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mercoledì 30 novembre 2011

Teresa e la perbenista rimozione

Diciamoci la verità cara Elenina questo è sempre il paese di Pinocchio e della fata turchina!
Qui puoi fare ogni cosa se hai soldi e chi te la conceda.
Si sa che c’è il solito amico dell’amico in grado di favorirci, per gabbare lo stato e frodare le leggi.
L’amico è sempre quello che lì ci lavora, e che fa passare il tuo nome tra i primi della fila.

Anche in Banca c’è chi chiude un occhio, basta passare una bustarella in nero al Direttore: e sono tanti che ti concedono prestiti e fidi e senza protestare.
Ma questo accade ovunque lo sappiamo, anche in ospedale, c’è chi ci strizza l’occhio e ci dà la soluzione, lo stesso stipendiato per essere imparziale.


Prima si sa, ci si doveva arrangiare oggi no, ma tanto è uguale: sai com’è... c’ho bisogno del posto per il bimbo all’asilo comunale, tanto basta pagare e non guardare.
Poi tutti al bar a lamentare di questo Governo ladro e dei suoi inquisiti, i primi siamo noi che appena ne abbiamo l’occasione, arraffiamo privilegi.

Hai visto mai qualcuno rifiutare una raccomandazione?
Io no!
Questo è il Paese di Pulcinella e di Pantalone, alla bustarella e all’aumma aumma non c’è proprio soluzione.
Anche i più morigerati e rivoluzionari sono pronti a voltare la testa e allungare denari.

Anche in letteratura siamo costretti a leggere tiepidi esercizi di bella scrittura perché ci sono raccomandati d’oro a guidar le fila di fantomatiche rivoluzioni editoriali. Amici di direttori e figli di papà che in vita loro non hanno mai lavorato e adesso pretendono di protestare contro lo stato.
Ma guai a parlarne male, non si sa mai, un giorno ci potranno raccomandare.

Si sa che è così e non ce ne dobbiamo meravigliare.
L’Italia è il paese dell’agonia cui non c’è scampo, dello sdegno di fronte a forme d’amore che superino il segno, il confine tirato dalla cattolica morale e dal benpensante spirito borghese che strizza l’occhio e se ne fotte di chi ne fa le spese.

Di notte provo sconcerto a leggere le parole digitate per arrivare a questo blog innocente, alla mia casa rosa e al mio mondo dorato: la perversione di chi vuole fare sesso con la nonna e la cognata, di chi vorrebbe vedere in ginocchio la giovane tata e poi magari al mattino condanna il collega gay o chi fa sesso estremo apertamente.

Certe cose si dicono e si fanno nascostamente: al buio di una sagrestia o in confessionale, e mi risparmio la rima per non essere indecente, per non ferire il buon gusto della gente, sempre quella che con il libro in mano, a sera, si vuole svagare e leggere la sottile cronaca rosa di una donna cui alla fine va tutto bene, non di quella che si è ammazzata perché oltre ad aver avuto tre aborti non ha potuto adottare.


È un circolo vizioso, è tutto collegato.
Stiamo sempre a guardare altrove: sia la realtà così com’è, che il figlio di un caro amico che è entrato in graduatoria non si sa perché.
Tanto poi postiamo si feisbùc il nostro dissenso, basta questo per non pensare all’illecito compenso.

domenica 27 novembre 2011

Teresa e chi ne fa le spese

-Ah... ah... ah...
È da un’ora che Teresa ride a crepapelle mentre impasta una doppia porzione di crespelle.
- Almeno mi dai una ragione? Perché ridi e non mi parli della tua opinione?
- Aspetta un attimo!, dice sventolando un cucchiaio grande e tondo mentre lesta infila una crostata gigantesca dentro al forno.

Non c’è niente da fare, Teresa stasera non riesce a parlare per quanto ride e si dà da fare.
-Preparo torte per i figli degli operai licenziati, tiro la pasta e sbatto uova, è da stamane che per evitare di pensare, trito pistacchi, mondo prezzemolo, cipolla e agli: come sempre si parla dei soliti tagli!-
Alza al massimo il volume della radio che, verde pisello, troneggia al centro di un largo sgabello.

Ci gira attorno ma io so che pensa ai fatti del giorno.
-Perché sono ancora gli operai di Termini Imerse a farne le spese? Quanto denaro ha avuto quell’azienda per continuare la produzione? E perché il Governo la lascia andare in delocalizzazione?-
Non ama star qui a giudicare mentre il nuovo Governo si dà da fare, ma ci sono cose che non può proprio digerire, soprattutto quando poi si parla di equità e giustizia sociale.


