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mercoledì 6 aprile 2011

L’Omeopatia e la sua potenza- una personale esperienza.

Sono settimane che voglio scrivere alla mia Dottoressa ma sempre sul treno o alle prese con altro, rimando.
Allora lo faccio pubblicamente, per diffondere un pezzettino di verità sull’omeopatia visto che, l’esperienza, è comunque una prova.
Non sono all’altezza di scrivere chissà quale introduzione su questo tipo di medicina, non sono un'addetta ai lavori e non è nemmeno questa la sede so solo che, quando i medici tradizionali andavano ancora a salassi, la medicina alternativa già guariva molte di persone. Comunque ci sono appositi trattati sul tema, il web poi trabocca di informazioni e consiglio, per chi volesse leggere anche qualcosa di molto ben scritto, lo splendido e doloroso -Un altro giro di giostra- di Tiziano Terzani.
La mia patologia, grazie al cielo, non era grave come la sua, e nemmeno tragica, ma era comunque da non sottovalutare visto che, a parte la noia di non lavorare, se trascurata può portare gravissime patologie ai reni.
Premetto che la tonsillite mi perseguita da sempre.
Bambina, a partire dai sette anni, mi ammalavo spessissimo di questa infiammazione che, unita alle crisi acetonimiche faceva di me una bimba dalla salute cagionevole e anche molto viziata.
Comunque, in un assolato pomeriggio dell’estate scorsa mi accorgo di avere la gola piena di pus!
Piango come una cretina e la febbre arriva a trentotto e mezzo.
Corro verso il comodino dei rimedi naturali, sono più di vent’anni che mi tengo alla larga da medici e ospedali –e sempre ringraziando il cielo-, e mi riempio di propoli e affini.
Pare che la situazione non migliori.
Mia madre per telefono interviene con i soliti: prendi l’antibiotico! L’antinfiammatorio! Un dottore presto!
La prima passa ma, esattamente ventuno giorni dopo – direi che siamo all’Horror- ecco che le placche ritornano.
Mi sveglio al mattino che ho la gola innevata, un dolore diffuso ed è come se tutte le ghiandole del mio corpo stessero per esplodere.
Subito, la Dottoressa omeopata, che vive nella mia città natale, la principale destinataria di questa testimonianza, mi consiglia un tampone faringeo.
Il risultato è negativo! Nessun batterio in circolazione nel mio esile corpicino, nessun temibile streptococco in vista.
Ottimo mi dico, è semplicemente un’infreddatura, una maledetta tonsillite virale.
Gli amici di FB intervengono numerosi a tirarmi su il morale e a darmi consigli.
Questa volta prendo rimedi Omeopatici, Phitolacca, Mercurius solubilis, Apis Melliflua, medicinali dal suono comunque dolce e morbido e del tutto privi di effetti collaterali.
Passa l’infiammazione e, tempo quattro giorni, sono di nuovo al lavoro.
Intanto comincio a percepire che qualcosa non và. Mi sento nervosa, intollerante a tutto, piena di malesseri diffusi e infatti, il ventiduesimo giorno sono di nuovo a letto.
In totale mi faccio cinque settimane di malattia, una al mese.
La Dottoressa mi prescrive un secondo tampone –sempre completo e con tanto ricerca dei più piccoli batteri- e una sfilza di analisi del sangue e affini che, pur affidandomi al servizio sanitario locale, mi costano un occhio della testa!
Ok, facciamolo. Verifichiamo cosa manca e cosa è in eccesso.
Ansia crescente e paura nell’attesa dei risultati e, finalmente, tirato un sospiro di sollievo per lo stato di salute che in generale è buono, smascheriamo il colpevole!
Non è un malefico streptococco per fortuna, ma un batterio pericoloso solo per le donne in gravidanza e generalmente innocuo per gli altri esseri viventi. Un infido batterio così insignificante da non essersi nemmeno manifestato al primo tampone.
A questo punto, stanca e sfatta, debilitata e piena di ansie mi faccio prescrivere, contravvenendo agli ordini dell’Omeopata, un antibiotico, quello giusto per combattere quel ceppo di batteri.
Trascorso il tempo solito dei ventuno giorni ecco che mi aggredisce e più forte che prima anche perché, stavolta, e grazie alla distruzione totale della flora batterica intestinale, la scrivente ha anche fastidiosissimi effetti collaterali che in molti conoscono e non sto qui a specificare.
L’antibiotico dunque non solo non ha debellato il batterio ma mi ha reso ancora più debole.
La bella Dottoressa Omeopata mi sgrida e mi ordina di andare subito da lei, di prendere il primo treno e andare a sud, nella mia terra di ulivi.
Parto.
Nella sua casa calda e accogliente –mi conosce da quando andavo al ginnasio e non mi riceve in studio- e davanti a una tazza di raffinato tè giapponese, parliamo.
Lei mi fa domande su tutto, sull’amore, sul lavoro, sulle mie frustrazioni –al momento non poche-, e mi guarda, mi lascia parlare e mi guarda.
E’ quasi ora di cena quando esco da casa sua felice per la lunga seduta di analisi, per averla incontrata e con un foglio di ricettario scritto con la solita grafia indecifrabile.
Il tempo di reperire i rimedi e sono al lavoro.
La dieta mi intima di eliminare le farine raffinate, lo zucchero tutto, la carne tutta -ma in particolar modo la rossa- ovviamente i formaggi vaccini, patate, uova e un bel po’ di altra roba.
Il nuovo regime alimentare (mai termine fu più giusto) prevede pane azimo, pasta al farro, pasta al mais, formaggi caprini, verdura, legumi, cereali e yogurt magro, un’altrettanto vasta e saporita gamma di prodotti.
Ma ovviamente ci sono anche i rimedi e nel mio caso, cicli di quaranta giorni di scadenze giornaliere e alcalinizzanti, di gocce da assumere con la massima puntualità e concentrazione.
Il ventunesimo giorno di tre mesi fa, avevo appena una piccola placca e la gola bruciava, il giorno dopo stavo di nuovo bene.
Due mesi fa, sempre allo scoccare dell’ora ics, avevo solo la gola arrossata e appena trentasette e otto di febbre, e il mese scorso, ho solo sognato di svegliarmi con le placche e quaranta di febbre, adesso, la tonsillite non è che uno spiacevole ricordo ma anche la prova che l’omeopatia un suo senso ce l’ha e, per evitare polemiche, aggiungo che un senso, l’ha avuto per me.
L’omeopatia però, così come la medicina tradizionale che in molti casi rimane indispensabile, va frequentata sotto la guida di un buon medico, non va presa alla leggera, facendo di testa propria o con l’ausilio del web inoltre, ci sono alimenti che mal si coniugano con il fabbisogno del nostro corpo e che, molto spesso, sono la causa principale di molti malesseri come l’emicrania o i disturbi del sonno.
Ringrazio la Dottoressa che mi ha curata, Samuel Hahnemann che primo l’ha teorizzata e la buona natura, e che non ci abbandoni, stanca magari delle nostre cattive abitudini.

1 commento:

  1. Sai che non mi piace dire se rischio, dopo, di non fare ma questa tua esperienza, così come l'hai raccontata qui, mi ha "colpita".
    Soprattutto, penso che ad affascinarmi sia la vertigine della liberazione: come sarebbe la mia vita senza quello a cui, ormai, non posso neanche più dare un nome?

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