante di visite e condivisioni, nacque l'idea, subito scoraggiata dagli addetti ai lavori, della raccolta in uscita a novembre tutta sull'argomento "pissing", pratica proibita nel mondo "hard core", dal Primo Ministro David Cameron.
Dopo tanto penare e contare su "buone amicizie" troppo prese da sé, e conoscenti troppo assorbiti da nemmeno lo so, come sempre senza fare affidamento su nessuno, perché soltanto chi non ha le spalle abbastanza forti riceve aiuto (ed io francamente sono abituata a fare da sola), a novembre avrò due uscite, una per 80144 Edizioni, con "Il Pusher", eroticissimo racconto sulla liberalizzazione della cannabis, in un'edizione molto speciale che la casa editrice presenterà a Lucca, al Festiva del fumetto, e di cui chiaramente non posso svelare nulla, e "Pioggia dorata" che uscirà per GiaZira Scritture, una neonata casa editrice pugliese che curerà la pubblicazione in ogni suo singolo aspetto, dalla copertina alle presentazioni, senza abbandonarmi con sguardo cinico al destino infame degli esordienti.
E con ciò, sottintendo tutto quanto si può sottintendere.
Parlare di "pissing" non sarà facile davanti a platee di sessantenni desiderosi di trascorrere un pomeriggio diverso in libreria, infatti non è di pissing che parlerò, perché Cristiano Marti, il mio editore, è uno dei pochi (e qui l'elenco sarebbe da fare ma è lungo assai), che prima di darmi una risposta abbia letto il manoscritto, e sa che il sesso, infilato nelle sei storie amare al momento giusto, e anche un filo più osé che in Justine 2.0, è una scusa per parlare d'altro o risolvere il thriller che si cela in ogni racconto.
Quindi ci rivedremo a settembre sui social e a novembre in libreria.
Nel frattempo sono anche in finale per "Io scrittore", il più famoso torneo letterario italiano, anche se, forse, non altrettanto ben frequentato.
Insomma il "no social" mi ha portata a essere produttiva, soprattutto a farmene qualcosa dei miei "prodotti", lasciando le illusioni di una pubblicazione per Rizzoli o Mondadori tra i DM sconci di vecchi giornalisti e addetti ai lavori che si sono per così dire "approfittati" del mio bisogno, della mia buona fede e generosità.
Da sole è meglio.
Si può continuare a dire ciò che si vuole, e soprattutto non inginocchiarsi davanti a nessuno.
E dopo alcuni mesi durissimi durante i quali mi sembrava che il mio mondo fosse tutto di là, su Fb e Twitter, e che qui ci fosse soltanto silenzio e nessuna possibilità di riuscita -un maledetto silenzio e un mucchio di tempo vuoto e inutile- ho ricominciato a vivere, a leggere, a lasciar stare tutti, tutti quelli che corrono e mi lasciano indietro, quelli che sono indietro e devo raccogliere, quelli che insultano, quelli che lodano, quelli che non so perché si danno delle arie, quelli che sono qualcuno ma non sanno di esserlo.
Credo che la dipendenza dai social network sia un bestia incontrollabile e che chiunque la sottovaluti sia un idiota patentato. Anche io usavo i social soltanto "per lavoro", ritrovandomi tra i contatti una marea di perdite di tempo.
L'ultima, avuta poco prima di chiudere, è stata per me il colpo definitivo.
Ci ho messo quattro mesi per levarmi la scimmia di dosso e non pensare più a "di là", e non venire più a spiare "di là", a domandarmi "chissà cosa fanno di là".
Quattro mesi durante i quali il tempo si è mostruosamente dilatato.
Quattro mesi in cui mi è parso di non vivere la mia vera realtà.
Ma poi se ne esce, e quel "di là", diventa soltanto un mezzo tra tanti.
Un mezzo da spegnere per un po' di mesi, comunque ci si senta.