Non è il nuovo esecutivo che sbaglia, questo lo sa di sicuro, certo sì, potevano eliminare i privilegi dei parlamentari ma che dobbiamo fare, sono sempre esseri umani.
È l’economia, è questo capitalismo osceno che non funziona, e i capi lassù ancora non si vogliono rassegnare e basano i loro studi sulla stramaledetta produzione.

Si dà da fare attorno alla pizza di ricotta e spinaci e saltella nervosa come stesse sulle braci.
Ha ridato indietro la sua carta di debito e ha deciso che mai più comprerà a credito, dice anzi che da oggi rinuncerà quasi a tutto, la pare di avere abbastanza, è certa di avere un mucchio di cose di cui potrebbe fare senza.
-Non è giusto sentirsi appagati per uno stupido acquisto!- e apre bauli e armadi, cassetti e ripostigli che tracimano di abiti e gingilli.

Sì, mi sarei aspettata qualcosa di meglio dalla sostituzione del Presidente del Consiglio!
Girano tante voci e per la verità sono tutte atroci: tassa sugli animali e ici, approvazione di leggi e tagli che se andiamo avanti così, ci conviene sul serio fare i bagagli.
E comunque sai che non piace entrare in queste beghe senza senso, tu che mi hai creata sai come la penso.
Più vado avanti più credo che dovremmo ritornare a rivedere tutto.
Attorno a un tavolo dovrebbero chiamare Guru illuminati, scienziati, economisti e monaci tibetani, anche San Francesco potrebbero invitare per la teorizzazione di un nuovo “valore”.
Non possiamo più basare la nostra economia sulla produzione di beni di consumo, in caso contrario, vedremo la nostra civiltà andare in fumo.

domenica 20 novembre 2011

Teresa e le dimenticanze...

- Terry hai studiato il nuovo governo Monti?
Terry ha ben altro da fare e non risponde, cerca qualcosa per la casa dipinta di rosa, apre scatole e bauli e sbatte i pugni contro i muri.
Oggi è vestita di giallo e turchese, l’autunno spadroneggia e così lei lo contrasta, accende un incenso e ricontrolla la posta.

-Ma come puoi non ricordare? Dai, su, fai mente locale!
Urla a se stessa infilandosi in bocca spicchi di mandarino e uva passa.
-Forse è troppo sottile da ricordare? Così insignificante e trasparente da fuggire di mente, da non poterlo riconoscere tra tanta gente?


Sì, Terry si accalora e arrossisce quando le capita un contatto che proprio non conosce, che ricorda vagamente di aver un giorno salutato ma che proprio non sa di aver mai amato.
Non che succeda così spesso, in fondo sono pochi, a quanto dice, quelli che ha incontrato solo per fare sesso.

Apre anche il baule lancia in aria diari, ricordi e album vari.
Prende le foto e inizia a scartabellare: da qualche parte dovrai pure stare!
In una foto del liceo, di una manifestazione, in discoteca magari o ai giardinetti vicino alla stazione, quelli dove ci vedevamo per farci le canne e per baciarci a più non posso in un’epoca in cui l’affetto e la fiducia non erano ancora ridotti all’osso.

Ma dove sarà finito questo tizio che mi conosce così bene e di cui non ricordo neanche il nome?
Chi sei? Dove ti ho visto, eri sicuramente sbarbatello e forse anche più bello, magro di sicuro e certamente con più che qualche capello.
Lo guarda lì nell’icona di feisbùc, ormai ammogliato e con almeno tre figli: ma come faccio a ricordarti se non mi dai appigli?

Anche io certo sono invecchiata ma la fisionomia non è poi così cambiata, dammi un indizio, facciamo una caccia al tesoro! Metti nelle info il nome del liceo, quale la scuola elementare o dove andavi al mare.
Non posso andare a tentoni, la mia vita è stata piena di scossoni, mi sono spostata continuamente e ho fatto duemila mestieri nemmeno ricordo che cosa ho fatto ieri.


