E anche questa volta ce l’abbiamo quasi fatta,
qui dan per vincitrice Loredana che è una matta
ma che ieri da quel palco ci ha fatto emozionare,
cantando con il cuore una canzone d’amore.
Eh sì è proprio vero, io sono qui a Sanremo
per guardare da vicino la gara che vedremo.
Per me nessun ingresso, nessun passi giornaliero,
nemmeno per le prove, per dire che io c’ero.
Mai poi girando sola tutt’attorno all’Aristòn
ho fatto conoscenza con un tizio, un tale Wong.
Wong che è un filippino ed è certo un gregario
mi apre una porta dell’ingresso secondario.
Da qui posso vedere la macchina infernale
che muove di Sanremo la kermesse stagionale.
La sala è sempre piena di agenti e produttori
che muovon gli ingranaggi di ciò che appare fuori.
Ma non son certo loro della gara il motore
ma quelli che la musica la fanno con il cuore.
Chi sta lì nella buca da un mese a eseguire
è certo assai più bravo di chi si sa esibire.
È gente diplomata, sono professionisti
che qui vengon trattati con paghe molto tristi.
D’Alessio porta i dolci, Morandi li ringrazia
ma questo è troppo poco per tanta ingiustizia.
Le otto ore al giorno di gran lunga superate
ma qui nessuno vede le paghe aumentate.
Ho visto una tizia che piangeva per le scale
stanca e abbrutita per lo scotto da pagare
-son musicista aggiunta!- mi dice sottovoce
guadagno mille e due e sto qui sulla croce.
Milleduecento euro è la paga per un mese
che fan cinque euro l’ora al netto delle spese.
Quaranta euro al giorno per l’artista “aggiunta”
che dal Padrone deve sentirsi anche unta.
Nulla andrebbe avanti senza questi musicisti,
che stanno dietro e sotto quelli che chiamano artisti.
La tizia poi mi ha chiesto se potevo evitare
di raccontar la storia e di non denunciare.
Ma devo raccontare di chi sta sotto padrone
e di chi s’intasca i soldi e poi fa il furbacchione.
Alcuni anni fa ci hanno provato a contestare
ma poi come succede nulla si è voluto fare.
Ne ero quasi certa ma ho visto confermata
l’idea che qui in Italia la gente vien sfruttata.
Il nuovo schiavismo si basa sul ricatto
se tu ci stai è bene sennò si rompe il patto.
-Di artisti come te ne trovo a centinaia
se provi a dir qualcosa non sei più necessaria-.
Ti devi accontentare, non devi mai fiatare
corri per pranzare e devi esser puntuale
se vuoi tra un anno, forse, vederti confermare.
Per la paga misera che è sempre più vitale
non devi parlare e non ti devi lamentare
devi sgobbar sodo, stare zitto e non fiatare.
Perché pé stò lavoro devi anche ringraziare
e stare ben lontano da un discorso sindacale.
Perché è una finzione, il marcio è dappertutto
non è solo questione di articolo diciotto.
-Ma a noi che ce ne frega della paga dell’artista
guadagna qualcosina sempre più che uno stagista.
E poi parliamo pure dell’appalto capitolino
che porta qui a Sanremo il fatidico cestino.
L’ho detto anche a Wong che questo è un mistero
che portino da Roma il pranzo giornaliero.
È sempre un magna magna ma io vorrei capire
perché quel pane lì è duro da non dire.
Ma godiamoci in tivvù la saga nazionale
l’annuale Festivàl dell’italica canzone.
A noi dei musicisti non ce ne frega niente
infine ciò che importa è il gradimento della gente.
Paghiamo caché d’oro alla star nazionale
ma per chi non ha nome non c’è alcuna soluzione.
qui dan per vincitrice Loredana che è una matta
ma che ieri da quel palco ci ha fatto emozionare,
cantando con il cuore una canzone d’amore.
Eh sì è proprio vero, io sono qui a Sanremo
per guardare da vicino la gara che vedremo.
Per me nessun ingresso, nessun passi giornaliero,
nemmeno per le prove, per dire che io c’ero.
Mai poi girando sola tutt’attorno all’Aristòn
ho fatto conoscenza con un tizio, un tale Wong.
Wong che è un filippino ed è certo un gregario
mi apre una porta dell’ingresso secondario.
Da qui posso vedere la macchina infernale
che muove di Sanremo la kermesse stagionale.
La sala è sempre piena di agenti e produttori
che muovon gli ingranaggi di ciò che appare fuori.
Ma non son certo loro della gara il motore
ma quelli che la musica la fanno con il cuore.
Chi sta lì nella buca da un mese a eseguire
è certo assai più bravo di chi si sa esibire.
È gente diplomata, sono professionisti
che qui vengon trattati con paghe molto tristi.
D’Alessio porta i dolci, Morandi li ringrazia
ma questo è troppo poco per tanta ingiustizia.
Le otto ore al giorno di gran lunga superate
ma qui nessuno vede le paghe aumentate.
Ho visto una tizia che piangeva per le scale
stanca e abbrutita per lo scotto da pagare
-son musicista aggiunta!- mi dice sottovoce
guadagno mille e due e sto qui sulla croce.
Milleduecento euro è la paga per un mese
che fan cinque euro l’ora al netto delle spese.
Quaranta euro al giorno per l’artista “aggiunta”
che dal Padrone deve sentirsi anche unta.
Nulla andrebbe avanti senza questi musicisti,
che stanno dietro e sotto quelli che chiamano artisti.
La tizia poi mi ha chiesto se potevo evitare
di raccontar la storia e di non denunciare.
Ma devo raccontare di chi sta sotto padrone
e di chi s’intasca i soldi e poi fa il furbacchione.
Alcuni anni fa ci hanno provato a contestare
ma poi come succede nulla si è voluto fare.
Ne ero quasi certa ma ho visto confermata
l’idea che qui in Italia la gente vien sfruttata.
Il nuovo schiavismo si basa sul ricatto
se tu ci stai è bene sennò si rompe il patto.
-Di artisti come te ne trovo a centinaia
se provi a dir qualcosa non sei più necessaria-.
Ti devi accontentare, non devi mai fiatare
corri per pranzare e devi esser puntuale
se vuoi tra un anno, forse, vederti confermare.
Per la paga misera che è sempre più vitale
non devi parlare e non ti devi lamentare
devi sgobbar sodo, stare zitto e non fiatare.
Perché pé stò lavoro devi anche ringraziare
e stare ben lontano da un discorso sindacale.
Perché è una finzione, il marcio è dappertutto
non è solo questione di articolo diciotto.
-Ma a noi che ce ne frega della paga dell’artista
guadagna qualcosina sempre più che uno stagista.
E poi parliamo pure dell’appalto capitolino
che porta qui a Sanremo il fatidico cestino.
L’ho detto anche a Wong che questo è un mistero
che portino da Roma il pranzo giornaliero.
È sempre un magna magna ma io vorrei capire
perché quel pane lì è duro da non dire.
Ma godiamoci in tivvù la saga nazionale
l’annuale Festivàl dell’italica canzone.
A noi dei musicisti non ce ne frega niente
infine ciò che importa è il gradimento della gente.
Paghiamo caché d’oro alla star nazionale
ma per chi non ha nome non c’è alcuna soluzione.
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