Che brutto guaio è questo!
Questo della community dove chiunque mi può trovare e nemmeno un amico in comune che mi possa aiutare: e se con lui avessi avuto una storia?
Bisogna porre rimedio ai limiti della memoria.
Ma se proprio non ricordo ci sarà pure una ragione, la distrazione di un momento, adolescenziale confusione... ti prego... allora qualcosa devi fare,
dammi solo una ragione per poterti ricordare!

giovedì 17 novembre 2011

Tratto da "L'uomo sentimentale” di Javier Marìas


Quando morirai io ti piangerò per davvero. Io mi avvicinerò al tuo volto trasfigurato per baciarti con disperazione le labbra in un ultimo sforzo, pieno di presunzione e di fede, per restituiti al mondo che ti avrà bandita da sé. Io mi sentirò ferito nella mia stessa vita, e considererò la mia storia divisa in due da quel tuo momento definitivo. Io chiuderò i tuoi restii e sorpresi occhi con mano amica, e veglierò il tuo cadavere sbiancato e mutante per tutta la notte e l'inutile aurora che non ti avrà conosciuta. Io toglierò il tuo cuscino, io le tue lenzuola inumidite. Io, incapace di concepire l'esistenza senza la tua presenza d'ogni giorno, vorrò seguire senza rinvii i tuoi passi contemplandoti esanime. Io andrò a visitare la tua tomba, e ti parlerò senza testimoni nella parte più alta del cimitero dopo aver percorso la salita e dopo averti guardato con amore e fatica attraverso la pietra incisa. Io vedrò anticipata nella tua la mia stessa morte, io vedrò il mio ritratto e allora, riconoscendomi nelle tue fattezze rigide, cesserò di credere nell'autenticità della tua fine perché questa dia corpo e verosimiglianza alla mia. Perché nessuno è in grado di immaginare la propria morte.

(Einaudi ET Scrittori)

domenica 13 novembre 2011

Teresa e la caduta del Premier

Teresa è triste per le giovani avvenenti che non avranno più l’opzione certa, di carriere politiche avvincenti.
In tanti perderanno il lavoro, autisti, papponi e spacciatori, e anche i giornali venderanno di meno.
Sicuramente di lui alcuni sentiranno la mancanza ma li assicuro io stessa che faremo meglio senza.


A guardare la Piazza ieri sera Terry si è chiesta ancora una volta chi è che lo voleva, e se tra tutti quelli che l’hanno votato c’era anche qualcuno che l’ha insultato.
Ma sì, l’italiano è da sempre voltagabbana sale sul carro del vincitore, così come per sistemare famiglia e genitori, era andato in cerca per l'altro di sostenitori.


Ma questa è solo l’opinione di Teresa una che non crede nella proprietà privata, il mondo manca di poesia e questi sono gli uomini di oggi.
E comunque sono stati i mercati a farlo crollare, non la forza popolare: anche di questo certa Italia si dovrebbe vergognare.
La folla impugna il forcone quando già il nemico è nel burrone, prima stava solo a guardare in attesa che gli si dicesse che fare.

Ancora una volta sono arrivati a salvarci i cugini più seri, non dobbiamo contrabbandare una casualità con una nostra personale lotta per la libertà.
E comunque Terry che vent’anni fa stava in centro a tirare monetine, non crede più che a questa politica si possa metter fine.

Terry è felice che Lui abbia restituito il mandato, ma non crede proprio che il problema si risolverà in questo modo.
Dopo l’edonismo reganiano di Bettino abbiamo avuto il mito del caimano, dell’imprenditore che ci avrebbe fatti ricchi e che ci ha tolto di tasca anche gli spicci.

È la testa di molta gente che va cambiata, l’idea dell’effimera felicità che dev’essere scacciata.
Ci sono giovani che hanno avuto solo lui come esempio, sono loro che vanno educati a un modo di vedere meno empio.


Ciò che manca sono gli ideali e la cultura, e se non gliene diamo altri vivremo per sempre nel grande circo dei nani e delle ballerine, dove vince chi ha il contatto migliore e non chi merita e ha studiato con rigore.

Non abbiamo di fronte un foglio di carta pulita su cui scrivere la nostra storia, ci sarà ancora un riciclo e il solito rimpasto, un po’ di confusione per toglierci memoria e li vedremo di nuovo in fila pronti a marciare per la gloria, a stendere programmi e ricominciare a fare danni.

Per Terry la soluzione ci sarebbe: che lor signori per governare, prendano stipendi da fame e che non siano più al di sopra della legge, che il loro mandato duri solo una legislatura, il solo deterrente a una natura ladrona.
In quanto al dito medio di Formigoni: spero per lui non si presenti alle prossime elezioni.

sabato 12 novembre 2011

Anna

Il cielo, oltre la tenda chiara e il vetro appena opaco del suo respiro, le ricordò certe mattine e alcuni tristi pomeriggi di turno pomeridiano.
Quei giorni immobili d’autunno proprio non li poteva dimenticare, stretta in un banco, sussidiario e libro di lettura macchiati di biro, quaderni stropicciati e lei, incapace di mantenere l’ordine minimo richiesto e per di più, immune al pentimento.
Quelli furono i giorni in cui Anna conobbe la fatale seduzione del silenzio e del pianto sottile, da utilizzare con chiunque per ottenere qualcosa, in primo luogo attenzione.


Libri e merenda nella cartella rigida, pesante, piena di disegni nella falda interna: cuoricini.
Anna è come assente e guarda fuori il cielo dalla finestra, sembra piombo, e sente il pranzo, imboccato in fretta dalla tata, pesante.
Conta i gradini che la porteranno alla porta e poi all’automobile del padre, e pensa a come potrebbero diventare la sua salvezza: una caduta per esempio sarebbe perfetta pensava.
Ma i lacci delle sue scarpe nuove di vernice non sono lenti, la Tata ha fatto anche il doppio nodo. Le fanno male.
Così come le dà noia l’elastico di quegli odiosi calzettoni di cotone, quelli bianchi traforati, quelli che al primo lavaggio diventavano stretti e al decimo lentissimi e cadono di continuo fino alle caviglie.
Anche il colletto rigido le serra il collo lungo e sottile e per di più una tasca del grembiule è scucita.
Infastidita dal cappello che calzato fin giù le fa andare in fumo la testa, inabile e fasciata come un piccolo imperatore, Anna pensa che preferirebbe morire.
Sente già l’odore della scuola. E si domanda se anche oggi qualcuno, in classe vomiterà il pranzo.
Il pensiero di poter essere lei stessa a vedere le facce disgustate dei compagni le fa venire le lacrime agli occhi.

Il cielo è veramente scuro, il vento agita anche le pozzanghere.
Ma esegue l’ordine e saltella -anche se proprio non vorrebbe- dietro la sorella, come trascinata da un corpo che ha vita propria, in perenne movimento, e da un destino ineluttabile.
Rosa, la perfetta scolara, ordinata, puntuale, cammina facendo ordine in testa, ma non fra i capelli, come ogni giorno impegnata in qualcosa, mai pensieri per aria.
Nel frattempo Anna decide di mettere a frutto la devozione, quel poco che ne sa, e pensa, e rivolge una preghiera a Gesù e ai santi celesti, gli stessi che guarda dal letto, sulla parete di fronte abitare in un fascio di luce, inoffensivi e immobili. Gli stessi di cui la nonna le racconta la domenica all’imbrunire, mentre si torna tutti assieme dalla messa, dopo che le ha passato un succosa giuggiola al limone o all’arancia.

In auto, Anna si è tolta la cartella e non ascolta più le parole di Pasqua, la tata, che ancora la saluta dal fondo delle scale, con la sua splendida voce da soprano –che ogni giorno esercitava in cucina – e ribelle conta le figurine, una delle tante collezioni mai finite.
Anche in questo Rosa era più brava di lei e i suoi album perfettamente in ordine, così nuovi che sembravo finti, ancora profumati di carta, di colla, e che a guardarli Anna si entusiasmava, convita di poterla imitare.

Anche adesso è distratta, mentre guarda il cielo lontano ma anche oltre, mentre sente la macchina partire, e ripete a memoria i nomi delle strade, il colore dei semafori, e conta le traverse che la separano dall’odiato plesso elementare.
E quell’infantile disperazione svanisce per un istante, oscurata dalla vista incantevole di un vigile su piedistallo, un uomo che muove il mondo alzando un braccio e fischiando feroce.
È l’ultima svolta sinistra che la rapisce di nuovo nell’incubo: adesso è davanti alla scuola.
Ma c’è tempo, e la speranza di nuovo si accende quando rammenta che è Rosa che scende per prima: và nel plesso scolastico superiore.
Anna sa che per pochi metri resterà finalmente sola con suo padre.
Ed è proprio allora che capirà il potere dei suoi “ti prego”, ma più ancora di quel silenzio ostinato, di quel farsi muta così eloquente.

(Questo è un brano tratto da una storia non ancora finita,un noir che parla di due sorelle della rivalità e del loro amore).

mercoledì 9 novembre 2011

Teresa e la crisi di maggioranza

Ieri è rimasta a bocca aperta e con la bottiglia di champagne in mano.
Sperava si dimettesse subito quella specie di capo nano.
Invece no, lui resterà per varare la legge di stabilità.
Ha un grande senso del dovere o forse vede sparire all’orizzonte il miraggio del processo breve... ma no, ma che dico, ci proverà comunque Alfano a salvare il nostro amato sultano.

Ma Terry non si fida e non vuole andare ad elezioni senza che prima si possa varare una nuova legge elettorale, le coalizioni non devono aver modo di mettere in poltrona la solita amica bona, ad elezioni si andrà quando saremo sicuri di poter sperare in un buon governo che duri.

In fondo non c’è nulla di male a metter su un governo istituzionale, per me rimangon quelli i più trasparenti della nostra storia, forse perché non hanno proprio il tempo di fottersi i cinque denari per far baldoria, troppo controllati e transitori i “tecnici” parlamentari dallo sguardo acuto e gran signori.

Terry fa i tarocchi e legge il fondo delle tazze di caffè, vuole capire anticipatamente cosa il signore di Arcore ha in mente per sé.
Che nella legge di stabilità ci sia già un codicillo piccolino che lo salvi anche stavolta dall’inevitabile declino?
Di lui Terry non si può proprio fidare e in tutto questo rimandare ci vede un brutto affare.


È un mago nel tirar fuori soluzioni dal cappello, è un genio a salvarsi il culo all’ultimo momento.
Ormai a vedere dai suoi sopratacchi in nostri sogni frantumati, siamo fin troppo abituati.
Terry è così arrabbiata che ha fatto impazzir la maionese: le è bastato sentir parlare la Gelmini dell’impossibilità di un governo di larghe intese.


Lui se ne dovrebbe andare e far sì che siano subito altri a governare, che sia chi ha veramente a cuore le sorti del paese a capire come fare per dividere le spese, come tirarci su dal baratro senza fine in cui la Marcegaglia dice che stiamo per finire.

“Per carità di Dio dimettiti” è il mantra generale di questi giorni.
Lui sorride meno anzi per niente, dà pacche sulle spalle ai suoi ministri che lo guardano con facce tristi e con meno ammirazione, ora che stanno perdendo in un colpo solo poltrona e pensione.

“Per carità dimettiti ora” è la preghiera accorata del paese: ci stai mandando alla rovina e saremo sempre noi a farne le spese.
A questo punto e nell’ansia del solito colpo di mano, Teresa passerà la giornata in cucina: ci sono i torroni da preparare, tra poco arriva Natale, sfogherà così il suo carattere ribelle, prendendo a martellate noci e nocelle.

sabato 5 novembre 2011

Teresa e l'oscurantismo globale

Non esser super fighe, rifatte e un po’ troiette
è una roba da esser considerate assai sfigate e povere neglette.
Lo sa la Merkel, lo sa la Bindi e lo sa la povera Rampino
insultata pesantemente durante uno show televisivo.

Ma si sa che il mondo oggi è questo: confusa nella massa degli ignoti,
finché non la dai a qualcuno e ti prendi dei voti,
di quelle che sono le tue competenze, non frega a nessuno non è importante,
fondamentale è darla bene in mezzo a tante.
Darla a quello giusto non è cosa sconveniente,
è il solo modo per diventare in qualche modo competente.


La nostra intelligenza può dar molto fastidio
se non applicata alla ricerca della minore consenziente o del nuovo personaggio editoriale,
dell’idea così originale che di essere una donna può far dimenticare.

Genova affonda e la nostra Italia pure.
Sorvegliata speciale per incapacità di governare e tenere il timone.
E stiamo col naso all’insù a guardare, nell’attesa che cambi il vento e la barbara usanza
di considerare l’altro sesso solo in base alla patonza.

Infatti rimango chiusa in questo blog a osservare,
nella mia casa rosa confetto dove nessuno mi può insultare,
dove non devo starmi ogni secondo a truccare,
dove essere me stessa è l’unica conquista,
dove non conta solo il lavoro di sbiancatura del mio dentista.

Non mi va di parlare di corna e orgasmi, non voglio essere tuttologa e tuttofare,
non ho voglia di stare fare gare in questa assurda competizione a pubblicare,
a emergere e a farsi notare.
Da bambina non vincevo nemmeno le gare delle tabelline,
sono una destinata a fallire.
mai passata sul corpo di qualcuno, mai allungato la mano per convenienza,
ho lavorato solo grazie alla mia esperienza.

Arriverà un giorno la rinascita del pensiero e dell’uomo vero.
Dal Medioevo prima o poi si viene fuori,
i barbari verranno sotterrati e così pure i dittatori,
hanno iniziato dal medio oriente
ad arrivare a noi non ci vuole niente.


Quando saranno morti e sepolti di loro non resterà che un orribile ricordo,
alla fine tutta la merda diventa concime
e finalmente si potrà di nuovo respirare.
Le rughe così umane non saranno più da condannare,
la bruttezza è una peculiarità interessante e personale.
La sola possibilità di dirsi artista sarà affidata alla fantasia e alla capacità reale di applicarla,
non più alla bravura nel darla.

Finirà questo oscurantismo globale,
questo apparire così infernale,
l’attribuirsi doti da Guru di certi intellettuali e giornalisti milionari
raccogliere fondi sì, è sempre un bene,
ma da devolvere a chi sta proprio male.

martedì 1 novembre 2011

Teresa e la festa di Ognissanti

Sapevo che l’avrei trovata in piedi già dall’alba a darsi da fare tra bersaglieri, ossa e pan dei morti.
Di secondo cucinerà del pollo, come da paterna tradizione mentre stasera lascerà la tavola imbandita, in caso qualcuno di quelli che hanno sperimentato prima di lei la dipartita, decida di fermarsi qui a mangiare e di restar con lei fino a Natale.
Ha decorato tutta la casa con zucche di vino ripiene, e ovunque risplendono candele.

-Oggi ci sei solo tu!, immagino non ti dispiaccia, star qui con me a consumare la festa!
Per caso avevi altri programmi?
Pensavo che per commemorare questo giorno, potremmo raccontarci di quelli che ci siam levate di torno, dei maschi che nel nostro cuore sono morti, di quelli che ci hanno inflitto la lunga serie di amari torti-.
E volteggia, oggi vestita di nero, per mettere a posto ancora qualche cero.

-O perché no?, potremmo raccontarci dei signori che della morte hanno paura, di quelli che a parlar di cimiteri si toccano in certi punti e fanno volgari riti propiziatori, come se la morte non fosse un fatto naturale, come se si potesse in qualche modo fermare, o magari pagando, anche rimandare-.

-Ah, sì, questo è certo.
Noi per forma mentis e per struttura, moriamo dentro ogni mese e rinasciamo assieme alla luna.
Questa è la nostra fortuna, questo che ci rende più vitali e tolleranti e non sempre così strutturate e pesanti.
Ne conosco alcuni che ancora son legati a delusioni infantili, a stupidi errori e inciampi, che ancora dopo anni pensano a una certa fidanzatina, quella che in campeggio più di trent’anni fa li fece soffrire mancando a un appuntamento, lasciandoli da soli nella notte stellata senza avvisarli e nemmeno inventare una scusa-.

- In questo siamo assai distanti! E i paurosi son proprio tanti!-

-Sai invece io di cosa ho un sacro terrore? Cosa mi fa una paura matta?
Che dopo la mia morte la mia pagina Feisbùc rimanga aperta.
Che qualcuno mi venga a chieder l’amicizia e a salutare senza sapere che me ne son dovuta andare.
Mi fa orrore l’idea che la mia anima rimanga in qualche modo attaccata a questi pixel, che continui a navigare in cerca di un modo qualunque per uscire da questa vacua esistenza virtuale-

- A questo urge una soluzione- urla Teresa abbracciandomi con umana compassione.
- Se anche il tuo uomo si rifiuta di parlarne sono io per te l’unica soluzione!-


-Tu sei furba cara Terry, sei la mia più bella creatura!
Tu vuoi le password per scappare da questo Blog e dalla mia tutela, per andare in cerca di emozioni forti, e proprio il giorno della festa dei morti.
Dai fai presto, accendi le candele e andiamo a far due passi sul fiume, preghiamo per chi non c’è più e per chi continua a soffrire, stiamo un po’ così con lo sguardo al cielo e riflettiamo sul fatto che il solo senso della vita sta in questo universale mistero-.